There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

lunedì 29 agosto 2011

Un sorso in più

“e la vita continua anche senza di noi
che siamo lontani ormai
da tutte quelle situazioni che ci univano
da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
da tutte quelle situazioni che non tornano mai”

Claudio perde la moglie mentre lei è in attesa del loro terzo figlio, il piccolo Vasco.
Per lui la vita finisce in quel momento, a trent’anni appena, quando all’improvviso resta solo con tre figli da crescere e il cuore spezzato e per lui, non esiste più un benché minimo futuro che abbia senso.
Claudio arranca da mattina a sera nel mondo degli appalti e dei cantieri, una realtà faticosa e spesso difficile, dove per due lire, si lascia bacchettare da un capo incompetente e arraffone, il classico mezz’uomo che sfoga sui suoi operai le frustrazioni di una vita ingiusta.
Un giorno l’illuminazione, e il passo più lungo della gamba, e Claudio decide di passare da garzone, a padrone, tentando l’affare del secolo, investendo i pochi risparmi di una vita per prendere un appalto in carica.
Ogni centesimo sudato fino a quel momento, in un progetto edilizio senza futuro, e Claudio, con pargoli al seguito, cade nel baratro, e imbocca un tunnel, dal quale uscire, è pressoché impossibile: quello dei debiti.
Nell’Italia dove tutto ruota intorno al denaro, in una società dove nessuno guarda in faccia nessuno, in una Roma di periferia, assente e distaccata, lui si ritrova solo, a elemosinare un prestito, a scongiurare la sorella di dargli una mano, a mortificarsi per due soldi per poter pagare quattro immigrati disperati che lo aiutano in cantiere.
Claudio a testa bassa che si umilia per un piatto di pasta.
Claudio che rimpiange la moglie e la loro piccola realtà perfetta.
Claudio che si lascia divorare il fegato dai debiti, per quei maledetti soldi che non bastano mai, e lo trasformano in un padre assente, che cerca di colmare con beni materiali, l’affetto che non riesce a trasmettere ai figli, ora che la morte della moglie gli ha portato via tutto l’amore che aveva da dare.
E anche se di quell’affetto mancato, i figli ne pagheranno il prezzo per sempre, lui non riesce a comportarsi diversamente, perché quando ai tuoi figli non puoi dare da mangiare, tutto prende il sopravvento.
Quando senti di non aver più un briciolo d’amor proprio e di te stesso non ti importa più niente, provi a regalare un sorso di felicità in più alle persone che ami davvero, a modo tuo, anche correndo il rischio di non dimostrarglielo affatto.
Quando rischi di andare a fare il facchino per portare a casa cinquanta euro, il tempo per un abbraccio proprio non ce l’hai.

Claudio è un intenso e straordinario Elio Germano, il film è La nostra vita di Daniele Lucchetti del 2010.
La storia in poche righe è questa, e la canzone che fa da colonna sonora a tutta la pellicola, è l’
Anima Fragile di Vasco Rossi citata nell’incipit di questo post.
Claudio è un uomo come molti altri, uno di quei tanti padri che, volenti o nolenti, lasciano crescere i propri figli da soli, impegnati come sono a cercare di assicurargli un futuro migliore del presente in cui vivono.
È uno di quei padri poco presenti, un padre che sì, forse all’apparenza non c’è mai, ma che in fondo, se guardi bene, è sempre lì con te, e per te mette in gioco tutto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hanno consigliato questo film, lo vedrò!

Stargirl ha detto...

Merita tantissimo, credimi!

artemio ha detto...

.....mmm....letto e non approvato...

Stargirl ha detto...

coooosa?? e perché?