There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

martedì 25 settembre 2012

Twitter, hashtag e micro blogging: il nuovo modo di guardare la TV


Twitter sta cambiando il modo di guardare e soprattutto di vivere la televisione.
Dapprima negli USA e oggi lentamente, ma incisivamente anche in Italia, in tv non esistono più trasmissioni di successo che non abbiano un #hashtag di riferimento da seguire per commentare live lo show e interagire tra telespettatori o, addirittura, direttamente con lo spettacolo stesso.

Questo social network si presta bene al “real time”, grazie a due elementi fondamentali: la sinteticità che lo caratterizza (140 caratteri appena) e l’hashtag stesso, carta vincente che gli garantisce la possibilità di mettere al centro un argomento e focalizzare su di esso l’attenzione grazie a un simbolo diventato ormai famoso in tutot il mondo, il “cancelletto” #.
Semplici, immediati ed essenziali: così appaiono al telespettatore i messaggi lanciati con il rapido “cinguettio” in 140 caratteri e rendono Twitter lo strumento perfetto per il micro blogging e 360°(esempio lampante @XFaxtor_Italia con #XF6 dello scorso anno).

Il legame tra il social network e le serie tv è, ovviamente, imprescindibile: ne avevamo parlato proprio pochi mesi fa grazie a un divertente esperimento 2.0 lanciato da Sky, il “Twittaserie”, ovvero descrivere un telefilm rispettando i canonici 140 caratteri.
In piena “fall preview”, sono molti i network, le star e i profili di personaggi di una serie tv, che si lasciano andare sulle proprie timeline con anticipazioni “spoilerose” e curiosità sulle premiere di stagione che impazzano in questi giorni.

Un esempio?
L’account @Partners_CBS, creato per l’omonima serie che ha debuttato ieri sulla CBS per comunicare direttamente con i propri fan e aumentare l'hype, grazie anche  al supporto delr esto del cast e ad altri profili come quello di Sophia Bush (@SophiaBush), David Krumholtz (@DaveKrumholtz), Brandon Routh (@BrandonJRouth), Michael Urie (@michaelurie)
 e con un hashtag ad hoc, #Partners appunto.
Moltissimi gli esempi e numerosissimi gli account, alcuni interessanti da seguire, altri un po’ meno.
Su questo blog trovate la lista completa dei profili Twitter legati agli show più importanti che stanno per debuttare sui network americani, strumento utilissimo per restare sempre aggiornati sulle nostre serie preferite!
Enjoy!

lunedì 24 settembre 2012

Emmy Awards 2012: ecco tutti i vincitori!


Jimmy Kimmel ha presentato, col suo stile unico e inconfondibile, l’edizione 2012 degli attesissimi Emmy Awards, in onda ieri sulla Abc (in replica questa sera alle 22.50 su SkyUno).
Tra una battuta e l’altra, a fare gli onori di casa e a far compagnia all’irresistibile presentatore, molte stelle del piccolo schermo da Zooey Deschanel a Christina Hendricks, passando per Kathy Bates e Lena Dunham.
Kimmel non si è limitato solo a presentare la cerimonia, realizzando anche l’esilarante video d’apertura degli Emmy, forse meno plateale rispetto a quelli degli anni passati, ma decisamente irriverente e divertente.
Tra le migliori battute del comico, a trionfare è quella su Homeland, serie che ha fatto incetta di statuette, e Breaking Bad, che quest’anno ne ha portata a casa soltanto una:

“Dà fastidio a qualcuno che lo show preferito di Barack Obama sia Homeland? Penso che il Presidente non debba vedere Homeland per la stessa ragione per cui Charlie Sheen non dovrebbe vedere Breaking Bad”.

Quattro Emmy dicevamo, per la serie con Claire Daines, che ha vinto il premio per miglior attrice, miglior attore (Damien Lewis), miglior serie drama (siglando così la prima volta per Showtime) e miglior sceneggiatura, scalzando definitivamente dal podio la pluripremiata Mad Men.
A bocca quasi asciutta, come già anticipato, anche Breaking Bad, che ha trionfato solo nella categoria miglior attore non protagonista di una serie drama grazie al talentuoso Aaron Paul.
Confermato anche quest’anno il successo di Modern Family, che ha portato a casa anche quest’anno ben 4 statuette: miglior comedy, miglior attore non protagonista di una comedy (Eric Stonestreet), miglior attrice non protagonista di una comedy (Julie Bowen) e miglior regia di una comedy.

