There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.
martedì 31 gennaio 2012
Smash: metti una sera Broadway
“Somewhere over the rainbow, skies are blue and the dreams that you dare to dream, really do come true” cantava Judy Garland, sul finire degli anni Trenta, ne Il Mago di Oz, e proprio sulle note di questa canzone comincia Smash, la nuova attesissima serie della Nbc, che debutterà il 6 febbraio negli Stati Uniti sulla Nbc, e arriverà in Italia dopo una manciata di giorni, il 19, sul canale Mya di Mediaset Premium.
Sullo sfondo di un’incantevole New York, tra le case in mattoncini rossi del Meatpacking District di giorno e le “mille luci di Broadway” di notte, la strada di attori in erba o presunti tali, cameriere dall’ugola d’oro e ballerine in cerca di gloria, incrocia quella di produttori e attori teatrali, alla ricerca di un successo in grado di lasciare il segno nel panorama artistico della Grande Mela.
A dar voce a questo gruppo di artisti, un rinomato cast di attori: da Debra Messing, indimenticabile Grace in Will&Grace, nei panni dell’autrice di musical Julia Houston, a Christian Borle in quelle del suo partner professionale Tom Leavitt, dal premio Oscar Anjelica Houston nelle vesti di Eileen Rand, stoica e cinica produttrice di Broadway, al dispotico regista Derek Willis, interpretato dall’affascinante Jack Davenport (Flash Forward, (I Love Radio Rock).
Al centro di tutto, lei, l’unica e sola, Marilyn Monroe e il ricordo indelebile che è riuscita a lasciare in eredità al mondo intero. Oggi più che mai, cinquant’anni dopo la sua scomparsa, la memoria della stella di A qualcuno piace caldo meravigliosa commedia di Billy Wilder del 1959, viene ricordata in una splendida serie che racconta la realizzazione di un musical su Norma Jane, alias Marilyn, l’attrice più famosa del cinema di tutti i tempi.
La prima stagione verterà appunto sulle fasi preliminari della costruzione del musical, passando per i casting e la stesura del copione, per giungere quindi, nella season finale, al debutto sul palcoscenico. Al centro delle vicende, accanto al team di produttori appunti, due (aspiranti) attrici totalmente diverse l’una dall’altra, entrambe in lizza per aggiudicarsi la parte e realizzare il sogno di portare la Monroe sotto i riflettori di fronte all’esigente pubblico newyorkese.
La prima, Ivy, bionda, conturbante e sensuale, è una ballerina alla ricerca di una parte che dia finalmente credito al suo talento, ed è interpretata da uno dei volti più stimati di Broadway, Megan Hilty.
La seconda, Karen, timida ed esile, è una ragazza dell’Iowa arrivata a NY in cerca di gloria, impersonata da Katharine McPhee, seconda classificata ad American Idol, che sin dai primi minuti del pilot colpisce per la sua voce calda e intensa che spicca in una versione originale e ritmata di Beautiful di Christina Aguilera.
A dare del filo da torcere alle due rivali, a metà stagione, l’arrivo di una viziata e capricciosa starlette di Hollywood, cui presterà il volto (per cinque episodi) nientemeno che Uma Thurman.
Punti cardine di Smash, oltre a location e cast, senza dubbio una sceneggiatura ben strutturata e scandita da splendidi dialoghi e una regia (Michael Mayer) da far invidia al grande schermo, coadiuvata da una fotografia di tutto rispetto e da una scenografia degna delle migliori pellicole hollywoodiane.
Il giusto connubio di brani storici e coreografie impeccabili, vi condurranno nel cuore di un vero e proprio musical, più autentico e verosimile rispetto a quelli cui siamo stati abituati sul piccolo schermo, su tutti il Glee di Ryan Murphy.
Una serie (prodotta tra gli altri anche da Steven Spielberg) che senza dubbio riuscirà a lasciare il segno, celebrando non solo il mito di Marilyn e dell’America di quegli anni irraggiungibili, ma aggiungendo qualcosa nel panorama seriale di quest’anno, con un prodotto che ancora una volta ci lascerà dubbiosi, a chiederci nuovamente se quella che stiamo vivendo possa essere davvero la nuova “Golden Age” delle serie tv.
sabato 28 gennaio 2012
Stracult&Stracotti: The Firm vs. 90210
Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl su Telefilm Cult !
