There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

sabato 30 giugno 2012

Stracult&Stracotti: Sigle Ladies Vs. Teen Wolf


Stracult e Stracotti …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl su TelefilmCult!


Sono belle, audaci, dirompenti. Sono passionali, sexy e irriverenti. Sono le Single Ladies prodotte da Queen Latifah, in onda sulla VH1.
Val (Stacey Dash) guru della moda ad Atlanta, alla continua ricerca del Principe Azzurro; Keisha (LisaRaye McCoy), ex ballerina dalle curve mozzafiato alla ricerca di miliardario da spennare; April (Charity Shea) vita perfetta, marito perfetto, amante… perfetto!
Certo, questa dramedy tutta al femminile non brilla certo per originalità, ma porta una ventata di fresco in questa caldissima estate, per il secondo anno di seguito.
Le tre donne si muovono in un’atmosfera patinata e griffata, frequentando esclusivi locali alla moda, uomini con carte di credito illimitate e VIP da abbindolare, e lo fanno con una nonchalance tale, da sembrare verosimile.
Le protagoniste ci guidano nei meandri del mondo “black”, colorando lo show con battute impertinenti e mosse seducenti, il tutto condito da un’eccezionale colonna sonora tutta R’n’B, da Arika Kane a Kirsten Price, da Nikki Lynette a Nycole Valentina, fino a Naomi & The Courteous Rudeboys.
Uno stracult estivo da non perdere assolutamente!



Sarà che i vampiri mi son sempre stati più simpatici, ma andare inevitabilmente giù questa settimana, sono gli stracotti lupetti di Teen Wolf.
In un’atmosfera che vorrebbe apparire a tutti i costi gotica, dark e vagamente velata da una componente comedy, ma che in realtà risulta solo smaccatamente posticcia, si muove infatti un gruppo di personaggi che ahimè, a seconda stagione inoltrata, proprio non riescono a convincermi.
Un gruppo di adolescenti piatti e poco interessanti, per nulla sfaccettati o affascinanti dal punto di vista psicologico, ai quali risulta praticamente impossibile affezionarsi.
La storia d’amore che muove le redini del teen drama, quella tra il protagonista tra Scott (Tyler Posey) e la bella, Alison Argent (Crystal Reed), non sorprende più di tanto, e scimmiotta il classico stereotipo alla Romeo e Giulietta rivisitato in chiave moderna, con le due famiglie rivali e nemiche da secoli (la famiglia Argent da anni dà la caccia ai lupi mannari di Beacon Hills). Lo ha fatto nella prima stagione della serie, continua anche nella seconda, dando l’impressione di non aver davvero nulla da raccontare.
i ntorno a Scott non mancano di certo i cliché: il miglior amico Stiles (Dylan O’Brien), sfigatello alla Seth Cohen di The O.C. che tenta di arricchire (inutilmente) il serialdi humour e ironia, Jackson (Colton Haynes, The Gates) il capitano della squadra di Lacrosse (in Voglia di Vincere il protagonista giocava a basket, nei college americani di oggi il Lacrosse domina) che cerca di conquistare Alison, Lydia (Holland Roden) la reginetta della scuola altezzosa e antipatica con la sua schiera di mean girls.
Tutto sa di “già visto”, nulla sorprende o diverte, sarà anche colpa delle folli temperature estive di questi giorni, ma Teen Wolf sembra proprio uno stracotto sotto al sole!

venerdì 29 giugno 2012

Girls: le ventenni alla riscossa della HBO



Brillante e sagace la nuova dramedy che ha per protagoniste quattro ragazze newyorkesi agli antipodi rispetto agli stereotipi griffati e patinati dei teen drama degli ultimi anni.


