Dimenticate
il libro di Roberto Saviano.
Dimenticate
il film di Matteo Garrone.
Dimenticate
Romanzo Criminale – La serie di Stefano Sollima.
Ricominciate
da Gomorra - La serie, senza se e senza ma.
Senza fare
paragoni, senza pregiudizi.
Perché signori miei, stavolta siamo davanti a un piccolo capolavoro di serialità italiana.
Perché signori miei, stavolta siamo davanti a un piccolo capolavoro di serialità italiana.
Il titolo è
un pretesto, con le vicende raccontate da Saviano, la serie ha poco a che vedere.
È un
prodotto “originale”, unico, destinato a lasciare un segno indelebile nel
panorama televisivo italiano.
In onda il martedì
sera in prime time su Sky Atlantic e Sky Cinema, la serie ha ottenuto da subito
un successo inaspettato: applausi da parte di pubblico e critica, diritti
acquistati da oltre quaranta paesi in tutto il mondo.
Lo show non
ha nulla da invidiare a successi mondiali come I Soprano e va a colmare un
vuoto che in Italia si sentiva da troppi anni.
Non c’è un
avvenimento realmente accaduto come succedeva in Romanzo Criminale, non c’è la
denuncia sociale e politica presente nel libro prima nel film poi in questa
serie, c’è una “realtà”, vicina, vivida, vera, che tanti conoscono ma che pochi
riescono a raccontare così.
La regia
affidata a Sollima, è coadiuvata dal brillante lavoro di Francesca Comencini e
Claudio Cupellini e assomiglia per certi versi a quella di Garrone in Reality.
La macchina da presa c’è, ma non è invadente: è lì, pronta a raccontare per
immagini storie forti e intense, senza mai prendere il sopravvento.
È l’occhio
che vigila sulle storie dei protagonisti, in questo caso il clan Savastano di
don Pietro (uno strepitoso Fortunato Cerlino) in una Napoli atipica, lontana
anni luce da Scampia e dai racconti di Saviano.
È la Napoli
che non ti aspetti, la “città” dove il potere è nella mani della criminalità e della violenza, proprio come in una grande metropoli, dove l’atmosfera ricorda
inevitabilmente la saga de Il Padrino e gli mafia movie.
Le location
sono molteplici: dalle strade di Napoli, ai rioni, dal carcere, alle case dei
Boss.
A una regia
magistrale, fanno da cornice la fotografia di Paolo Carnera (al fianco di
Sollima anche in A.C.A.B -All Cops Are Bastard e Romanzo Criminale - La Serie) che non ha nulla da
invidiare a quella dei maestri americani, e una strepitosa colonna sonora,
protagonista collaterale della serie, proprio come accadeva in Romanzo
Criminale.
Un cast di
tutto rispetto, composto da attori più o meno famosi (alcuni provenienti dal
teatro, altri dal cinema), interpreta alla perfezione una storia corale, cruda,
realistica, estremamente dettagliata in ogni particolare. Su tutti, brilla
Marco D’Amore, nei panni di Ciro, “l’immortale”, il braccio destro di don Pietro
Savastano.
I soldi, al
centro di tutto: a muovere gli ingranaggi del Paese, a cambiare le sorti degli esseri umani, a farla da padrone e a decidere chi deve vivere e chi morire.
Perché ”coi
soldi si aggiusta tutto”, e perché “so i soldi che a questo mondo fanno l’uomo
onesto”, come don Pietro non smette di ripetere.
Verità innegabili che, ahimè, non fanno che risuonarci incessantemente nelle orecchie e che ci lasciano lì, inermi e impotenti, di fronte a una realtà che sembra ormai inevitabile.
2 commenti:
Ecco, lo sapevo, e io me la sono persa, spero replichino!!
Una serie stupenda, davvero non ci si crede che sia italiana.. I personaggi sono la vera punta di diamante della serie, uno migliore dell'altro. Ne facessero di più di prodotti simili! Sollima non ne sbaglia una.
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