Le novità, a parer mio, meritano sempre una chance, soprattutto quando si tratta di serie con un ottimo potenziale, come nel caso dello stracult di questa settimana, The Firm – Il Socio, il sequel televisivo dell’omonimo successo cinematografico del 1993, tratto dal best seller di John Grisham, diretto da un maestro come Sidney Pollack. Creata da Lukas Reiter (The Practice, Boston Legal), la serie riparte dieci anni dopo gli avvenimenti narrati nella pellicola cinematografica e vede Mitch McDeere (Josh Lucas) che, dopo essere uscito finalmente dal programma protezione testimoni, si ritrova ad affrontare nuovi ostacoli e nuove sfide per proteggere la sua famiglia e i suoi clienti, facendo inevitabilmente i conti con il passato e con la mafia in cerca di vendetta nei suoi confronti. The Firm si sviluppa su due diversi piani temporali sin dal pilot che vede prima Mitch in fuga dai malviventi che gli danno la caccia, e dopo lo stesso ma sei settimane prima che tutto cominciasse. La trama si snoda con una storyline orizzontale piuttosto intrigante, inframmezzata dai casi settimanali con cui l’avvocato e i suoi dovranno confrontarsi di volta in volta. Strizzando l’occhio a The Good Wife e Damages, la serie di Reiter parte svantaggiata su un network, come la Nbc, che già nella precedente midseson esordì con i pessimi ascolti di The Cape, e che anche stavolta sembra trovare purtroppo conferma nel deludente riscontro di pubblico nel corso della doppia season première, che ha registrato solo 6,3 milioni di spettatori con un rating del 1,4 nella fascia 18-49 (ancora peggio il terzo episodio, 4,3 milioni, rating 1,0). A dispetto degli ascolti però, il giudizio per questo legal drama per ora è positivo, nonostante sia partito in sordina: l’idea c’è, la sostanza anche e il cast è di tutto di rispetto.
E anche stavolta, pollice in giù per un altro teen drama sul viale del tramonto, 90210 che proprio come gli altri due show in onda sulla CW Gossip Girl e One Tree Hill, già fortemente criticati nei giorni scorsi, sembra aver imboccato ormai una strada senza ritorno. Carente sotto tutti i punti di vista, il sequel della serie madre di Aaron Spelling, Beverly Hills 90210, caposaldo del genere sin dagli anni Novanta, in realtà non mi aveva mai convinta del tutto. Sin dagli albori la serie si era rivelata piuttosto banale e prevedibile, ma la speranza che azzeccasse il binario giusto col passare del tempo era stata alimentata da piccole avvisaglie qua e là, quando nel corso di alcuni episodi, le scelte autoriali erano sembrate convincenti. Niente da fare invece, la bella AnnaLynne McCord e tutta la sua compagnia, alla fine dei conti, sembrano aver davvero poco da raccontare e da trasmettere al pubblico, e aldilà di fisici scolpiti, outfit all’ultima moda e un’incantevole spiaggia dorata a far da cornice, resta ben poco. Un teen drama davvero scarso, la cui debolezza è corroborata da uno script fiacco e ripetitivo, un cast bello ma senz’anima e una pochezza di contenuti senza precedenti.
giovedì 26 gennaio 2012
Happy Endings: tutti sognano il lieto fine
La divertente comedy della Abc arriva su Fox il 26 gennaio alle 21.00, con un cast giovane e brillante e una sceneggiatura irresistibile. Siete pronti a farvi quattro risate? Non perdete la première di happy Endings allora!
A volte è davvero difficile lasciarsi il ricordo di una splendida serie tv alle spalle: Sex and the City, Lost, Friends (e la lista potrebbe continuare all’infinito), hanno lasciato un ricordo bellissimo nella mente di milioni di fan in tutto il mondo, e spesso anche un vuoto da colmare, soprattutto per i grandi appassionati di appassionati delle tv seriale. Un peso gravoso per i telefilm ai quali è stato affidato l’arduo compito di sostituirli nel tempo, e anche se quantità e qualità non sempre vanno di pari passo, negli ultimi anni, il mondo delle serie tv ci ha regalato e continua regalarci, ottimi show con cui “consolarci”.
Per restare in tema di comedy sui twentysomething, una nuova serie, giunta alla seconda stagione negli States è pronta a sbarcare anche in Italia, Happy Endings, e debutterà questa sera su Fox alle 21.00.