Qui tutti i premi nel dettaglio!



mercoledì 19 settembre 2012

The Apprentice ovvero la generazione dei "wannabe"


Vi avviso subito: oggi non parliamo di tv di qualità.

La tv italiana, e non solo la tv, è arrivata alla frutta ormai.
E questa non è una novità.
Personaggi da quattro soldi la fan da padrone sul piccolo schermo in prime time, e programmi di dubbio gusto spopolano sulla tv generalista e su quella a pagamento.
Notizie indecenti impazzano sul web, da Fabio Volo che va al Festival della Filosofia, ad Alessia Marcuzzi madrina del Roma Fiction Fest.
Dalle varie Miss Italia che provano a mettere in croce due verbi, alle veline che s’improvvisano attrici-cantanti-ballerine, quando probabilmente non sono neanche capaci di cuocere un uovo al tegamino, pensavo di aver visto il peggio del peggio. Dopo i vari reality di seconda scelta, i talent show dal dubbio gusto, pensavo non si potesse scendere ancora più in basso. Pensavo.
Finché, durante lo zapping, non sono incappata in The Apprentice, il nuovo “talent” di Cielo che ha per protagonista lui, il boss. No, non Bruce, ma l’iniziale è quella, la B che in questo caso sta per Briatore.
Partiamo dal presupposto che questo “programma”, fotografia trasparente e cristallina della generazione dei “wannabe”, meglio conosciuti come i “vorrei ma non posso” serve quasi esclusivamente a lasciare che il “boss” Flavio si autocelebri, ancora una volta, davanti a migliaia di telespettatori.
Dispensando consigli e frasi retoriche, l’imprenditore insegna a un team (cominciamo a usare queste parole ridondanti che tanto piacciono ai wannabe) di giovani imprenditori/manager/strategist (non chiedetemi di cosa), a diventare come lui. Sì, avete capito bene: lo scopo del programma e smerciare perle di pseudo business a un gruppetto di twenty something per insegnar loro come sfondare nel mondo dell’imprenditoria mondiale e trasformali così, da arrampicatori sociali e arrivisti quali sono, in spietati squali dell’economia italiana e non solo.
Il “fortunato vincitore” si aggiudicherà un contratto a “sei zeri” (il boss ci tiene a sottolinearlo) nella sua holding di lusso, la Billionaire Life, e avrà la fortuna di ampliare le sue conoscenze nel business, riempirsi la bocca di parole altisonanti come “team leader”, “team building”, “brand awareness”.
Caro signor Briatore, continuerò a seguirla, per vedere fino a che punto arriveremo.
Per riempirmi le orecchie con le sue frasi fatte, per ammirare la sua abbronzatura accecante e i grattacieli di Milano ripresi sullo sfondo, per invidiare tutto quel lusso e quello sfarzo che la circondano.
Ma nel mio piccolo, vorrei darle un consiglio: dica ai suoi “adepti”, a tutti quei “ragazzetti” che con un master si sentono arrivati, che non basta farfugliare qualche parola inglese, o indossare un completo elegante o un tailleur e improvvisarsi fenomeni per essere veri uomini o vere donne.
Per diventare come lei, basta vendere l’anima al diavolo, basta calpestare il prossimo.
Lo hanno fatto in tanti, mi creda.
Basta poco e lo stipendio a “6 zeri” vien da sé.
Ma si ricordi, “boss”: l’umiltà, il buon senso, l’integrità morale e il rispetto per gli altri,  una volta persi, non tornano più.

martedì 18 settembre 2012

Fall preview: calendario day-by-day di tutte le serie tv dell'autunno 2012


Essere appassionati ed esperti di serie tv, ogni tanto nuoce alla salute.
Il periodo di maggior rischio è settembre, il mese in cui tutti, ma proprio tutti (amici, parenti, conoscenti), approffittano della mie "altissime" competenze/conoscenze, per assillarmi con frasi tipo:


"Quando comincia Dexter? Devo assolutamente scoprire cosa succederà adesso tra lui e Deb!"
"Senti ma la seconda stagione di Revenge quando parte? Mi manca Emily Thorne, non resisto!"
"Ma Grey's Anantomy di solito non  inizia a metà settembre?
Come mai è in ritardo? DIo... devo sapere chi altri morirà nella nona stagione!!"

