Devo ammettere senza troppi fronzoli: non sono mai stata una grande estimatrice di Buffy – L’Ammazzavampiri o di Joss Whedon in generale, pur apprezzando di quest’ultimo le velleità artistico-registiche.
Nonostante ciò, alla notizia uscita qualche mese fa, del ritorno imminente di Sarah Michelle Gellar sul piccolo schermo, ho gioito anch’io all’unisono con tutti i suoi fan sfegatati, apprezzando di gran lunga le doti recitative dell’attrice, un personaggio unico nel suo genere, pietra miliare nel mondo dei telefilm , idolo di tantissimi teenager e non solo.
Spinta dall’ammirazione nei confronti della Gellar e dalla curiosità, ieri sera ho quindi optato per il pilot di Ringer, ancora piuttosto delusa da quello di The Secret Circle (ma di questo parlerò più avanti), e in attesa di vedermi Revenge.
Ideata da Eric Charmelo e Nicole Snyder, Ringer ha debuttato lo scorso 13 settembre sulla CW portandosi a casa quasi tre milioni di spettatori sintonizzati per non perdersi neanche un minuto di uno dei piloti più attesi di questo mese.
Tema portante della serie, sulla falsa riga del pluripremiato The Black Swam, il dualismo, in questo caso tra due sorelle gemelle, alimentato come spesso accade, da vorticosi giochi di specchi, inquietanti proiezioni visive e prevedibili scambi di personalità.
Bridget è un ex tossicodipendente, “sobria” da sei mesi ormai, testimone chiave di un delitto in uno strip club, in cui si è trovata suo malgrado coinvolta. A poche ore dal processo in cui deve deporre ai danni del pericoloso pluriomicida, poiché unica testimone in grado di incriminarlo, in preda al panico, la ragazza ferisce l’uomo che la tiene in custodia e si dà alla fuga negli Hamptons, alla ricerca della sua gemella Siobhan. Riunitesi dopo sei annidi lontananza, e in seguito a un tragico incidente di cui per ora restiamo all’oscuro, le due sorelle partono pe un giro in barca a mare aperto, da cui però Siobhan non farà mai ritorno, scomparendo misteriosamente. Bridget vede così una papabile via di fuga, coglie la palla al balzo e si insinua nella vita della gemella, approfittando del fatto che nessuno è a conoscenza a della sua esistenza.
Il passato torbido di Siobhan non tarda però a venire a galla, e per Bridget iniziano le prime difficoltà, nonostante la facilità fin troppo fittizia con cui è riuscita a intrufolarsi in questa sorta di “mondo parallelo”.
Prendendo spunto dal recente The Lying Game (Abc Family) e dalla maggior parte dei thriller psicologici di questi ultimi anni, Ringer parte bene per sprofondare però nell’ovvietà, e in mancanza di qualche concreto e corposo colpo di scena, difficilmente lascerà il segno andando avanti così.
Volti celebri ruotano intorno alla Gellar, a partire da Nestor Carbonnel, l’indimenticabile Richard in Lost, qui nel ruolo dell’agente che indaga sulla scomparsa di Bridget, fino a Kristoffer Polaha (Baze nel compianto Life Unexpected) che interpreta l’amante di Siobahn.
Enormi lacune nella regia (dal greenscreen in mezzo all’oceano a dir poco imbarazzante, alle carrellate di controcampi eccessivamente meccanici nelle scene tra le due Gellar), smorzano purtroppo quella ricercata atmosfera inquietante e vagamente hitchcockiana che si vuole dare alla serie, scadendo nel b-movie di serie B, a causa soprattutto del budget very low messo a disposizione della CW.
Nonostante ciò, alla notizia uscita qualche mese fa, del ritorno imminente di Sarah Michelle Gellar sul piccolo schermo, ho gioito anch’io all’unisono con tutti i suoi fan sfegatati, apprezzando di gran lunga le doti recitative dell’attrice, un personaggio unico nel suo genere, pietra miliare nel mondo dei telefilm , idolo di tantissimi teenager e non solo.
Spinta dall’ammirazione nei confronti della Gellar e dalla curiosità, ieri sera ho quindi optato per il pilot di Ringer, ancora piuttosto delusa da quello di The Secret Circle (ma di questo parlerò più avanti), e in attesa di vedermi Revenge.
Ideata da Eric Charmelo e Nicole Snyder, Ringer ha debuttato lo scorso 13 settembre sulla CW portandosi a casa quasi tre milioni di spettatori sintonizzati per non perdersi neanche un minuto di uno dei piloti più attesi di questo mese.
Tema portante della serie, sulla falsa riga del pluripremiato The Black Swam, il dualismo, in questo caso tra due sorelle gemelle, alimentato come spesso accade, da vorticosi giochi di specchi, inquietanti proiezioni visive e prevedibili scambi di personalità.
Bridget è un ex tossicodipendente, “sobria” da sei mesi ormai, testimone chiave di un delitto in uno strip club, in cui si è trovata suo malgrado coinvolta. A poche ore dal processo in cui deve deporre ai danni del pericoloso pluriomicida, poiché unica testimone in grado di incriminarlo, in preda al panico, la ragazza ferisce l’uomo che la tiene in custodia e si dà alla fuga negli Hamptons, alla ricerca della sua gemella Siobhan. Riunitesi dopo sei annidi lontananza, e in seguito a un tragico incidente di cui per ora restiamo all’oscuro, le due sorelle partono pe un giro in barca a mare aperto, da cui però Siobhan non farà mai ritorno, scomparendo misteriosamente. Bridget vede così una papabile via di fuga, coglie la palla al balzo e si insinua nella vita della gemella, approfittando del fatto che nessuno è a conoscenza a della sua esistenza.
Il passato torbido di Siobhan non tarda però a venire a galla, e per Bridget iniziano le prime difficoltà, nonostante la facilità fin troppo fittizia con cui è riuscita a intrufolarsi in questa sorta di “mondo parallelo”.
Prendendo spunto dal recente The Lying Game (Abc Family) e dalla maggior parte dei thriller psicologici di questi ultimi anni, Ringer parte bene per sprofondare però nell’ovvietà, e in mancanza di qualche concreto e corposo colpo di scena, difficilmente lascerà il segno andando avanti così.
Volti celebri ruotano intorno alla Gellar, a partire da Nestor Carbonnel, l’indimenticabile Richard in Lost, qui nel ruolo dell’agente che indaga sulla scomparsa di Bridget, fino a Kristoffer Polaha (Baze nel compianto Life Unexpected) che interpreta l’amante di Siobahn.
Enormi lacune nella regia (dal greenscreen in mezzo all’oceano a dir poco imbarazzante, alle carrellate di controcampi eccessivamente meccanici nelle scene tra le due Gellar), smorzano purtroppo quella ricercata atmosfera inquietante e vagamente hitchcockiana che si vuole dare alla serie, scadendo nel b-movie di serie B, a causa soprattutto del budget very low messo a disposizione della CW.
5 commenti:
Have a SUPER week !
cosa centrano i low budget.... esiste un intero mondo che fa pellicole strepitose spendendo meno di una serata in un sushi bar
decisamente, ma le dinamiche di una produzione così sono ovvie.. pochi soldi, effetti speciali pessimi..
ti dirò, ho visto anche la seconda puntata e ha del potenziale...gli effetti del pilot restano una ciofeca immane, ma io sono positiva a prescindere ;)
Vista la seconda puntata invece, io mi sto già ricredendo... on mi convince affatto...troppo superficiale su alcune cose, ai limite del credibile proprio..
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