Creata da Dave Caspe, la serie, la cui prima stagione si articola in 13 episodi, ribalta sin dai primi minuti il significato del titolo, partendo dal naufragio del matrimonio di una delle coppie protagoniste, Alex e Dave. Coppia d’oro sin dai tempi del liceo, innamorati e felici nonostante il trascorrere degli anni, esempio per tutti, amici e parenti, a un passo dal “sì”, i due fidanzati storici, ci ripensano, o meglio, la sposa, abbandona letteralmente il futuro marito sull’altare. Niente tradimenti o colpi di testa dietro la vicenda però, solo l’umana incertezza di compiere il passo più lungo della gamba ad assalire la bella Alex e a farle cambiare direzione inaspettatamente. A confortare Dave, dopo la brusca rottura, oltre a scappatelle da bar e serate trasgressive, i fedeli amici Brad e Max, felicemente sposato il primo, felicemente gay il secondo. A fare da contraltare dalla parte femminile, la moglie di Brad nonché sorella di Alex, Jane e l’eterna single Penny, donna in carriera alla disperata ricerca dell’uomo perfetto.
Nel classico e collaudato schema delle sitcom, Happy Endings si concentra quindi su un variegato gruppetto di amici che davanti a un drink, un caffè o un brunch, si confrontano, consolano e a volte rassicurano, su gioie e dolori della vita quotidiana, problemi affettivi, lavorativi, familiari. Il tipico quadretto da cha sempre diverte e intrattiene il pubblico dai “20 in su” con gag e battute spesso ciniche sarcastiche.
Nel ruolo di Dave, neo scapolo in cerca di nuove avventure, l’aitante Zachary Knighton, già visto in Flashforward, e in quello di Alex la bravissima Elisha Cutberth, che i fan di 24 ricorderanno per il ruolo di Kim, la figlia di Jack Bauer (Kiefer Sutherland).
A vestire i panni del divertentissimo Max, definito da molti come “il più etero tra i gay” in questa serie, il semi-sconosciuto Adam Pally, attore brillante e di gran talento, perfetto nel ruolo grazie alle sue ottime doti recitative e agli azzeccatissimi tempi comici. Convincente anche Casey Wilson, la svampita e impacciata Penny, da anni in attesa del Principe Azzurro e sempre pronta a combattere per conquistare l’uomo giusto con cui sistemarsi una volta per tutte. Damon Wayans Jr., figlio di Damon Wayans protagonista indimenticabile di Tutto In Famiglia (che appare come guest star in un episodio), presta il volto a Brad, marito fedele e premuroso di Jane (Eliza Coupe Scrubs, Community), quarantenne tutta d’un pezzo, morigerata e precisa, sempre attenta e minuziosa in tutto quello che fa.
Un cast fresco e frizzante, mai noioso seppur in alcuni casi ricordi troppo personaggi già noti sul piccolo schermo: se Jane infatti ricorda per certi versi la Monica di Friends, Penny dal canto suo, potrebbe essere uscita da una qualsiasi serie che ha per protagoniste donne single in carriera in una grande metropoli, da Sex and the City a Lipstick Jungle e Cashmere Mafia.
Nonostante la sensazione di “già visto” però, Happy Endings merita perché è una serie leggera e divertente, senza troppe pretese, anzi gradevole e ricca di spunti interessanti.
È politically correct, esilarante e genuina, seppur meno originale rispetto a comedy di successo come How I Met Your Mother, solo per citarne una. Ciò che manca davvero è il vero approfondimento psicologico dei personaggi, ma contando gli esigui episodi della prima stagione, con i ventidue della seconda (attualmente in onda negli USA) gli autori promettono scintille, quindi non resta che aspettare e farsi intanto quattro risate con questi 13 brevi capitoli.
Il ritmo, veloce e scattante, si farà un po’ altalenante a metà stagione, quando lo show perderà un po’ di verve raggomitolandosi su situazioni prevedibili, per risalire poi visibilmente verso il finale di stagione.
Happy Endings è una comedy sì piuttosto semplice, ma spumeggiante e spiritosa al punto giusto, perfetta per staccare la spina tra un procedural e un drama.
Altre info? Foto e video? Corri su Movieplayer!
Per restare in tema di comedy sui twentysomething, una nuova serie, giunta alla seconda stagione negli States è pronta a sbarcare anche in Italia, Happy Endings, e debutterà questa sera su Fox alle 21.00.