"Non vivo più senza Gosip Girl, quando riparte? Cioè, io ho bisogno di sapere se Blair e Chuck torneranno insieme!"

Ora vi svelerò un insospettabile segreto: su per giù, i telefilm riprendono OGNI anno intorno alla data di ripartenza dell'anno precedente.
Se un telefilm di norma comincia a fine settembre, difficilmente l'anno dopo inizierà nella prima settimana del mese. Basta fare i conti, basta andare a ritroso con la memoria per capire quando pressappoco comincerà la vostra serie preferita.

Ecco un esempio: se ogni anno Shameless viene trasmesso a gennaio, perché quest'anno dovrebbe ricominciare a settembre?
Ora, per aiutarvi e guidarvi nel lungo e faticoso cammino delle "Fall preview", tra un preair e pilot, tra una season premiere e una series finale (confidando ciecamente sul fatto che conosciate il significato di questi termini), ecco un link dove potrete trovare TUTTO, ma proprio TUTTO, su date, orari e partenze di ogni telefilm.

QUI (il consiglio è di salvare questo sito tra i vostri preferiti al fine di non smarrirlo nella rete e non tornare dalla sottoscritta a chiedere il link) troverete tutte le informazioni che state cercando: un calendario giornaliero degli show in partenza, un elenco delle serie che debutteranno quest'anno, una lista dettagliata e aggiornata di tutti i telefilm che quest'autunno ci terranno compagnia.


Fonte TvGuide.com




mercoledì 12 settembre 2012

Beverly Hills Cop diventa una serie tv!



Nell’ormai lontano 1984 usciva al cinema Beverly Hills Cop, primo capitolo della fortunata trilogia destinata a riscuotere un incredibile successo negli anni Ottanta.
Protagonista della pellicola, l’irresistibile Eddie Murphy, attore  carismatico diventato famoso grazie alla sua verve innata e al suo umorismo unico.
A dirigere il primo “episodio” della suddetta trilogia, Martin Brest, seguito in ordine da Tony Scott per il secondo e John Landis per quello conclusivo.
Un successo insperato, come dicevano, per il produttore Jerry Bruckheimer, che arrivò a incassare oltre 230mila dollari soltanto col primo film (per il quale ne spese solo 15mila).
Oggi, a 28 anni distanza, i nostalgici saranno (forse) felici di sapere che pochi giorni fa, Eddie Murphy ha stretto l’accordo con la CBS, per volere della Sony, per realizzare l’episodio pilota della serie ispirata al film che avrà per protagonista Aaron Fooley, figlio del celebre protagonista del film, Axel.
Non sappiamo ancora chi darà il volto ad Aaron, poliziotto che faticherà a uscire dall’ombra del padre, per ora i favoriti sembrano essere Donald Glover (Community), Keegan-Michael Key, protagonista di MadTv e Jay Pharoah, star di Snl.
Eddie Murphy, produttore esecutivo del progetto insieme a Shawn Ryan
(The Shield, Last Resort) apparirà soltanto nel pilot in qualità di capo della polizia assieme a Judge Reinhold, cooprotagonista nella pellicola.
Una trilogia indimenticabile, interpretata da un attore comico a dir poco ineguagliabile, un vero e proprio cult generazionale che molti ricordano tutt’oggi con immenso affetto.
Sarà difficile accontentare il pubblico, questo e certo, e il paragone con Murphy sarà inevitabile: in questo momento è di fondamentale importanza, per i produttori della serie, scegliere con estrema accortezza e attenzione chi andrà a vestire i panni di Aaron Fooley.
Chi l’avrà vinta secondo voi?

martedì 11 settembre 2012

9/11: never forget


New York non è una semplice città, New York è un mondo intero,
è il bene e il male, è il bianco e il nero.
New York è il paradiso e l'inferno.

Ti toglie il fiato, ti riempie il cuore, ti cambia per sempre.
New York è il primo amore, il sogno di una vita, il ricordo indimenticabile.