Si è appena conclusa sulla HBO, dopo 10 episodi, la nuova serie midseason, Girls, ideata e prodotta dalla giovanissima Lena Dunham, protagonista principale dello show, già regista a 24 anni di Tiny Furniture, delizioso film indipendente girato con pochi dollari in un loft di Tribeca. La nuova serie ruota intorno alle vicissitudini di quattro ragazze ventenni ed è ambientata a New York, ma nonostante da queste prime righe possa venire spontaneo paragonarla a Gossip Girl, in realtà è quanto di più lontano possa esistere in confronto. Girls si discosta notevolmente dallo show di Josh Schwartz, anzi se vogliamo è letteralmente agli antipodi del serial della CW, sia per quanto riguarda la location e i personaggi, sia per le storie raccontate, decisamente più reali e interessanti rispetto a quelle di Blake Lively e soci. Girls è l'altra faccia di New York, in tutti i sensi.
Lontani dall'Upper East Side e dal Meatpack District ci ritroviamo finalmente in una Grande Mela più sobria e moderata del solito: non serve uscire da Manhattan, basta spostarsi a Nolita, quartiere decisamente più accessibile, alla portata della middle class, in vecchi appartamenti con la carta da parati macchiata di caffè, gli specchi incrinati e i posacenere pieni di sigarette spente a metà. Le protagoniste non hanno un fisico scolpito da top model, né sono bionde e griffate dalla testa ai piedi: sono ragazze dalle forme più rotonde, con qualche centimetro di ricrescita sui capelli e le spalle tatuate. Non ci sono ventenni con le carte di credito illimitate, né ragazzette viziate con un macchinona da far invidia a un imprenditore, ma protagoniste più "reali" che si ritrovano a dover (con)vivere con mille dollari al mese e a lottare col proprio capo nel tentativo di metter fine a uno stage e ottenere uno straccio di contratto al lavoro. Perché sì, Girls è proprio questo: una serie sui ventenni di oggi, che anche oltreoceano si ritrovano a fare i conti con la crisi economica mondiale e con tutti i deficit che essa comporta. Lontanissima da Gossip Girl insomma, e molto vicina invece alla meno celebre How to Make it in America: anche se con le spalle all'occorrenza "coperte" da genitori benestanti, le quattro ragazze della HBO ce la mettono tutta per andare avanti nella vita senza chiedere aiuto a nessuno, per riuscire a sfondare senza scendere a compromessi.
Intorno alla protagonista Hanna (la Dunham appunto), aspirante scrittrice goffa e alauqnto mascolina anche quando tenta di apparire sexy, ruotano altre tre giovani donne: Marnie, Allison Williams la coinquilina nonché migliore amica da oltre 15 anni, Jessa, Jemima Kirke amica d'infanzia giramondo e scapestrata, e Shoshann, Zosia Mamet, la più timida e infantile del gruppo.
Diverse sotto moltissimi aspetti, ma incredibilmente simili sotto altri, le quattro ragazze si confrontano e incoraggiano di fronte a problemi affettivi e familiari, come in ogni dramedy che si rispetti.
Nel corso della prima stagione, si passa da episodi più leggeri ad altri invece incentrati su temi scottanti, come malattie sessuali, piccole perversioni, tradimenti e crisi d’identità. 
Molti i pareri discordanti su Girls: c'è chi ha definito la serie "l'anti Sex and the City", chi invece ha parlato delle protagoniste come se fossero le eredi di Carrie & Co, e in entrambi i casi l'impressione sembra errata. 
Esattamente come Lost, lo show con la Parker non ha bisogno, né mai lo avrà, di un erede, sia perché ha lasciato un segno indelebile nel panorama televisivo della "golden age della tv", sia perché i tempi sono cambiati e molte cose, oggi, non sarebbero neanche più al passo coi tempi.
E questo è esattamente il motivo per cui la nuova serie HBO non rappresenta neanche l'anti Sex and the City: è una serie a sé stante, con una propria identità e un potenziale tale da renderla indipendente e non per forza legata a stereotipi o a prodotti televisivi precedenti. Le protagoniste twittano i loro pensieri, passano pomeriggi su Facebook, accettano uno stage pur sapendo che non le porterà lontano. E anche il sesso c'è, ma è ben diverso da quello acrobatico e passionale che fa Samantha: è crudo, “impacciato”, a volte timido, totalmente in linea con l’età e l’esperienza delle protagoniste.
E al posto delle Manolo Blahnik e delle Vuitton, ci sono sneakers e jeans impataccati, ma anche outift vagamente hippie, acconciature improbabili e accessori da mercatino.
Nel corso di questa prima stagione, impariamo a conoscere le quattro ragazze al centro del plot, e nonostante l’attenzione sia rivolta principalmente ad Hanna, le altre tre non vengono di certo trascurate. In poche puntate abbiamo visto Marnie trasformarsi da una ragazzetta riflessiva e diligente in una donna istintiva e passionale, e Jessa metter da parte il suo atteggiamento da lolita impertinente per sposare un uomo conosciuto due settimane prima e sfidare la sorte. Nell’arco di questi episodi Shoshanna è riuscita a superare alcuni blocchi emotivi che le impedivano di vivere liberamente la sua sessualità, e Marnie stessa ha trovato il coraggio di stravolgere la sua vita, professionale e sentimentale.
Quattro ragazze coraggiose e temerarie, piene di difetti come qualsiasi altro essere umano, ma caparbie e tenaci, disposte a lottare per vedere realizzare i propri sogni.
In alcuni punti, la sfacciataggine della serie si è imposta prepotentemente, lasciando in più di un’occasione lo spettatore interdetto e a bocca aperta: alcune scene esplicite però, sono servite a rimarcare ancora una volta, l’autenticità che la Dunham cerca di dare alle storie che racconta, senza filtri, né peli sulla lingua, né tantomeno mezze misure.
La serie della HBO prova a portare la realtà sul piccolo schermo, a volte con prepotenza, altre volte con fragilità, rivolgendosi a un pubblico che è molto più simile alle protagoniste di quanto non creda: quei twenty-something smarriti, confusi, vulnerabili, che spesso, come la protagonista al termine della prima stagione, si fermano a chiedersi “Where am I?”, “Dove sono?”.
Se siete a caccia dell'ennesima serie ambientata a NY, tutta glitter e lustrini, allora è meglio che interrompiate subito la visione.
Se invece cercate qualcosa di maggior spessore, beh, lo avete trovato. Girls non mette in scena la perfezione, anzi, ma va apprezzato proprio perché è vero, più di molti altri: è un'altra New York quella che ci viene mostrata, ma anche questo ha il suo fascino, provare per credere.
Per info e photogallery visitate il sito Movieplayer.it!