Creata da Dave Caspe, la serie, la cui prima stagione si articola in 13 episodi, ribalta sin dai primi minuti il significato del titolo, partendo dal naufragio del matrimonio di una delle coppie protagoniste, Alex e Dave. Coppia d’oro sin dai tempi del liceo, innamorati e felici nonostante il trascorrere degli anni, esempio per tutti, amici e parenti, a un passo dal “sì”, i due fidanzati storici, ci ripensano, o meglio, la sposa, abbandona letteralmente il futuro marito sull’altare. Niente tradimenti o colpi di testa dietro la vicenda però, solo l’umana incertezza di compiere il passo più lungo della gamba ad assalire la bella Alex e a farle cambiare direzione inaspettatamente. A confortare Dave, dopo la brusca rottura, oltre a scappatelle da bar e serate trasgressive, i fedeli amici Brad e Max, felicemente sposato il primo, felicemente gay il secondo. A fare da contraltare dalla parte femminile, la moglie di Brad nonché sorella di Alex, Jane e l’eterna single Penny, donna in carriera alla disperata ricerca dell’uomo perfetto.
Nel classico e collaudato schema delle sitcom, Happy Endings si concentra quindi su un variegato gruppetto di amici che davanti a un drink, un caffè o un brunch, si confrontano, consolano e a volte rassicurano, su gioie e dolori della vita quotidiana, problemi affettivi, lavorativi, familiari. Il tipico quadretto da cha sempre diverte e intrattiene il pubblico dai “20 in su” con gag e battute spesso ciniche sarcastiche.
Nel ruolo di Dave, neo scapolo in cerca di nuove avventure, l’aitante Zachary Knighton, già visto in Flashforward, e in quello di Alex la bravissima Elisha Cutberth, che i fan di 24 ricorderanno per il ruolo di Kim, la figlia di Jack Bauer (Kiefer Sutherland).
A vestire i panni del divertentissimo Max, definito da molti come “il più etero tra i gay” in questa serie, il semi-sconosciuto Adam Pally, attore brillante e di gran talento, perfetto nel ruolo grazie alle sue ottime doti recitative e agli azzeccatissimi tempi comici. Convincente anche Casey Wilson, la svampita e impacciata Penny, da anni in attesa del Principe Azzurro e sempre pronta a combattere per conquistare l’uomo giusto con cui sistemarsi una volta per tutte. Damon Wayans Jr., figlio di Damon Wayans protagonista indimenticabile di Tutto In Famiglia (che appare come guest star in un episodio), presta il volto a Brad, marito fedele e premuroso di Jane (Eliza Coupe Scrubs, Community), quarantenne tutta d’un pezzo, morigerata e precisa, sempre attenta e minuziosa in tutto quello che fa.
Un cast fresco e frizzante, mai noioso seppur in alcuni casi ricordi troppo personaggi già noti sul piccolo schermo: se Jane infatti ricorda per certi versi la Monica di Friends, Penny dal canto suo, potrebbe essere uscita da una qualsiasi serie che ha per protagoniste donne single in carriera in una grande metropoli, da Sex and the City a Lipstick Jungle e Cashmere Mafia.
Nonostante la sensazione di “già visto” però, Happy Endings merita perché è una serie leggera e divertente, senza troppe pretese, anzi gradevole e ricca di spunti interessanti.
È politically correct, esilarante e genuina, seppur meno originale rispetto a comedy di successo come How I Met Your Mother, solo per citarne una. Ciò che manca davvero è il vero approfondimento psicologico dei personaggi, ma contando gli esigui episodi della prima stagione, con i ventidue della seconda (attualmente in onda negli USA) gli autori promettono scintille, quindi non resta che aspettare e farsi intanto quattro risate con questi 13 brevi capitoli.
Il ritmo, veloce e scattante, si farà un po’ altalenante a metà stagione, quando lo show perderà un po’ di verve raggomitolandosi su situazioni prevedibili, per risalire poi visibilmente verso il finale di stagione.
Happy Endings è una comedy sì piuttosto semplice, ma spumeggiante e spiritosa al punto giusto, perfetta per staccare la spina tra un procedural e un drama.
Altre info? Foto e video? Corri su Movieplayer!
and the winner is..
Non amo particolarmente le “catene”, che siano via mail o sms o tramite social network, le trovo inutili e prive di senso. L’iniziativa The Versatile Blog Award però, mi ha colpito particolarmente: è un'idea semplice e divertente per conoscersi e farsi conoscere nell’universo dei blog. Un modo veloce e originale per raccontare qualcosa in più di noi, e scoprire qualcosa in più di voi, blogger sperduti dietro uno schermo.
