There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

sabato 24 maggio 2014

Grey’s Anatomy: Fear (of the Unknown) - Goodbye Cristina


L’attesa è finita, la stagione anche, non ci sono più scuse: è ora di dire addio a Cristina Yang. Dopo mesi di attesa estenuante, la season finale non ha tradito le aspettative: il saluto di Sandra Oh alla serie ha lasciato i fan commossi e soddisfatti.

Nonostante Cristina continui a rimandare la partenza, aggrappandosi a scuse di ogni tipo, il momento è arrivato: è ora che lasci Seattle. Spinta da Meredith a mettere da parte paure e indecisioni, la Yang si appresta a lasciare la città, senza però prima, aver lasciato il segno: se da un lato infatti, Cristina decide di non salutare Owen in maniera “tradizionale”, ma solo da dietro il vetro della sala operatoria, l’addio con Mer, è uno dei più intensi e commoventi di sempre. Ultimo, ma non per questo meno importante, il saluto ad Alex al quale lascia nientemeno che il suo posto tra i membri del Consiglio. A Zurigo, la cardiologa non va però da sola: ad accompagnarla, il fidato Shane, in qualità di suo assistente.
A sostituire Cristina al Grey Sloan Memorial Hospital, la giovane dottoressa Maggie Pierce che, al termine della puntata, scopriamo essere nientemeno che la figlia di Webber ed Ellis Grey. I problemi per Richard, sono però altri: ignaro della decisione di Cristina di far salire Alex al Consiglio, il “capo”, promette alla Bailey quello stesso posto, senza badare alle conseguenze che una simile scelta implicherebbe.
Aria di crisi anche tra Derek e Meredith: alla fine della puntata infatti, la Grey confessa al marito di non essere minimamente disposta a seguirlo a Washington.
La scena dell’addio tra Meredith e Cristina è innegabilmente la più riuscita dell’intero episodio. Impossibile non commuoversi, inevitabile non lasciarsi andare a fiumi di lacrime. Una season finale diversa dal solito, siamo infatti abituati a tragedie e catastrofi di ogni tipo in Grey’s Anatomy, non ci ha lasciato con l’amaro in bocca, anzi. La storia di Cristina e Mer, seppur conclusa, resterà sempre nella memoria di tutti i fan della serie di Shonda Rhimes.
L’ennesima crisi esplosa tra Derek e Meredith irrompe inaspettatamente in una storyline che sin dall’inizio sembrava davvero buttata lì per riempire buchi di sceneggiatura. Che Meredith non andasse via da Seattle lo sapevano da mesi, far scoppiare una crisi così, a pochi minuti dalla fine della stagione, non è sembrata la scelta più appropriata.
Molte le storyline lasciate aperte, tanti gli interrogativi da colmare. L’undicesima stagione di Grey’s Anatomy avrà sicuramente molteplici sotto trame da sviluppare per dare risposte alle domande lasciate aperte con questa season finale.

Un addio sofferto e temuto fino alla fine, quello a Cristina Yang. Un personaggio fondamentale per lo show, essenziale, indimenticabile. Inutile negare che senza Sandra Oh, la serie non sarà più la stessa. Dopo dieci anni e un tale vuoto, sarà davvero duro per Shonda Rhimes, evitare che Grey’s Anatomy perda i suoi fan più accaniti e affezionati.

giovedì 15 maggio 2014

Gomorra - La serie: il piccolo, grande capolavoro di Sky Atlantic


Dimenticate il libro di Roberto Saviano.
Dimenticate il film di Matteo Garrone.
Dimenticate Romanzo Criminale – La serie di Stefano Sollima.
Ricominciate da Gomorra - La serie, senza se e senza ma.
Senza fare paragoni, senza pregiudizi.
Perché signori miei, stavolta siamo davanti a un piccolo capolavoro di serialità italiana.
Il titolo è un pretesto, con le vicende raccontate da Saviano, la serie ha poco a che vedere.
È un prodotto “originale”, unico, destinato a lasciare un segno indelebile nel panorama televisivo italiano.
In onda il martedì sera in prime time su Sky Atlantic e Sky Cinema, la serie ha ottenuto da subito un successo inaspettato: applausi da parte di pubblico e critica, diritti acquistati da oltre quaranta paesi in tutto il mondo.
Lo show non ha nulla da invidiare a successi mondiali come I Soprano e va a colmare un vuoto che in Italia si sentiva da troppi anni.
Non c’è un avvenimento realmente accaduto come succedeva in Romanzo Criminale, non c’è la denuncia sociale e politica presente nel libro prima nel film poi in questa serie, c’è una “realtà”, vicina, vivida, vera, che tanti conoscono ma che pochi riescono a raccontare così.
La regia affidata a Sollima, è coadiuvata dal brillante lavoro di Francesca Comencini e Claudio Cupellini e assomiglia per certi versi a quella di Garrone in Reality
La macchina da presa c’è, ma non è invadente: è lì, pronta a raccontare per immagini storie forti e intense, senza mai prendere il sopravvento.
È l’occhio che vigila sulle storie dei protagonisti, in questo caso il clan Savastano di don Pietro (uno strepitoso Fortunato Cerlino) in una Napoli atipica, lontana anni luce da Scampia e dai racconti di Saviano.
È la Napoli che non ti aspetti, la “città” dove il potere è nella mani della criminalità e della violenza, proprio come in una grande metropoli, dove l’atmosfera ricorda inevitabilmente la saga de Il Padrino e gli mafia movie.
Le location sono molteplici: dalle strade di Napoli, ai rioni, dal carcere, alle case dei Boss.
A una regia magistrale, fanno da cornice la fotografia di Paolo Carnera (al fianco di Sollima anche in A.C.A.B -All Cops Are Bastard e Romanzo Criminale - La Serie) che non ha nulla da invidiare a quella dei maestri americani, e una strepitosa colonna sonora, protagonista collaterale della serie, proprio come accadeva in Romanzo Criminale.
Un cast di tutto rispetto, composto da attori più o meno famosi (alcuni provenienti dal teatro, altri dal cinema), interpreta alla perfezione una storia corale, cruda, realistica, estremamente dettagliata in ogni particolare. Su tutti, brilla Marco D’Amore, nei panni di Ciro, “l’immortale”, il braccio destro di don Pietro Savastano.
I soldi, al centro di tutto: a muovere gli ingranaggi del Paese, a cambiare le sorti degli esseri umani, a farla da padrone e a decidere chi deve vivere e chi morire.
Perché ”coi soldi si aggiusta tutto”, e perché “so i soldi che a questo mondo fanno l’uomo onesto”, come don Pietro non smette di ripetere.

Verità innegabili che, ahimè, non fanno che risuonarci incessantemente nelle orecchie e che ci lasciano lì, inermi e impotenti, di fronte a una realtà che sembra ormai inevitabile.