giovedì 28 giugno 2012

Not a Star: commedia italiana tratta da un romanzo di Nick Hornby




Luciana Littizzetto non mi è mai stata simpatica, lo ammetto senza mezzi termini. Il suo sarcasmo, la sua velata vena femminista, la sua cinica ironia, non mi hanno mai divertita.
Al contrario, posso dirmi una fan sfegata di uno dei migliori scrittori contemporanei di questo secolo, Nick Hornby.
Ora, vi starete sicuramente chiedendo cosa c’entrino l’attrice (?), comica (?), artista, ecco definiamola “artista” italiana va, con il  brillante romanziere anglosassone.
Semplice: Not a Star, breve racconto del 2006 firmato da Hornby, trasformato in una commedia per il cinema italiano lo scorso anno dal regista Lucio Pellegrini.
Sulla scia del discreto successo riscontrato dal riadattamento di format stranieri in Italia, Benvenuti al Sud è un esempio lampante, e visto soprattutto l’eccellente risultato ottenuto a ogni libro di Hornby trasformato in una commedia inglese (Febbre a 90°,  Alta Fedeltà, About a Boy), stavolta il nostro Paese ha scelto di giocare d’anticipo.
Il caso di È Nata una Star, è più unico che raro infatti: difficile infatti che un romanzo venga riadattato prima in Italia e solo dopo nel suo paese d’origine,  e Pellegrini può dirsi per questo un precursore.
Nel cast, a fare da spalla alla Littizzetto, madre sconvolta alla notizia che il figlio appena maggiorenne ha recitato in un film porno, l’irresistibile Rocco Papaleo, nel ruolo del capofamiglia.
Il fulmineo e irriverente racconto breve di Hornby, è interpretato dal regista secondo i canoni tipici della commedia italiana in tre atti ed è sviluppato con un ritmo sì veloce e ritmato, ma non abbastanza estemporaneo come la scrittura dell’autore in realtà necessiterebbe.
Il film fa sorridere, ridere in alcuni punti, e risulta del tutto godibile per tutti i 90 minuti: non ci aspettavamo un capolavoro da Pellegrini, perciò possiamo dirci soddisfatti.
Ottima la scelta della colonna sonora, affidata a Brunori Sas, Dario Brunori, talentuoso cantautore di Cosenza ancora, purtroppo, poco conosciuto.
La pecca più grande resta senza dubbio la sceneggiatura, troppo timida e “dentro gli schemi” rispetto a quella del romanzo dello scrittore inglese. Al regista è mancato un pizzico di coraggio in più, quell’audacia che il cinema italiano di oggi fatica a trovare.
Chiaro il messaggio ottimista che si vuol lanciare nel finale: nella vita tutto ha un senso, basta solo prenderlo nel verso giusto. Disgrazie, imprevisti, nulla accade per caso, ma per insegnarci qualcosa, per spingerci a intraprendere una strada diversa da quella scelta in precedenza. Un messaggio sì positivo, ma altrettanto superficiale, poiché il difficile, nella maggior parte dei casi, sta proprio nel trovarlo il giusto verso di cui si parla.

