Oggi in Giappone è il giorno dedicato ad Hachiko, ricorrenza nazionale fissata nel lontano 1936, per celebrare ogni anno il ricordo del cagnolino diventato simbolo di Shibuya.
In tempi recenti, la vera storia di Hachiko, che ha conquistato il mondo intero, è diventata un film.
La storia raccontata, realmente accaduta in Giappone nel lontano 1923, è un remake del precedente Hachiko Monogatari, diretto da Seijirô Kôyama nel 1987, pietra miliare nella cinematografia giapponese contemporanea.
La sceneggiatura, affidata all’esordiente Stephen P. Lindsey coadiuvato da Kaneto Shindô (già sceneggiatore della pellicola dell’87), è lineare ed essenziale, in perfetta armonia con la regia che alterna con naturalezza ed eleganza il punto di vista di Hachiko e l’evolvere della trama, arricchita dalle musiche soavi di Jan A.P. Kaczmarek (Neverland) ad accompagnare l’eccellente fotografia di Ron Fortunato (Onora il padre e la madre).
La storia di Hachi, che per i nove anni successivi alla morte del suo padrone tornò ogni giorno ad aspettarlo alla stazione, sfidando il freddo e la fame, con la pioggia e con la neve, rappresenta per il Giappone l’emblema dell’amore incondizionato e della fedeltà, tanto da spingere la comunità nipponica a rendere omaggio ogni anno a questo piccolo “eroe” nazionale che si spense dopo anni di sofferenza e attesa.
Il cucciolo comparve sulle prime pagine di tutti i giornali e passò alla storia tanto da far sì che venne eretta per lui una statua con le sue fattezze nella stazione di Shibuya a Tokio, luogo di ritrovo di molti innamorati per cui Hachi è simbolo di devozione e perseveranza, affetto e lealtà.
Nell’arco dei novanta minuti di durata della pellicola, il film non scade mai nel dramma strappalacrime e Hallström riesce a guidare abilmente lo spettatore in un universo parallelo in cui, seguendo da vicino le disavventure di Hachi, ci si ritrova inevitabilmente a condividere con lui quel dolore profondo e straziante che i suoi occhi riescono a trasmettere già al primo sguardo.
L’amore primordiale e impareggiabile nutrito da Hachiko nei confronti del suo padrone, è raccontato in maniera delicata e coinvolgente, in una pellicola acclamata da pubblico e critica e davvero ben riuscita.
Nella sequenza finale del film, socchiude gli occhi sotto la neve, un ormai anziano e malandato Hachiko, poco prima di morire, e mentre in sottofondo, tra una nota e l’altra, sentiamo il rumore di un treno in lontananza, gli tornano alla memoria tutti i momenti trascorsi col suo adorato padrone, che gli appare in sogno all’uscita della stazione e gli corre incontro per stringerlo e portarlo via con se: “Ciao Hachi”.
6 commenti:
Eheh spesso gli animali sono più amichevoli degli uomini!
Parole sante! :)
Momosina ho visto il film e non ho mai momosamente pianto così tanto T^T bellissimo! E vorrei vedere anche il momoso originale giapponese :3
comunque ti ho premiata sul mio momoblog :3 http://kuromomoswonderland.blogspot.it/2013/04/the-versatile-momobloggher.html
Per questo film ho pianto talmente tanto che la mattina dopo averlo visto avevo due palloni al posto degli occhi! Comunque mi piace molto il tuo blog, mi sono iscritta! :)
Grazie mille Valentina! :-)
Grazie mille Valentina! :-)
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