There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

giovedì 31 luglio 2014

Cineforum estivo: "Blue Valentine" con Ryan Gosling e Michelle Williams



Tanto tempo fa, Dean e Cindy si amavano alla follia.
Tra loro bastò un istante, un solo unico sguardo per far scoccare la scintilla.
L’amore esplose violento, una notte, tra le vie della città, tra un tip tap improvvisato e una canzone strimpellata con l’ukulele.
Blue Valentine racconta senza mezzi termini l’apice e il declino di una comune storia d’amore, nel grigiore della routine quotidiana, capace molte volte di indurire e rovinare qualsiasi rapporto umano.
È un film brutale, che non lascia spazio al lieto fine, tanto meno a situazioni melense o stucchevoli.
È un film che racconta in maniera essenziale e incredibilmente realistica, come nasce e muore un amore, senza soffermarsi sul “durante”, dando per scontato che spesso, seppur senza una ragione valida, una causa scatenante o un motivo preciso, ci pensa la vita stessa a rovinare tutto e a distruggere ciò che è stato costruito con impegno e fatica fino all’attimo prima.   
Blue Valentine è un incubo malinconico e realista, crudo laddove necessario, appassionato e a tratti disperato.
È una storia comune, forse una delle più classiche, raccontata sul grande schermo con un’intensità tale da trasformarla in un film unico nel suo genere, caratterizzato da momenti estremamente vivi e veri, ad altri magnetici, dove la disperazione è talmente toccante da generare un dolore condivisibile e incessante.
L’arma vincente risiede senza dubbio nel montaggio, elementare ma sottilmente sopraffino, che si sviluppa su due binari temporali differenti: il passato e il presente di Dean e Cindy, due facce della stessa medaglia che hanno il compito di mettere in luce non solo pregi e difetti dei protagonisti, ma anche e soprattutto le fragilità e le crepe nel loro rapporto, covate nel corso di sei anni difficili ed estenuanti.
La dolcezza e la sensibilità del passato sono intense e disarmanti tanto quanto la rabbia e la disperazione che popolano il presente, due mondi totalmente agli antipodi insomma, che disegnano il corso della parabola d’amore tra Dean e Cindy.
A separare in maniera netta e precisa (seppur fluida nell’ingranaggio generale della narrazione) la linea tra ieri e oggi, la tecnica registica, a ulteriore riprova del talento da documentarista del regista, Derek Cianfrance, che sceglie il digitale con la Red One per il presente, e il Super 16mm per il passato.
Valore aggiunto della pellicola, l’angelica Michelle Williams accanto a un Ryan Gosling più rude che mai, i due attori scelti per interpretare Dean e Cindy: coppia vincente, coinvolgente, credibile e collaudata sotto tutti i punti di vista.
La Williams, candidata al premio Oscar per questo ruolo (nel 2010, la pellicola è arrivata infatti in Italia solo quest’anno) veste perfettamente i panni di Cindy, giovane donna stanca di lottare contro la vita, rassegnata, affranta, demotivata e senza più la voglia e il coraggio di fare il benché minimo sforzo per far sì che i suoi sogni e le sue aspettative si realizzino. La disperazione radicata nel suo cuore viene fuori lentamente, con fatica, a tratti sembra addirittura sopita nel profondo. Cindy si lascia trascinare dagli eventi, finchéil campanello d’allarme non scatta nella sua testa, spingendola a reagire in qualche modo, dando libero sfogo alla sua rabbia, scagliandosi senza freni contro un marito fallito e alcolizzato. Ma Dean è molto più di questo, Dean, nonostante tutto, è un uomo che ha accettato di buon grado ciò che gli ostacoli della vita gli hanno scagliato contro, senza arrendersi in un certo senso. Nonostante un lavoro poco gratificante, nonostante le birre alle otto di mattina, nonostante un matrimonio e un figlio forse neanche mai voluti o desiderati, Dean è l’unico che alla fine dei conti, cerchi in qualche modo di lottare per salvare il salvabile, anche dove non c’è davvero più nulla da salvare.
Nonostante lui sappia perfettamente che “You always hurt the one you love. The one you shouldn't hurt at all , come cantava a Cindy sei anni prima, nonostante si renda conto di ciò che avevano, di ciò che hanno distrutto, e di ciò che hanno lasciato che la vita trascinasse via con sé.
Ryan Gosling e Michelle Williams si dimostrano ancora una volta due attori incredibili, capaci di esternare con un’intensa emotività e una gestualità innata, uno stato d’animo difficile da raccontare dietro una cinepresa, una sofferenza psicologica a fisica radicata e capace di venire fuori grazie soprattutto al loro spiccato talento recitativo.
Blue Valentine è un film lancinante e crudo, è struggente proprio perché reale, capace di alternare momenti innocenti e ingenui legati a un passato a cui fa da sfondo un arcobaleno in lontananza, ad altri radicati nel presente, privi di lucentezza, nonostante i buoni propositi, nonostante l’ottimismo, nonostante i fuochi d’artificio che esplodono nel cielo grigio nella sequenza finale del film.