lunedì 25 giugno 2012

I never had any friends later on like the ones I had when I was twelve. Jesus, does anyone?

Quella sera, lì su quella terrazza, si lasciarono sfiorare dal vento del ponentino, sorseggiando vino bianco, ed esagerando un po’ con le sigarette.
Le parole andavano da sole, scorrevamo come fiumi in piena, nel vano tentativo di colmare il vuoto di tutti gli anni trascorsi lontani l’uno dall’altra e lasciati alle spalle.
Si ritrovarono a parlare del più e del meno, spolverando ricordi, accennando a paure e piccole perplessità, sognando a occhi aperti un futuro migliore.
Eccoli lì: un esiguo gruppo di trentenni spaesati, riuniti intorno a un tavolo senza alcuna sicurezza.
Oggi come ieri, ancora vivo nel loro cuore il ricordo di quei giorni di tanti anni prima, quando insieme si ritrovarono a condividere gioie, dolori e difficoltà dell’adolescenza.
La vita ti porta lontano a volte, col corpo e con la mente, ma il tuo cuore sa dove  restare, sa dov’è la sua casa.
E anche se può capitare di sentirsi confusi, smarriti e impauriti, anche se in alcuni momenti ci si ritrovi lì, convinti di non valere nulla, c’è chi conosce il nostro vero valore, ed è pronto a ricordarcelo anche solo con uno sguardo.
Facile che questo accada con le persone che abbiamo vicino, più difficile con quelle lontane, ancor più speciale quando è proprio con alcuni di loro che le parole non servono.
Quando un legame è così forte e indissolubile, quando non servono parole per descrivere uno stato d’animo, quando c’è un’intesa radicata e robusta, il tempo non fa paura.
Gli anni passano, senza scalfire l’amicizia.
Se ne vanno via veloci, senza lasciare che i ricordi sbiadiscano. 
Quella notte, lassù su quella terrazza tra i tetti di Roma, avrebbe voluto che il tempo si fermasse per sempre. Desiderava sentirsi così: sicura, felice, protetta, ancora per un po’.
Lì, sotto il cielo di Roma, quella sera, si sentì nuovamente sè stessa.

He was stabbed in the trhoat. He died almost instantly.Althought I hadn’t seen him in more than ten years, I know I’ll miss him forever. I never had any friends later on like the ones I had when I was twelve.
Jesus, does anyone?

 

sabato 23 giugno 2012

True Blood - stagione 5: ripartire o abituarsi alla fine?


Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl su TelefilmCult!