"È un mito, la città: le stanze e le finestre, le strade che eruttano vapore:
per ciascuno, per chiunque, un mito diverso, la testa di un idolo con occhi
di semaforo che ammiccano un tenero verde, un cinico rosso.
Questa isola, galleggiante su acqua di fiume come un iceberg di diamante,
chiamatela New York, chiamatela come vi pare: il nome non importa poiché,
arrivando dalla maggiore realtà dell'altrove, uno va alla ricerca soltanto di una città,
di un posto dove nascondersi, dove smarrire o scoprire se stesso,
per fabbricare un sogno all'interno del quale dimostrare che, dopo tutto,
non sei il brutto anatroccolo, ma un essere meraviglioso e degno di essere amato".

                                                                                                 
                                                                                                  - Truman Capote -

giovedì 6 settembre 2012

The New Normal: da vicino nessuno è normale!

 
A Ryan Murphy piace distinguersi: lui ama il chiasso, le chiacchiere, i rumors, i pettegolezzi.
Gli piace che in giro si parli di lui, nel bene o nel male.
Lo ha dimostrato, seppur velatamente, anni fa con Popular, ne ha dato ulteriore riprova con Glee per poi sottolinearlo definitivamente con American Horror Story.
Ed eccolo qui anche quest’anno, con The New Normal, a turbare la “quiete altrui”, i benpensanti, i bacchettoni, i qualunquisti, gli stessi che a tempo debito non si risparmiarono dall’additare Modern Family e Fisica e Chimica quali serie “politicamente scorrette”.
E in un attimo il suo The New Normal è stato censurato nello Utah, dall'emittente KSL-TV, ha asuscitato lo scontento e l'indignazione delle One Million Mom, ha fatto insomma esplodere un polverone e ancora prima che andasse in onda, ha fatto sì che si parlasse di Murphy e del suo voler sempre render solito l'insolito.
Partiamo dall’inizio: la nuova comedy del creatore di Glee, in onda dall’11 settembre sulla NBC, racconta le bizzarre vicissitudini di una coppia gay decisa a tutti i costi ad adottare un bebè e ad affittare così una madre surrogato.
Dopo un’accurata analisi, la scelta dei due ricade su una giovane disoccupata incasinata e alquanto bislacca già madre di una bambina,  la fotocopia della piccola (e indimenticabile) protagonista di Little Miss Sunshine.
A completare il surreale quadretto familiare, la nonna delle due, la classica donna poco propensa a invecchiare, coi i capelli ossigenati, le perle al collo e l’ironia di un serpente a sonagli.
Nel ruolo di David e Bryan, i futuri papà, rispettivamente Justin Bartha di Hangover e Andrew Rannells; in quello della madre surrogato Georgia King, mentre la sua tenera canaglia Shania, è interpretata dall’irresistibile Bebe Wood, e dulcis in fundo, nei panni della terribile granma, nientemeno che Ellen Barkin signori miei.
Il plot non è per nulla originale, il tema della coppia gay, dell’adozione con tutti gli annessi e connessi, lo avevamo senza dubbio già visto in Modern Family, e anche la comicità effettivamente non è certo quella che lascia il segno, eppure il pilot non è completamente da buttar via.
Il tono è fresco, leggero e godibile, i personaggi  adorabili, nonostante il cliché quasi d’obbligo del gay più effeminato e di quello più macho, e la storyline va giù liscia che è un piacere.
Certo è, che iniziata la guerra delle comedy il martedì sera, la lotta per la sopravvivenza sarà piuttosto faticosa per lo show del caro Ryan.

mercoledì 5 settembre 2012

You Got Me: Breaking Bad, mid-season finale



43 minuti scivolati via lisci come l’olio, con gli ultimi 30 secondi da cardiopalma.
Così si è conclusa la “mid-season” della quinta stagione di Breaking Bad, se di una vera mid-season si può parlare, considerando che gli 8 episodi conclusivi andranno in onda fra 11 mesi esatti.
Un’attesa a dir poco estenuante, più faticosa di un parto, lenta e massacrante come poche altre.
Ancora una volta, gli autori sono riusciti a lasciarci a bocca aperta, ancora una volta l’AMC ha dimostrato di poter contare su una crew di showrunner, registi e attori che a Hollywood in molti si sognano. 