Vorrei innanzitutto ringraziare Kelvin di Solaris, Mela Amara del suo omonimo Atelièr e l'amica Sarchy per aver premiato il mio piccolo blog: siete stati davvero carini e con immenso piacere, ricambio volentieri! (e ringrazio anche i "posteri", MemoriaRem e Morgana, RecensioniDiPancia)
The Versatile Blogger segue due regole molto semplici:
1. Elencare 7 cose che vi riguardano di persona.
2. Premiare altri 15 blogger e comunicarglielo con un commento
1. Elencare 7 cose che vi riguardano di persona.
2. Premiare altri 15 blogger e comunicarglielo con un commento
Iniziamo allora?
1) Compro più libri di quanti poi riesca a leggerne
2) Adoro abbinare smalto e ombretto con accessori, scarpe e vestiti
3) Amo fotografare qualsiasi cosa, soprattutto le piccole cose, cogliere un momento particolare, immortalarlo per sempre
4) Mi commuovo per niente, forse fin troppo, ma sono fatta così e a trent’anni non penso di poter cambiare
5) A volte vorrei essere Alice nel Paese delle Meraviglie, o Dorothy ne Il Mago di OZ, o ancora Amélie nel suo Favoloso Mondo
6) Resto a bocca aperta quando vedo un arcobaleno, una stella luminosa più delle altre, i girasoli che sorridono guardando il cielo
7) Vorrei vivere a Londra o a New York, le città dove ho lasciato un pezzo del mio cuore
And now, the winner is.... (ho sempre sognato di dire questa frase!)
... in ordine puramente casuale..
1) Solaris
2) Mela Amara
3) Come Asfalto
11) Nowhere Man
12) Miss Valerie
martedì 24 gennaio 2012
Gossip Girl: teen drama sul viale del tramonto
La serie di Josh Schwartz debutta questa sera su Mya con la quinta stagione, che non convince i fan, annoiati dalle innumerevoli situazioni ripetitive e dalla sceneggiatura debole. Che sia il declino definitivo di uno degli show più amati degli ultimi anni?
Negli anni Novanta grazie a telefilm come Beverly Hills 90210, dell’inimitabile Aaron Spelling, un genere su tutti sbarcò il lunario, il teen drama, che con Dawson’s Creek prima e The OC poi, passando per sottogeneri come Buffy L’Ammazzavampiri, Roswell, Veronica Mars, attirò a sé orde di adolescenti in tutto il mondo, macinando un successo dopo l’altro.
Che il teen drama si trovi oggi nel bel mezzo di un momento di crisi nera, è cosa nota e risaputa ormai, e sembra si sia arrivati al punto di non poter dire neanche più“salvo rare eccezioni”.
Dai più celebri a quelli più di nicchia, le serie dedicate a un pubblico adolescente e non solo, sembrano giunte a tutti gli effetti al capolinea, nonostante i numerosi tentativi di legarle a un genere decisamente più fortunato, il fantasy.
Se nella prima cerchia, tra le più deludenti già da qualche stagione possiamo annoverare evergreen come One Tree Hill, 90210, Gossip Girl, nella seconda, esempi più recenti potrebbero essere Teen Wolf, The Secret Circle e The Vampire Diaries, le uniche che, nonostante pregi e difetti, riescono in qualche modo a toccare ancora le note dello spettatore e a mantenere un cospicuo seguito del pubblico (soprattutto nel caso dei vampiri della CW).
Senza il connubio con l’elemento soprannaturale l’impressione insomma è che il teen drama non basti più e abbia poche possibilità, alla lunga, di sopravvivere.
L’esempio lampante di questa crisi di “mezza età” che ha investito il genere, è Gossip Girl, serie di Josh Schwartz del 2007 giunta negli Usa a metà della quinta stagione, che stasera debutterà alle 21.00 in prima serata sul canale Mya di Mediaset Premium.
Se già con la quarta stagione, tra alti e bassi, soprattutto bassi, il giudizio finale era stato piuttosto negativo, a causa del non sense generale insito nelle storyline e la scadente qualità di dialoghi e sceneggiatura, con la quinta purtroppo, gli autori sembrano addirittura essere arrivati a raschiare il fondo del barile, tanto da spingere i fan ad augurarsi in più di un’occasione che il rinnovo previsto per il prossimo anno venga cancellato.
A causa degli interminabili intrecci portati in scena che il più delle volte si dilungano in un susseguirsi di tormentoni infiniti e monotoni, le vicissitudini dei ragazzi dell’Upper East Side hanno un effetto soporifero sugli spettatori. A farla da padrone ormai, la ridondanza di colpi di scena fallimentari, da cui si evince una disperata ricerca di stupire con situazioni paradossali e poco credibili.
Non diverte, non sorprende, non emoziona: il telefilm della CW sembra essere arrivato alla frutta e risulta impossibile, con tutta la buona volontà, salvare o estrapolare qualcosa di buono dalla matassa.