La parola estate vuole dire anche mare, sole, relax. Spiaggia, ombrelloni e viaggi on the road. Per gli appassionati di telefilm però, l’estate vuol dire anche True Blood, solo per citare una delle molteplici serie che ripartono in questo periodo. 
Eccoci qui quindi, a celebrare il ritorno di uno Stracult per gli appassionati del genere vampiresco, che pur avendo mostrato segni di cedimento a livello di sceneggiatura e scelte autoriali lo scorso anno, si è rivelato ancora una volta uno degli show più attesi di questi mesi.
Con la speranza che la serie della HBO si lasci streghe, storyline estremamente veloci e superficiali alle spalle, i fan si sono gettati anche quest’anno nelle avventure surreali e fuori controllo di Eric, Bill, Sookie e Lafayette.
Nuovi e vecchi personaggi all’orizzonte, su tutti la nostrana Valentina Cervi nel ruolo di Salome, braccio destro dell’Autorità dei vampiri, e presto (dal nono episodio), anche Robert Patrick, nel ruolo di Jackson, padre di Alcide.
E nella speranza che il Re Russel Edgington
,
villain di questa stagione, arrivi presto, ciò che ci auguriamo è che si decida di riprendere la retta via, a scavare a  fondo nei personaggi, approfondire la psicologia di quelli principali e tralasciare invece per un po’ quelli inutili, mettendoli da parte e rispolverandoli magari in futuro. 
Più dinamicità, più spessore, meno superficialità: ecco cosa ci si aspetta dalla nuova stagione di uno Stracult di questo calibro.

Vorreste sapere qual è lo stracotto della settimana invece? Leggete il post sotto!

venerdì 22 giugno 2012

Bunheads: la nuova serie di Amy Sherman Palladino


Bunheads, il nuovo show di Amy Sherman Palladino, ha debuttato pochi giorni fa sulla Abc Family riscuotendo scarso successo, solo 1,6 milioni di spettatori, nonostante le grandi aspettative da parte del pubblico e della critica.
Nella nuov “dramedy”, se così si può definire la serie, Lorelai Gilmore sembra essersi reincarnata nel corpo di Michelle Simms (Sutton Foster), ballerina precaria di Las Vegas che si ritrova a sposare il miliardario Hubbel (Alan Ruck) in seguito all'hangover al termine di una pessima giornata.
Michelle fa pensare a Lorelai per via del suo modo di fare scanzonato ed estroverso, nel pensare ad alta voce, nel non tenere a freno commenti taglienti e battute sarcastiche, e la ricorda anche dal punto di vista estetico: alta, snella, cappelli castani lunghi.
I rimandi a Gilmore Girls non finiscono qui: la suocera di Michelle, Fanni (Kelly Bishop, già Emily Gilmore) instaura da subito con la protagonista quel rapporto burrascoso e conflittuale ma sotto sotto destinato a rafforzarsi nel tempo, che fa inevitabilmente pensare a quello tra Lor e sua madre, caratterizzato da battute al vetriolo e scambi d’opinioni piuttosto accesi.
Musica, sceneggiatura, ambientazione, cast: tutto riporta con la mente a quella “Mamma per amica” di cui tanto sentiamo la mancanza, ma senza la verve e il brio cui Rory e sua madre negli anni ci avevano abituati: Bunheads è la fotocopia sbiadita della celebre serie della Palladino, velata di una malinconia difficile da ignorare.
I fan sono divisi, spaccati a metà: qualcuno ringrazia Amy, qualcun altro la condanna.
C’è chi apprezza i continui rimandi alle Gilmore, chi invece avrebbe voluto una ventata di novità per un ritorno in grande stile della Palladino.
Nonostante il pilot mi abbia convinto poco, io per ora scelgo di astenermi, e nella speranza che lo show non venga cancellato dopo una manciata di episodi appena (come avvenne anni fa per The Return of Jezebel James cancellato dopo solo tre puntate), presto vi dirò se condannarlo negli Stracotti, o innalzarlo negli Stracult.


martedì 19 giugno 2012

2012th Critics' Choice Television Awards: ecco la lista dei vincitori


Ecco la lista di tutti i vincitori! Applausi scroscianti e un successo eccezionale per Breaking Bad, Homeland e Sherlock.
Enjoy!