ATTENZIONE: NON CONTINUARE A LEGGERE SE NON HAI VISTO LA 5x08, QUESTO POST CONTIENE SPOILER

Gliding Over All
è il titolo dell’episodio, ed è il titolo di una poesia di Walt Whitman, e se ce ne fossimo resi conto subito, forse avremmo fregato noi per una volta Vince Gilligan.
Invece no.
Ci siamo lasciati trascinare dagli eventi, ci siam fatti fregare anche stavolta, siamo rimasti come degli allocchi a fissare lo schermo al termine della puntata, restando stupiti ancora una volta dalla potenza narrativa della serie.
A cosa è servita tutta la fatica, Walt?
Le lacrime versate, i fiumi di sangue, i tuoi principi morali frantumati in mille pezzi, a cosa sono serviti se tutto è andato a puttane per una poesia di Walt Whitman?
Hai messo in gioco la tua vita, hai perso tutto, hai lasciato che il vile denaro prendesse il sopravvento, e adesso? Cosa farai adesso Walt?
Ora che stai per perdere tutto, cosa farai? Chi calpesterai, chi tradirai, dove proverai a fuggire?
Gale Boetticher tutto sommato ha avuto la sua rivincita. 
Gale Boetticher è morto in silenzio, ma da lassù, in qualche modo, ha ritrovato la voce.
Da lassù, caro Walt, Gale Boetticher ti ha fottuto
Pensavi lo avrebbe fatto Mike, e gli hai sparato a sangue freddo.
Hai fatto uccidere i suoi uomini a tradimento, come il più efferato boss criminale.
Hai giustificato l’omicidio di un bambino, hai ignorato l’odio di tua moglie, il disprezzo di Jesse, e tutto questo per cosa, Walt?
Per un mucchio infinito di banconote che non sai come spendere e per riempirti l’ego di potere e autostima?
Per sentirti invincibile, inarrivabile, imbattibile?
E invece, guarda cos’è successo, guarda quanto è figlio di puttana il destino se vuole...
Hank ti ha scoperto, senza investigare, senza sporcarsi le mani, senza neanche volerlo.
Ti ha beccato, seduto sulla tazza del cesso Walt, per colpa di un libro, di una dedica innocente, per colpa della voce di Gale Boetticher, che da lontano, è tornata prepotentemente a farsi sentire.
You got me”, scherzavi qualche puntata fa.
Yes, he got you, now”. E ora, cosa farai ora?
Che farai adesso, Heisenberg?
Non vediamo l'ora di scoprirlo. Conteremo minuti, i secondi addirittura.
Inventati qualcosa, mi raccomando.
E comunque vada, “It was an honour working with you”.

 

martedì 4 settembre 2012

Hart of Dixie: giovane dottoressa in carriera



La deliziosa Rachel Bilson torna sul piccolo schermo, da oggi 4 Settembre su Mya, con un ruolo che le si addice particolarmente, quello di una giovane dottoressa in carriera, tra un susseguirsi di storie d'amore sfortunate e bizzarri casi clinici. Un medical infarcito di love story, con un cast davvero ben collaudato.

Che Mark Pedowitz, presidente della CW, lo scorso anno avesse deciso di puntare su un target femminile ci era apparso evidente sin dagli up front di maggio, quando vennero annunciate, oltre al rinnovo di Nikita, Gossip Girl e The Vampire Diaries, nuove serie con al centro protagoniste femminili, come Ringer e The Secret Circle.
 Ma a inizio anno, Pedowitz ci aveva stupiti ulteriormente, puntando, oltre che su Sarah Michelle Gellar, anche su un altro volto noto della TV seriale d'oltreoceano, Rachel Bilson, protagonista di Hart of Dixie.
 Acclamata dal pubblico giovanile per il ruolo dell'irresistibile Summer in The O.C. e apparsa in alcuni episodi di How I Met Your Mother e Chuck come guest star, la Bilson è tornata finalmente sul piccolo schermo con un ruolo da protagonista che le si addice particolarmente, firmando così la sua seconda collaborazione con Josh Schwartz.
In Hart of Dixie, che riporta inevitabilmente alla memoria il film Tutta colpa dell'amore, con Reese Witherspoon e Patrick Dempsey, l'attrice interpreta Zoe Hart, giovane specializzanda di chirurgia in un rinomato ospedale di Manhattan, studentessa modello laureata a pieni voti e disposta a tutto pur di affermarsi come medico. Fin troppo precisa e distaccata sul lavoro, però, Zoe viene redarguita dal direttore dell'ospedale poiché poco propensa al dialogo e alla comunicazione coi propri pazienti, e spedita così in una piccola clinica dell'Alabama, un contesto più intimo e accogliente, location ideale per consentirle di approfondire rapporti interpersonali.