I personaggi sono ormai delle caricature di loro stessi: a partire da Serena (Blake Lively), talmente bella e splendente da risultare stucchevole, inverosimile nel nuovo ruolo che le si vuol dare, quello della giornalista più gettonata di Manhattan dopo un paio di articoli di gossip pubblicati su un sito di “serie b.”
Lo stesso Chuck Bass (Ed Westwick), punto forte della serie, è ormai irriconoscibile: nella parte del reo pentito dei misfatti compiuti sinora, adesso che ha perso (apparentemente) la sua amata Blair (Leighton Meester), cerca di redimersi con escamotage di bassa lega.
La Waldorf, impegnata nei preparativi del suo matrimonio con il principe Louis (Hugo Becker) e una gravidanza inaspettata (ebbene sì, è lei il personaggio in dolce attesa, come scopriremo a inizio stagione in Beauty and the Feast), ha smesso di divertire con le gag ironiche che da sempre l’avevano contraddistinta e si limita semplicemente a interpretare l’eterna indecisa in un lagnoso tran tran di dubbi su chi scegliere tra i due pretendenti, mentre Dan (Penn Badgley) cerca di conquistarla senza un motivo valido o una precisa ragione.
Guest star come Liz Hurley nel ruolo della magnate dell’editoria scandalistica che cerca di sedurre Nate (Chase Crawford) e quello della stimata fashion designer Vera Wang (nell’episodio The End of the Affair) servono a poco, se non a imbrogliare ancora di più la fitta rete di situazioni lasciate in sospeso e spesso prive di logica, a cui di puntata in puntata di tenta di dare un finale plausibile e poco convincente.
Non aspettatevi quindi grossi colpi di scena o novità eclatanti: è una stagione esile e costellata di luoghi comuni, fiacca sotto tutti i punti di vista, irriconoscibile rispetto agli anni precedenti.
Quel che resta di Gossip Girl insomma? Una parata di giovani attori belli e seducenti, vestiti da stilisti famosi e immortalati in una New York patinata e poco realistica, nel vano tentativo di emulare il fascino di Sex and the City, il risultato che ne consegue però, è una copia sbiadita e poco originale.
Gossip Girl ha perso per strada quel brio e quella freschezza che in questi anni l’avevano reso uno dei teen drama più interessanti e amati dal pubblico e dalla critica, trasformandosi irrimediabilmente in una serie con poche cose da raccontare, scandite da intrighi divenuti alla lunga banali e ripetitivi e da una trama prevedibile e per nulla allettante.
Vai su Movieplayer.it!
Che il teen drama si trovi oggi nel bel mezzo di un momento di crisi nera, è cosa nota e risaputa ormai, e sembra si sia arrivati al punto di non poter dire neanche più“salvo rare eccezioni”.
Dai più celebri a quelli più di nicchia, le serie dedicate a un pubblico adolescente e non solo, sembrano giunte a tutti gli effetti al capolinea, nonostante i numerosi tentativi di legarle a un genere decisamente più fortunato, il fantasy.
Se nella prima cerchia, tra le più deludenti già da qualche stagione possiamo annoverare evergreen come One Tree Hill, 90210, Gossip Girl, nella seconda, esempi più recenti potrebbero essere Teen Wolf, The Secret Circle e The Vampire Diaries, le uniche che, nonostante pregi e difetti, riescono in qualche modo a toccare ancora le note dello spettatore e a mantenere un cospicuo seguito del pubblico (soprattutto nel caso dei vampiri della CW).
Senza il connubio con l’elemento soprannaturale l’impressione insomma è che il teen drama non basti più e abbia poche possibilità, alla lunga, di sopravvivere.
L’esempio lampante di questa crisi di “mezza età” che ha investito il genere, è Gossip Girl, serie di Josh Schwartz del 2007 giunta negli Usa a metà della quinta stagione, che stasera debutterà alle 21.00 in prima serata sul canale Mya di Mediaset Premium.
Se già con la quarta stagione, tra alti e bassi, soprattutto bassi, il giudizio finale era stato piuttosto negativo, a causa del non sense generale insito nelle storyline e la scadente qualità di dialoghi e sceneggiatura, con la quinta purtroppo, gli autori sembrano addirittura essere arrivati a raschiare il fondo del barile, tanto da spingere i fan ad augurarsi in più di un’occasione che il rinnovo previsto per il prossimo anno venga cancellato.