Best Drama Series

Homeland (Showtime)

Best Actor in a Drama Series
Bryan Cranston, Breaking Bad

Best Actress in a Drama Series
Claire Danes, Homeland

Best Supporting Actor in a Drama Series
Giancarlo Esposito, Breaking Bad

Best Supporting Actress in a Drama Series
Christina Hendricks, Mad Men
Best Guest Performer in a Drama Series
Lucy Liu, Southland

Best Comedy Series
Community

Best Actor in a Comedy Series
Louis C.K., Louie

Best Actress in a Comedy Series
Zooey Deschanel, New Girl
   
Best Supporting Actor in a Comedy Series
Ty Burrell, Modern Family

Best Supporting Actress in a Comedy
Julie Bowen, Modern Family

Best Guest Performer in a Comedy
Series
Paul Rudd, Parks and Recreation

Best Talk Show
Late Night with Jimmy Fallo

Best Reality Show HostTom Bergeron, Dancing with the Stars
Best Reality SeriesAnthony Bourdain: No Reservation
Best Reality Series
Competition
The Voice
Best Actor in a Movie/Miniseries
Benedict Cumberbatch, Sherlock
Best Actress in a Movie/MiniseriesJulianne Moore, Game Change

Best Movie/Miniseries
Sherlock, PBS

Best Animated Series
Archer, FX


sabato 16 giugno 2012

Nostalgia canaglia: serie tv e repliche estive


Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl su TelefilmCult!

“Nostalgia, nostalgia canaglia!” cantava un famoso duo “folckloristico” italiano nel 1987. La nostalgia, sentimento che facilmente assale ognuno di noi: nostalgia di una persona importante, un luogo speciale, un momento particolare della propria vita, un telefilm. Ops, mi è scappato, eppure è proprio così: noi appassionati di serie tv, siamo fondamentalmente dei nostalgici e tra la novità del momento, nuovi pilot o intricati finali di stagione, nonostante tutto, con la mente siamo sempre lì, ai telefilm legati alla nostra infanzia, adolescenza o crescita, quelli che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro cuore e che tutto sommato, nel bene o nel male non dimenticheremo mai.
L’estate è alle porte, le novità in tv scarseggiano, quale momento migliore per concedersi un vecchio telefilm del passato e approfittare delle numerose repliche programmate nei palinsesti? Per la nostra rubrica Stracult&Stracotti, oggi rispolveriamo proprio tre Stracult, da poco ripartiti in tv per allietare i primi giorni d’estate. 
Ecco a voi tre serie “vintage” (alcune più di altre, senza dubbio!) da non perdere assolutamente nei mesi a venire!

Ieri abbiamo parlato della bella Jeannie di Strega per amore per esempio: per chi se la fosse persa o ne sentisse nostalgia, l’appuntamento è su Fox Retrò, dal lunedì al venerdì alle ore 20:00.

Dal 4 giugno invece, LA5 ripropone, sempre dal lunedì al venerdì, alle 20.25, le favolose, uniche, inimitabili Gilmore Girls di Una mamma per amica, uno degli show più amati di tutti i tempi, concluso ormai 5 anni fa. Coppia indimenticabile, quella formata da Lorelai (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel), ci ha tenuto compagnia per sette lunghe stagioni, mantenendo il pregio che poche serie recenti anni, di non scadere cioè nella banalità e nelle ripetitività. Mai monotone né noiose, le Gilmore hanno lasciato un segno concretonel panorama telefilmico italiano e internazionale in questi anni e nessun family drama è mai riuscito a eguagliarle fino a oggi. Tornare a Stars Hollow fa sempre piacere ed è un vero e proprio toccasana per l’umore!
(Dono dal cielo per i fan, Parenthood, che vede la Graham in un ruolo molto  evicino a quello di Lorelai, a tratti però più maturo e sfaccettato.)