Giunta nella cittadina di Bluebell, una sorta di Stars Hollow (Una mamma per amica) per intenderci, per Zoe cominciano subito i guai: un pizzico snob, orgogliosa e soprattutto poco incline a stringere amicizia con gli abitanti del posto, la giovane dottoressa si ritrova presto di fronte a mille difficoltà, incomprensioni e imprevisti di ogni tipo, complice anche un passato travagliato.


Combattuta sin dai primi episodi, poiché attratta dall'unico uomo non disponibile in città, George Tucker (Scott Porter), Zoe si infatua della persona sbagliata. Avvocato di talento, innamorato, proprio come Zoe, di New York, città dove per alcuni anni ha esercitato la professione, è diverso dagli altri uomini di Bluebell e, come la protagonista, vorrebbe tornare a vivere nella Grande Mela.
Ma George è anche a un passo dal matrimonio, con Lemon Breeland (Jaime King), agguerrita nei confronti di Zoe sin dal primo giorno, dopo aver adocchiato il pericolo grazie all'infallibile fiuto di donna e figlia nientemeno che del dottor Brick (Tim Matheson), medico della città, con il quale Zoe condivide la clinica lasciatale in eredità da suo padre.
Sarà proprio la famiglia Breeland a mettere i bastoni tra le ruote a Zoe da subito, per spingerla ad abbandonare l'impresa e tornare nella Grande Mela. Alla protagonista non mancano per fortuna testardaggine e forza di volontà, pregi che le permetteranno di resistere nella piccola cittadina e in una situazione che le va stretta. Quello stesso paesino che nei primi episodi la rendeva a dir poco claustrofobica, comincerà così, piano piano, ad acquisire un fascino irresistibile, e l'amicizia col fidato Lavon (Cress Williams), ex atleta stellare e oggi sindaco di Bluebell, le regalerà il calore e l'affetto necessario per andare avanti nonostante le difficoltà.
Tra appuntamenti al buio sfortunati e pazienti capricciosi, senza rendersene nemmeno conto, Zoe attirerà su di sé l'interesse di Wade (Wilson Bethel), muscoloso latin lover, scapestrato ma in fondo dal cuore tenero.
Hart of Dixie è una serie a prima vista poco originale, carica forse di troppi personaggi "stereotipati", ma indubbiamente divertente e appassionante. Punta di diamante, il carisma di Rachel Bilson e l'inarrestabile humour scaturito dalle sue divertenti vicissitudini amorose e lavorative.

Semplice e genuino, seppur infarcito di buoni sentimenti ed esiti spesso disneyani, è l'incrocio ben riuscito tra Everwood e Men in Trees, in cui la protagonista Zoe è la giusta sintesi tra la Cristina Yang di Grey's Anatomy e la Serena Van Der Woodsen di Gossip Girl.

I personaggi secondari compongono la cornice perfetta che racchiude le (dis)avventure di Zoe, e il tratto corale che spesso assume lo show ricorda in tutto e per tutto quello di Una mamma per amica, che per sei stagioni deliziò il pubblico contando proprio su questo punto forte.
Ideato da Josh Schwartz e Leila Gerstein, il nuovo show della CW si rivolge principalmente a un pubblico femminile nella fascia tra i 18 e i 35 anni, non necessariamente appassionato di medical, poiché di medical c'è davvero poco.
Una serie molto femminile, per tutte le donne sognatrici e fan del lieto fine, dall'animo romantico e anche un pizzico sdolcinato, al passo coi tempi e fedeli al credo che amore e carriera possano camminare di pari passo.
A tutte quelle "Miranda che", come afferma la stessa Zoe nel pilot, "sognano di essere Carrie".
Ma è uno show che tutto sommato, strizza anche l'occhio al pubblico maschile, soprattutto a tutti quei fan affezionati alla Summer di the O.C. che avevano nostalgia della bella Bilson