There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

martedì 26 febbraio 2013

Silver Linings Playbook: l'importante è cercare il lato positivo, sempre.

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Pat (Bradley Cooper) e Tiffany (Jennifer Lawrence) si conoscono durante una cena imbarazzante e surreale organizzata dal miglior amico di lui, infelicemente sposato con una donna arida e dispotica, sorella di lei.

Pat ha perso il controllo qualche mese prima, accecato dalla gelosia e dalla paranoia, a causa di un disturbo bipolare che lo ha costretto in una clinica psichiatrica per otto lunghi mesi.

Tiffany ha perso il marito in un tragico incidente tempo addietro, proprio mentre stavano attraversando un periodo di forte crisi, motivo che la spinge giorno dopo giorno a sentirsi colpevole e annebbiata dai sensi di colpa.

Pat e Tiffany sono due anime in pena, alla deriva che aspirano solo e soltanto a un pizzico di tranquillità e stabilità emotiva e affettiva.

E mentre Pat ce la mette tutta per scovare il “lato positivo” in ogni situazione, Tiffany dal canto suo si butta anima e cuore in una gara di ballo in cui sa già che fallirà, ma che la aiuta a tenere la mente occupata nel vano tentativo di ritrovare quella stabilità necessaria per ricominciare a vivere.

I due protagonisti di Silver Linings Playbook, tragicommedia romantica di David O. Russel (The Fighter) che esula dal genere per scontrarsi coi drammi della vita “vera”, si incontrano, si scontrano e inevitabilmente si innamorano in un gioco di tira e molla sì forse un po’ estenuante, ma necessario per rimarcare laddove necessaria, l’instabilità di entrambi.

Nel corso di una gara di ballo che assume via via un significato molto più profondo di quello apparente, e che arriva a simboleggiare addirittura una sfida con la vita stessa, Pat e Tiffany non aspirano alla vittoria, non vogliono essere i primi, i più bravi o i più fortunati: vogliono solo partecipare per dimostrare a loro stessi prima che agli altri, di potercela fare, in un modo o nell’altro.

Seppur a stento e con estrema fatica e forza di volontà, i due scelgono di prendere la vita per le corna, di affrontarla anche a testa bassa, senza però arrendersi.

Non è retorica, è realtà: perché forse è vero che spesso cercare “il lato positivo” non serve a nulla, perché a volte neanche c’è ed è solo un’illusione, ma è anche vero che spesso è la spinta necessaria che occorre a ognuno di noi per andare avanti e continuare a credere che sì, forse un giorno tutto andrà meglio.



Film delizioso, per nulla melenso, nonostante l’inevitabile e prevedibile happy ending. Ottima la performance di Bradley Cooper, finalmente in un ruolo che esula dal solito belloccio aitante e ammiccante cui siamo abituati e assolutamente perfetto nei panni del personaggio travagliato e confuso che interpreta. Notevole anche la Lawrence, nonostante forse, l’Oscar come “miglior attrice”, per una pellicola simile, non lo avrebbe in verità meritato.
Film da non perdere anche per uno strepitoso Robert De Niro nel ruolo del padre di Pat, scommettitore incallito perennemente in conflitto con la malattia di suo figlio. La regia, affidata a Russel, è asciutta, essenziale, per nulla dispersiva, arricchita da una sceneggiatura che scandaglia e approfondisce i personaggi con estrema profondità.

lunedì 25 febbraio 2013

Oscar 2013: ecco tutti i vincitori


Alcuni premi prevedibili, altri sicuramente meno: di seguito tutti gli Oscar 2013.
Il mio applauso personale, va senza dubbio al favoloso Christoph Waltz, per la sua incredibile interpretazione in Django Unchained di Quentin Tarantino.



Miglior film
Argo di Ben Affleck


Migliore attrice protagonista
Jennifer Lawrence per Il lato positivo


Miglior attore protagonista
Daniel Day-Lewis per Lincoln


Migliore attrice non protagonista
Anne Hathaway per Les Misèrables


Migliore attore non protagonista
Christoph Waltz per Django Unchained


Miglior regista
Ang Lee per Vita di Pi


Migliore sceneggiatura originale
Quentin Tarantino per Django Unchained


Migliore sceneggiatura non originale
Chris Terrio per Argo


Miglior film in lingua straniera
Amour

 
Miglior film d'animazione
Ribelle - The Brave di Mark Andrews e Brenda Chapman


Miglior fotografia
Claudio Miranda (Vita di Pi)


Migliori effetti speciali
Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer e Donald R. Elliott (Vita di Pi)


