Elliot Anderson (Rami Malek) è un giovane hacker newyorkese,
impiegato in una società di sicurezza informatica che lavora al servizio di
multinazionale quotate in Borsa.
Elliot soffre di un forte disturbo antisociale di
personalità, oltre che di ansia e depressione, non riesce a relazionarsi con
amici e colleghi, è spesso preda di allucinazioni e manie di persecuzione, e
riesce a trovare riparo solo assumendo dosi (controllate) di morfina: 30
milligrammi al giorno sono il limite che si è prefissato per non cadere nella
dipendenza totale dalla sostanza.
Sguardo impassibile, cappuccio della felpa perennemente in
testa, mani in tasca: si aggira
così tra le vie di una New York cupa e asettica, sventando crimini informatici
di individui legati più o meno a persone a lui care.
Perché sì, nonostante
tutto, lui prova sentimenti di affetto, seppur per pochi eletti: su tutti Angela (Portia
Doubleday), amica d’infanzia e collega di lavoro, e Shayla (Frankie Shaw), la
sua drug dealer.
La vita di Elliot si divide quindi su due binari paralleli e
agli antipodi l’uno con l’altro: l’hacker drogato e sociopatico e il tecnico
informatico timido e disponibile con i colleghi.
L’incontro per nulla casuale con l’emblematico Mr.Robot
(Christian Slater), capo della misteriosa organizzazione FSociety, arriva all’improvviso
a stravolgere la sua vita.
Per colpire al cuore la E(vil)-Corp, una delle
multinazionali per cui la società dove lavora Elliot collabora, Mr.Robot
ingaggia il giovane hacker e lo trascina in un groviglio di eventi concatenati
che hanno come unico fine quello di distruggere le grandi aziende che controllano
l’ordine economico mondiale. Come? Cancellando totalmente il debito finanziario
di tutta la popolazione e smantellando una volta per tutte qualsiasi gioco di
potere e sudditanza psicologica esercitata dal più forte al più debole.
Si innesca così un pericoloso vortice di causa-effetto che
pone Elliot al centro dell’intera
vicenda, costringendolo a decidere che via intraprendere: continuare a
barcamenarsi tra pirateria informatica e violazione della privacy per
smascherare piccoli e medi criminali, o lasciarsi travolgere dalla FSociety e
andare a colpire l’enorme società che controlla gran parte del sistema
finanziario mondiale. La stessa azienda che, come svela Mr.Robot nel terzo
episodio, è anche colpevole della morte del padre di Elliot anni prima.
Tra personaggi borderline membri della Fsociety, spicca su
tutti Darlene (Carly Chaikin), hacker pericolosissima e grande protetta di
Mr.Robot, e temibili nemici per Elliot, nello specifico Tyrell (Martin
Wallstrom) aspirante CTO della E-Corp nella vita lavorativa, sadico dominatore
in quella privata.
Questa in sintesi la trama della nuova serie in onda in
questa infuocata estate su USA Network, rete via cavo che vanta tra i suoi show
White Collar, Suits, Psych e Royal Pains.
Il potenziale di Mr.Robot è enorme, innumerevoli i filoni
da sviluppare per una serie creata da un semi esordiente: Sam Esmail, regista
di Comet, film del 2014 con Emmy Rossum, la Fiona di Shameless.
La forza della serie risiede innegabilmente in Rami Malek,
perfetto nel ruolo di Elliot: la sua interpretazione e la sua magnetica voce
narrante conquistano immediatamente lo spettatore.
La scelta della narrazione
del racconto in prima persona si rivela azzeccatissima: l’empatia tra pubblico
e personaggio è solida e vincente.
Umorismo sagace e cinico alla Sherlock dell’amatissimo Benedict
Cumberbatch, somiglianza fisica e caratteriale con il timido Simon (Iwan Rheon) di Misfits e similitudine innegabili (soprattutto nella
struttura del racconto) con Dexter e il personaggio stesso interpretato da
Michael C. Hall, rendono Elliot Anderson un’icona del nostro tempo.
Personaggio principale a parte (non brilla altrettanto
Christian Slater, nonostante la fama), il potenziale dello show si rafforza
grazie a tematiche attuali e ben definite e strutturate, su tutte la critica
alla società americana, all’uso incessante dei social network e alla totale
mancanza di privacy che ne deriva, riassunte perfettamente in un breve monologo
che Elliot fa dinanzi la sua psicanalista Krista (Gloria Reuben):
"Is
it that, we collectively thought that, Steve Jobs was a great man? Even when we
knew he made billions off the backs of children. Or maybe it's that it feels like
all our heroes are counterfeit. The world itself is just one big hoax. Spamming
each other with our commentary bullshit masquerading as insight. Our social
media faking us into intimacy, or is that we voted for this? Not with our
rigged elections, but with our things, our property, our money. I'm not saying
anything new, we all know why we do this. Not because Hunger games books makes
us happy, but because we want to be sedated. Because it's painful not to
pretend, because we're cowards. Fuck Society."
La colonna sonora, che ricorda moltissimo quella di The
Social Network (David Fincher, 2010) realizzata da Trent Reznor e Atticus Ross,
è la ciliegina sulla torta. Piccola perla, la scelta originale di denominare
ogni episodio della serie (10 in totale) con nomi di diversi formati di file:
mov, mkv, mp4 e via dicendo.
"My
perfect maze... crumbling before my eyes.
There's
nothing to hide behind.
I didn't think it existed, but there it is...
Mr.
Robot finally found my bug."