A causa degli interminabili intrecci portati in scena che il più delle volte si dilungano in un susseguirsi di tormentoni infiniti e monotoni, le vicissitudini dei ragazzi dell’Upper East Side hanno un effetto soporifero sugli spettatori. A farla da padrone ormai, la ridondanza di colpi di scena fallimentari, da cui si evince una disperata ricerca di stupire con situazioni paradossali e poco credibili.
Non diverte, non sorprende, non emoziona: il telefilm della CW sembra essere arrivato alla frutta e risulta impossibile, con tutta la buona volontà, salvare o estrapolare qualcosa di buono dalla matassa.
I personaggi sono ormai delle caricature di loro stessi: a partire da Serena (Blake Lively), talmente bella e splendente da risultare stucchevole, inverosimile nel nuovo ruolo che le si vuol dare, quello della giornalista più gettonata di Manhattan dopo un paio di articoli di gossip pubblicati su un sito di “serie b.”
Lo stesso Chuck Bass (Ed Westwick), punto forte della serie, è ormai irriconoscibile: nella parte del reo pentito dei misfatti compiuti sinora, adesso che ha perso (apparentemente) la sua amata Blair (Leighton Meester), cerca di redimersi con escamotage di bassa lega.
La Waldorf, impegnata nei preparativi del suo matrimonio con il principe Louis (Hugo Becker) e una gravidanza inaspettata (ebbene sì, è lei il personaggio in dolce attesa, come scopriremo a inizio stagione in Beauty and the Feast), ha smesso di divertire con le gag ironiche che da sempre l’avevano contraddistinta e si limita semplicemente a interpretare l’eterna indecisa in un lagnoso tran tran di dubbi su chi scegliere tra i due pretendenti, mentre Dan (Penn Badgley) cerca di conquistarla senza un motivo valido o una precisa ragione.
Guest star come Liz Hurley nel ruolo della magnate dell’editoria scandalistica che cerca di sedurre Nate (Chase Crawford) e quello della stimata fashion designer Vera Wang (nell’episodio The End of the Affair) servono a poco, se non a imbrogliare ancora di più la fitta rete di situazioni lasciate in sospeso e spesso prive di logica, a cui di puntata in puntata di tenta di dare un finale plausibile e poco convincente.
Non aspettatevi quindi grossi colpi di scena o novità eclatanti: è una stagione esile e costellata di luoghi comuni, fiacca sotto tutti i punti di vista, irriconoscibile rispetto agli anni precedenti.
Quel che resta di Gossip Girl insomma? Una parata di giovani attori belli e seducenti, vestiti da stilisti famosi e immortalati in una New York patinata e poco realistica, nel vano tentativo di emulare il fascino di Sex and the City, il risultato che ne consegue però, è una copia sbiadita e poco originale.
Gossip Girl ha perso per strada quel brio e quella freschezza che in questi anni l’avevano reso uno dei teen drama più interessanti e amati dal pubblico e dalla critica, trasformandosi irrimediabilmente in una serie con poche cose da raccontare, scandite da intrighi divenuti alla lunga banali e ripetitivi e da una trama prevedibile e per nulla allettante.
Vai su Movieplayer.it!
Topics:
90210,
Beverly Hills 90210,
Blake Lively,
Gossip Girl,
Leighton Meester,
One Tree Hill,
Sex and the City,
Teen Wolf,
Teenager,
The CW,
The Secret Circle,
The Vampire Diaries,
Tv Series
sabato 21 gennaio 2012
Alcatraz: la nuova serie di JJ Abrams vs. One Tree Hill e la crisi del teen drama
Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl su TelefilmCult!
Pollice su questa settimana per Alcatraz, la nuova serie Stracult di (san) J.J. Abrams, che dopo le prime due puntate conferma le aspettative fiduciose dei fan.
Prima di elencarne pregi e eventualmente difetti, partiamo però da un presupposto fondamentale: se come me siete affetti da una forte Lost-algia, se per voi i losties erano molto più che semplici personaggi di finzione e abbandonando l’isola hanno lasciato un vuoto incolmabile nel vostro cuore, nulla sostituirà mai Lost nella vostra mente, fatevene una ragione. Detto ciò, se da tempo eravate alla disperata ricerca di un ottimo sostituto di Fringe (a rischio chiusura), finalmente potete tirare un sospiro di sollievo. Mettete da parte Person of Interest se non vi ha convinti, e sintonizzatevi su Alcatraz, il valoroso sostituto, sul canale Fox, di quel deludente esperimento dal titolo Terra Nova.