Migliori costumi
Jacqueline Durran (Anna Karenina)


Miglior montaggio
William Goldenberg (Argo)


Miglior sonoro
Andy Nelson, Mark Paterson e Simon Hayes (Les Misérables)


Miglior montaggio sonoro
Per Hallberg e Karen Baker Landers (Skyfall) e Paul N.J. Ottosson (Zero Dark Thirty)


Migliori trucco e acconciatura
Lisa Westcott e Julie Dartnell (Les Misérables)


Migliore colonna sonora
Mychael Danna (Vita di Pi)


Miglior canzone originale
Adele Adkins e Paul Epworth (Skyfall)


Miglior scenografia
Rick Carter e Jim Erickson (Lincoln)


Miglior cortometraggio
Curfew di Shawn Christensen


Miglior cortometraggio animato
Paperman di John Kahrs


Migliore documentario
Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul e Simon Chinn


Migliore cortometraggio documentario
Inocente di Sean Fine e Andrea Nix Fine


martedì 19 febbraio 2013

The Walking Dead: il coraggio di un leader - Episodio 3x10, 'Home'


ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER SULL'EPISODIO 3x10


Un leader si riconosce nel momento del bisogno. 
E ancora una volta, Walking Dead lo dimostra alla grande.
Avevamo lasciato i nostri alle prese, ognuno con le proprie fragilità e debolezze. 
Glenn e Maggie inermi e vulnerabili dopo il terribile scontro con il Governatore; Andrea a un bivio, incapace di scegliere come agire, condizionata dal cuore e annebbiata dalla passione.
Daryl alle prese con Merle, nel disperato tentativo di recuperare il loro rapporto che ancor prima della catastrofe che ha investito il mondo, li aveva messi alle strette a causa di violenze familiari e domestiche alle quali non riescono ancora a venire a capo.
Rick, il nostro adorato Rick, totalmente disintegrato dalle visioni di Lori e Shane, completamente incapace di reagire seppur ancora aggrappato a un filo di razionalità.
Il gruppo è apparentemente sciolto, si è disgregato, ha perso il fulcro, il filo conduttore della disperazione che per un po’, era riuscito a tenere l’uno legato all’altra. 
Il collante, Rick, ha ceduto e non ci sono più regole, né schemi, né ancore di salvezza cui aggrapparsi.
Glenn perde la testa e si allontana da tutti, Daryl sceglie di seguire Merle, Maggie si chiude in sé stessa e Michonne preferisce restare nell’ombra.
Solo Hershel, impavido, cerca con fatica e impegno, di far tornare a galla  quel trait d'union che fino a oggi ha tenuto tutti uniti: la voglia di sopravvivere.
Ma Hershel da solo non ci riesce, non può farcela se il resto del gruppo è ormai incontrollabile e alla deriva, come un cane sciolto.
In un momento che sembra lungo un’eternità, in quell’attimo in cui tutto sembra essere sopito e il silenzio regna sovrano, in cui ognuno si ritrova a fare i conti con passato, presente e futuro, la quiete si trasforma violentemente nella tempesta.
Il Governatore, assetato di vendetta, irrompe ai margini della prigione e inizia a fare fuoco, spietato e impassibile come il peggiore degli assassini.
La violenza irrompe nella prigione, ora che i nostri hanno perso il loro unico punto di forza: l’unione del gruppo.
Ma in Walking Dead, come nella vita, è la disperazione a farci tirare avanti, è la paura a darci l’adrenalina necessaria per sopravvivere. Il terrore ci trascina avanti, ci fa inevitabilmente rinsavire.
E proprio in quel momento, proprio quando il Governatore cessa il fuoco e lascia che una camionetta piena di zombie affamati sfondi le fragili “mura” della prigione, proprio quando spinge i nostri sul ciglio della morte sicura, proprio in quel momento, il gruppo reagisce e trova la forza di ricompattarsi.
Maggie si precipita in cortile armata fino ai denti, Hershel impugna la pistola, Rick stringe i denti e Glenn trova il coraggio di tornare indietro.
Tutti per uno,ancora una volta, in silenzio.
Michonne sfodera la sua spada e tutto il coraggio che ha dentro e si rivela così fondamentale per il resto del gruppo, Rick affronta faccia a faccia gli Erranti, sfiorando la morte, fino al provvidenziale intervento di Daryl, che con Merle, ha deciso di far ritorno alla prigione.
E mentre il Governatore, fa ritorno a Woodbury da “leader” o presunto tale, ignaro di come i nostri stiano riuscendo a sopravvivere anche nella disperazione più totale, i veri leader vengono fuori, ancora una volta.
Rick e Daryl si scambiano uno sguardo, che vale più di mille parole. 
Lo sguardo che solo due leader possono condividere. 
Perché leader si nasce, e loro lo sanno bene ormai.