Cineforum estivo: "Smashed" con Aaron Paul



Toccare il fondo per poi ricominciare non è mai semplice. Qualunque sia la ferita, qualunque sia il vuoto da colmare, ripartire da zero non è facile
.
Il sapore della sconfitta e le cicatrici indelebili che inevitabilmente ci ricordano un passato che avremmo preferito dimenticare, sono il prezzo da pagare per ricominciare a vivere, senza guardarsi indietro. 
Uscire da una dipendenza, qualunque essa sia, alcol, droga, amore, è ancor meno facile, e non tutti riescono ad afferrare a volte quella seconda chance tanto agognata e sofferta.
C’è chi, rassegnato, si crogiola nelle proprie sconfitte, spesso dissociandosi inconsciamente dalla realtà, chi si lascia trascinare dai propri fallimenti senza trovare neanche il coraggio di reagire, vittima inesorabile della propria codardia.
Sul grande schermo sono molte le pellicole che, negli anni, hanno cercato di raccontare il lungo e faticoso percorso necessario per uscire da una dipendenza e molte lo hanno fatto cedendo al manierismo tipico del genere, esasperando l’aspetto drammatico della disintossicazione in un estenuante susseguirsi di lacrime e disperazione. 

Diverso il caso di Smashed, film indipendente scritto (a quattro mani con Susan Burke) e diretto da James Ponsoldt, presentato e premiato allo scorso Sundance Film Festival.
Protagonisti della pellicola, Kate (Mary Elizabeth Winstead) e Charlie (Aaron Paul), una giovane coppia apparentemente affiatata e felice, vittima però dell’alcolismo.
Kate, dopo anni trascorsi in preda all’oblio e all’annebbiamento dato dai fumi dell’alcol, dopo notti passate a dormire chissà dove e ricordi sbiaditi di giornate consumate con la bottiglia in mano, decide di afferrare la sua vita per le corna e provare a disintossicarsi nonostante l’ostilità di Charlie, inerme di fronte alla sua dipendenza e incapace di reagire.

Ciò che colpisce subito di Smashed, è lo volontà di Ponsoldt di ribaltare gli stilemi classici del genere e affrontare il percorso di Kate con estrema ironia, senza soffermarsi troppo sull’aspetto drammatico della situazione, ma andando invece a evidenziarne gli aspetti sarcastici.
Il regista ci racconta la storia dei due protagonisti senza retorica, ma in maniera onesta, vera, sincera, ed evita di nascondersi dietro quel moralismo che si scontrerebbe invece con i toni sagaci e pungenti della sceneggiatura.
Il finale stesso, elude dall’happy ending desiderato, e non lascia spazio a dubbi, regalandoci così, quell’amaro in bocca tipico dei film indipendenti di questi ultimi anni.
Kate è riuscita a rialzarsi, a riappropriarsi della propria vita, a ripartire da zero, ma senza Charlie, rimasto in un angolo a guardare, ostaggio e vittima stessa della sua debolezza. Non c’è redenzione per lui, né una seconda chance, è troppo tardi ormai.
Can we just play one more game? Because You're kicking my ass and it's embarrassing and l would like to have a chance to redeem myself. Please?

Perché così è la vita, scandita da occasioni perse, traguardi mancati, seconde possibilità.
Alcuni si rialzano dopo una sconfitta, altri no.
Qualcuno con fatica e costanza ce la fa, qualcun altro invece, lascia tristemente che il destino decida per lui.
Del resto: “It's hard to live your life honestly”. 


‘cause life goes on, no matter what'