10 milioni di spettatori per la première di stagione, il 10% di share in più rispetto al flop firmato Spielberg (preannunciato come la serie evento dell’anno), sancendo il miglior debutto di uno show sul network negli ultimi tre anni. La storia è intrigante e originale, grazie anche e soprattutto all’ambientazione: come location, infatti, la scelta è ricaduta sulla misteriosa isola di Alcatraz, dove dallo storico carcere di massima sicurezza si intravede la baia di San Francisco. Qui, pericolosi detenuti scomparsi nel nulla nel 1963, si ritrovano catapultati ai giorni nostri, senza riportare i segni del tempo e della vecchiaia, pronti a compiere efferati omicidi per motivi ancora ignoti. La serie è strutturata in chiave procedural, con episodi sviluppati (proprio come in Fringe), con trama verticale e casi autoconclusivi di puntata in puntata. Le inconfondibili musiche di Michael Giacchino conferiscono tensione e pathos alla storia, e nel cast brilla più che mai la performance di Jorge Garcia, in cui inevitabilmente tutti i fan ritrovano l’adorato Hugo del volo Oceanic 815.
Prima di elencarne pregi e eventualmente difetti, partiamo però da un presupposto fondamentale: se come me siete affetti da una forte Lost-algia, se per voi i losties erano molto più che semplici personaggi di finzione e abbandonando l’isola hanno lasciato un vuoto incolmabile nel vostro cuore, nulla sostituirà mai Lost nella vostra mente, fatevene una ragione. Detto ciò, se da tempo eravate alla disperata ricerca di un ottimo sostituto di Fringe (a rischio chiusura), finalmente potete tirare un sospiro di sollievo. Mettete da parte Person of Interest se non vi ha convinti, e sintonizzatevi su Alcatraz, il valoroso sostituto, sul canale Fox, di quel deludente esperimento dal titolo Terra Nova.
10 milioni di spettatori per la première di stagione, il 10% di share in più rispetto al flop firmato Spielberg (preannunciato come la serie evento dell’anno), sancendo il miglior debutto di uno show sul network negli ultimi tre anni. La storia è intrigante e originale, grazie anche e soprattutto all’ambientazione: come location, infatti, la scelta è ricaduta sulla misteriosa isola di Alcatraz, dove dallo storico carcere di massima sicurezza si intravede la baia di San Francisco. Qui, pericolosi detenuti scomparsi nel nulla nel 1963, si ritrovano catapultati ai giorni nostri, senza riportare i segni del tempo e della vecchiaia, pronti a compiere efferati omicidi per motivi ancora ignoti. La serie è strutturata in chiave procedural, con episodi sviluppati (proprio come in Fringe), con trama verticale e casi autoconclusivi di puntata in puntata. Le inconfondibili musiche di Michael Giacchino conferiscono tensione e pathos alla storia, e nel cast brilla più che mai la performance di Jorge Garcia, in cui inevitabilmente tutti i fan ritrovano l’adorato Hugo del volo Oceanic 815.
A sprofondare nella categoria Stracotti, senza speranze di miglioramento all’orizzonte, è One Tree Hill, lo show della CW firmato Mark Schwhan. A ulteriore riprova della profonda crisi in cui è precipitato il teen drama da un paio d’anni a questa parte, basta vedere l’esempio di Gossip Girl, 90210 e simili, OTH è ripartito la scorsa settimana in mid-season, con la nona estenuante stagione. Arrivato al capolinea già nel corso della quinta stagione, il telefilm è letteralmente alla frutta, e dopo aver perso per strada personaggi chiave come Lucas e Peyton (Chad Michael Murray e Hilary Burton), ha smarrito la verve e l’originalità che nel 2003 lo avevano reso il degno erede di Dawson’s Creek. Da trascinatore del genere dedicato agli adolescenti qual era, si è trasformato negli anni in un fantasma di sé stesso, diventando un groviglio di situazione già viste, intrecci noiosi e ripetitivi e colpi di scena banali e prevedibili.
Ciò che si evince sempre più, ormai, è che se il teen drama conserva ancora qualche possibilità di sopravvivere, potrà farlo solo attraverso la contaminazione di generi, nello specifico, con l’apporto di elementi fantasy nella trama: Vampire Diaries docet.
Ciò che si evince sempre più, ormai, è che se il teen drama conserva ancora qualche possibilità di sopravvivere, potrà farlo solo attraverso la contaminazione di generi, nello specifico, con l’apporto di elementi fantasy nella trama: Vampire Diaries docet.
Iscriviti a:
Post (Atom)