lunedì 4 febbraio 2013

Non ci sono più i tramonti di una volta


I social network hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vivere. 
Chi più, chi meno, non si salva più nessuno ormai. Siamo caduti tutti nella fitta rete di voyeurismo, perbenismo e qualunquismo che questi mezzi di comunicazione implicano.
Da Facebook a Twitter, da Instagram a Pinterest, passando per Foursquare, Google+, thumblr o social media minori, e quasi sconosciuti, come aNobii, Miso, GetGlue, Soundtracking.
La nostra vita, privata e non, è lì, spiattellata in prima pagina sotto gli occhi di tutti (o quasi), senza veli, alle volte, addirittura senza limiti, perfettamente confezionata come meglio crediamo.
Una realtà artificiale costruita a dovere, fittizia sotto innumerevoli punti di vista, "photoshoppata" fin nei minimi particolari.
Siamo noi, dietro a un filtro. 
A volte colorato, altre in bianco e nero, spesso arricchito da frasi retoriche, politicamente corrette, ironiche, sagaci e, soprattutto, sfornate sempre al momento giusto. 
Sui social network siamo tutti bidimensionali, precisi, senza la minima imperfezione; abbiamo tutti la battuta pronta, siamo sempre "sul pezzo", ci convinciamo di non scadere mai nel banale, nel volgare, nel ripetitivo, ma no, non è così. 
Anzi.
In questo mondo "virtuale" troviamo terreno fertile per ogni piccola perversione, e spesso non ci rendiamo conto di superare il limite, non solo del buon gusto, ma soprattutto, della credibilità.
E incappare nell'errore, nel mondo dei social media, è davvero facile: basta un niente per rendersi poco credibili agli occhi degli altri. 
I passi falsi, compiuti da ognuno di noi, sono all'ordine del giorno, perché arriva quel momento in cui, non ci basta più chi siamo e come siamo, vogliamo andare oltre, vogliamo costruire un'immagine di noi stessi che possa far invidia agli altri, e quello che inizialmente era nato come un hobby, diventa così una triste vetrina della vita quotidiana, un po' come ad Amsterdam. 
In un attimo, il nostro animale domestico invade prepotentemente Instagram, le foto di nostro figlio Facebook, piatti ordinati al ristorante finisco diretti su una board di Pinterest, e il check in nel posto esclusivo diventa il nostro unico obiettivo in una serata tra amici, o presunti tali. 
Tutto si trasforma in un circolo vizioso di ostentazione e futile diletto. 
I viaggi, gli oggetti del nostro shopping, le foto delle persone a noi care: tutto viene buttato lì, sotto i riflettori, per colmare un ego ferito, un cuore spezzato, un'autostima finita sotto la suola delle scarpe.
Ed è così che le piccole cose, i piccoli dettagli, si trasformano in merce esposta in bellavista, e anche il tramonto, così come altri piaceri della vita, finisce che ce lo godiamo solo su Instagram. 

The Following: la serie più attesa dell'anno da stasera su Premium Crime e Sky Uno


Da questa sera, su Premium Crime e su Sky Uno.


Quando una serie “evento” è nell’aria, lo si avverte in fretta, ma solo il pilot, alle volte, può chiarirci meglio le idee.

Negli ultimi anni, vuoi per una generale carenza stilistica nelle produzioni americane, vuoi per l’enorme vuoto lasciato da alcuni show (superfluo citare Lost per l’ennesima volta), ci siamo trovati spesso di fronte ad alcuni presunti successi "abbaglianti" che con una manciata di puntate si sono invece rivelati strepitosi flop.

La novità più attesa del 2013 è senza dubbio The Following (dal 4 febbraio su Premium Crime, Mediaset Premium, e contemporaneamente su Sky Uno) che segna l’esordio sul piccolo schermo di Kevin Bacon nei panni di Ryan Hardy, ex agente dell’FBI richiamato a investigare su un serial killer catturato nove anni prima e appena evaso dal carcere.

L’episodio pilota, in onda ieri sera negli States sul network Fox, ha riscosso un successo incredibile di pubblico e critica: osannato oggi dalla stampa d'oltreoceano, a The Following sono bastati 40 minuti per mettere tutti d’accordo.