E per tutto coloro che la mattina hanno la fortuna di avere un po’ di tempo libero, 
a tenergli compagnia, ci pensa il caro vecchio Dawson (James Van Der Beek), ogni mattina alle 10.30, dal lunedì al venerdì.
Certo, sembra passata una vita da allora, eppure, la serie si concluse nel non troppo lontano 2003: a quell’epoca Pacey (Joshua Jackson) non era ancora un Bishop, Joey (Katie Holmes) non era ancora la signora Cruise, e Jen (Michelle Williams), non aveva ancora prestato il volto alla meravigliosa Marilyn Monroe.
Molte cose sono cambiate, ma l’affetto per Dawson’s Creek, in fondo in fondo, non passerà mai: nonostante i dialoghi troppo contorti e impegnati per dei ragazzi di sedici anni appena, nonostante piccole pecche nella sceneggiatura, nonostante le insopportabili facce di Dawson.
Il teen drama che ha raccolto per alcuni le redini lasciate da Beverly Hills 90210, e che per altri (più giovani) ha invece segnato l’inizio di un’era, ci farà sempre sorridere, riflettere, commuovere. Volenti o nolenti, tutti ci sentiamo un po’ Dawson forse, no? 

martedì 12 giugno 2012

Telefilm e nostalgia: Strega per amore


Chi di voi non ricorda con affetto e nostalgia la mitica Jeannie (Barbara Eden), protagonista di Strega per amore? Capelli biondi, tutina rosa e rossa e turbante di seta?
La serie, dal titolo originale I Dream of Jeannie, fu creata alla metà degli anni Sessanta da Sidney Sheldon (autore di Cuore e batticuore) per la NBC, in risposta al grande successo di Vita da Strega trasmesso invece dal network competitor Abc.
I primi 30 episodi della serie sono andati in onda in bianco e nero, mentre gli altri 109 sono stati filmati a colori.
Il plot parte da un espediente semplice quanto surreale: su una piccola isola deserta del Pacifico, all’interno di una bottiglia rosa, l'astronauta Tony Nelson (Larry Hagman) trova un genio di nome Jeannie (Barbara Eden), capace di far avverare qualsiasi desiderio con un battito di ciglia o un cenno del capo.
Jeannie che s’innamora sin dal primo istante del “Capitano”, decide di fare i bagagli e di seguirlo a casa, cercando in tutti i modi di conquistarlo, mettendolo spesso nei guai proprio per questo motivo.
Gli escamotages di Jeannie danno vita a una serie di gag e situazioni divertenti, alle quali è impossibile resistere.
Una sitcom deliziosamente retrò, leggera, delicata e godibile da un pubblico di tutte le età.
Per chi se la fosse persa o per chi ne sentisse nostalgia, Fox Retrò, trasmette dall’11giugno tutti gli episodi delle 5 stagioni (trasmesse in America dal 1965 al 1970), dal lunedì al venerdì alle ore 20:00.

lunedì 11 giugno 2012

E.T.: trent'anni e non sentirli

Trent’anni fa usciva nelle sale E.T. L’extra-terrestre, capolavoro di Steven Spielberg, nonché pietra miliare della storia del cinema.
Un film costato circa 10 milioni di dollari, capace di incassarne  oltre 700, vincitore di quattro Oscar e due Golden Globe.
Una pellicola unica e indimenticabile, capace di emozionare il pubblico di qualsiasi età, di far commuovere ognuno di noi, di lasciare un segno indelebile nella memoria di tutti.
L’alieno amico dei bambini, la profonda storia d’amicizia che lo lega al protagonista, lo sguardo dolce e sincero, le splendide immagini dipinte dal regista, su tutte l'inarrivabile frame della bicicletta che passa davanti alla luna alta nel cielo, sono piccoli ma significativi dettagli che nessuno dimenticherà mai.
Oggi E.T. compie trent’anni, oggi è il momento perfetto per ricordarlo ancora una volta, e ringraziarlo per aver scaldato il cuore di ognuno di noi, ieri come oggi.