Mesi
e mesi di aspettative troppo alte, hype eccessivo, uso martellante della frase
“la serie evento” e il risultato qual è?
Che
dopo i primi due episodi trasmessi su Sky Atlantic, 1992 si è rivelata una serie
sì discreta ma deludente sotto parecchi aspetti.
Finzione
e realtà non si mescolano in maniera fluida: i personaggi di fantasia irrompono
in scena al fianco di quelli reali (Mario Chiesa, Antonio Di Pietro, Marcello
Dell’Utri) ma il risultato che ne deriva non è per nulla omogeneo.
Persone
comuni la cui vita si intreccia e ingarbuglia con il terremoto socio-politico
italiano di quell’anno: personaggi troppo approssimativi, lontanissimi dalla
realtà e fin troppo stereotipati.
Il
problema della serie “ideata” da Stefano Accorsi (vero punto debole della
fiction) è esattamente quello di cadere miserabilmente nel cliché più totale: l’aspirante
velina, il pubblicitario arrivista, e via dicendo.
Certo,
non siamo di fronte a un documentario, sempre di fiction
trattasi del resto, ma sin dai primi minuti ciò che emerge subito è proprio la totale
mancanza di quell’aderenza alla realtà, imprescindibile in una serie del genere,
così evidente invece in Romanzo Criminale e Gomorra (il paragone, checchè se ne
dica, è inevitabile) due capolavori dai quali 1992 è distante anni luci stilisticamente.
Colpa
senza dubbio della regia: per quanto impeccabile, risulta troppo patinata e impostata
per una serie di questo tipo, per nulla tra l'altro rinforzata dai dialoghi, talmente convenzionali e prevedibili da risultare quasi macchiettistici.
Ma
la colpa, soprattutto, è del cast: a dir poco imbarazzante la scelta degli
attori, a partire da Stefano Accorsi, che ancora mi chiedo come faccia a
lavorare al cinema e a teatro, ma anche e soprattutto per Miriam Leone e Tea
Falco, due “attrici” talmente incapaci
di recitare e risultare anche solo un minimo credibili, che al loro cospetto
Monica Bellucci in “I mitici - Colpo gobbo a Milano”, meriterebbe l’Oscar come
miglior attrice protagonista.
Unica nota positiva tra questo gruppetto di presunto attori, Alessandro Roja (il Dandy In Romanzo Criminale, e Antonio Gerardi, nei panni di Di Pietro),
E
poi c’è Milano, lontana da quegli anni Novanta nelle inquadrature e nei minimi dettagli, distante dal
contesto in cui la si vorrebbe rinchiudere.
Non
bastano la sigla di Casa Vianello, né qualche video di Non è la Rai o una canzone d'annata
per contestualizzarla in un’epoca nera, cupa, rancorosa con sé stessa e col mondo esterno.
"Diamogli
tempo a questo 1992" molti hanno suggerito, ma io credo ancora ai colpi di
fulmine e una serie soprattutto se definita “evento” dovrebbe stregarmi subito: 1992 mi ha stordita
appena ed è riuscita più che altro a infastidirmi soltanto.