Un entusiasmo incontenibile per la serie di Kevin Williamson quindi, entusiasmo che, dopo la visione della prima puntata, non posso non condividere.

Una bomba, ecco cos’è The Following
Una bomba pronta a esplodere in tutta la sua irruenza.

Una sfida nella sfida, quella del poliziotto buono contro la sua nemesi feroce, che esula però dagli altri drama simili grazie a due caratteristiche fondamentali: la liason con il mondo di internet e dei social network in primis, argomento gettonatissimo in questo momento in ogni sfera della vita quotidiana, e il fascino inestimabile di un personaggio come quello di Ryan. 
The Following riuscirà a tenervi inchiodati, letteralmente, e non scherzo, letteralmente, davanti allo schermo per tutti i 40 minuti del pilot, nonostante i sobbalzi, nonostante l’hype a livelli altissimi.

Ottimo l’utilizzo dei flashback, per nulla prolissi o confusi, utilissimi anzi a descrivere perfettamente gli eventi accaduti nove anni prima rispetto agli eventi portati in scena dal regista.

Un gioiello, ecco cos’è The Following: un prodotto per il piccolo schermo che non ha nulla da invidiare alle grandi pellicole sul genere, che ricorda inevitabilmente Il Silenzio degli Innocenti o i romanzi di Michael Connelly, differenziandosi per la maggior profondità attribuita ai personaggi, evidente già dopo la prima puntata.

Una bomba, dicevamo, che è lì lì per esplodere, con un potenziale tale da poter davvero lasciare il segno stavolta, a dispetto dei numerosi buchi nell'acqua messi a segno ultimamente dalla maggior parte dei network americani.

Impossibile non lasciarsi travolgere da Kevin Bacon, inevitabile calarsi subito al centro della storia, non solo per merito di un plot davvero meritevole e di una regia sopraffina, ma per tutto il contesto perfettamente orchestrato, che vanta, come ciliegina sulla torta, un ottimo cast, uno script ben strutturato e una colonna sonora ad hoc.

Imperdibile, non c'è altro da aggingere.
Provare per credere. 



sabato 2 febbraio 2013

Il giorno della marmotta



Well, what if there is no tomorrow? There wasn't one today!
E se non ci fosse un domani? Oggi non c’è stato!

Phil Connors meteorologo televisivo annoiato dalla vita, deve recarsi a Punxsutawney, una minuscola cittadina della Pennsylvania, per celebrare una bizzarra tradizione locale: il Giorno della Marmotta, che cade ogni anno il 2 febbraio.
Qui però, Phil resta suo malgrado imprigionato in un assurdo e inconsueto circolo temporale e continua a svegliarsi alle 6 della mattina del 2 febbraio all’infinito.
Ogni mattina, si ritrova a vivere lo stesso giorno, incontrare le stesse persone, compiere le solite azioni, rapportarsi con le medesime situazioni senza trovare in alcun modo il bandolo della matassa.
Capire come uscirne non è certo facile, e soltanto dopo aver faticosamente trovato il coraggio di guardarsi allo specchio, ammettendo i propri limiti e i propri difetti, che Phil trova la soluzione: aiutare il prossimo per arricchire prima di tutto sé stesso, e diventare così un uomo migliore, non solo per fuggire dall’incantesimo di cui è caduto vittima, ma per aprire finalmente il suo cuore, al vero amore.
Questa in poche la trama di Ricomincio Da Capo (Groundhog Day), celebre commedia del 1993, diretta da Harold Ramis e interpretata da Bill Murray e Andy MacDowell.
Una pellicola ironica, cinica, dal sapore agrodolce, che ci invita a riflettere su una verità assoluta: se fosse davvero così, se la nostra vita non fosse altro che un susseguirsi di azioni e situazioni sempre uguali, se la sensazione di andare avanti, di osservare il trascorrere del tempo, fosse soltanto una grande illusione?
In fondo, ogni giorno ci ritroviamo a compiere sempre le stesse, identiche azioni, seppur diverse nei dettagli più insignificanti: la sveglia che suona, la colazione, l’avvio della giornata, il tribolare a scuola, al lavoro, con i figli, la cena in tavola, gli occhi che si chiudono per la stanchezza davanti alla tv.
Se un giorno dovessimo ritrovarci faccia a faccia con questa triste realtà, cosa potrebbe “smuoverci”, accendere in noi la fiamma della passione o ridarci la motivazione necessaria per dare una svolta significativa alla nostra vita?
Quale potrebbe essere la via di fuga, per ognuno di noi, dal “Giorno della Marmotta”?