Cosa resterà di quegli anni Novanta?
O meglio,
cosa ne è rimasto nell’immaginario collettivo?
Il 7 marzo,
Sky Atlantic (canale 111 di Sky), ha lanciato il temporary channel “1992” per supportare il lancio dell’omonima
serie, incentrata sugli anni roventi di tangentopoli, in partenza
martedì prossimo.
Fino al 24
marzo (per tutti gli abbonati Sky), un’opportunità davvero unica: immergersi
completamente nell’atmosfera di un anno che, per motivi storici, politici, culturali,
cambiò per sempre il nostro paese.
La
programmazione del canale, 24 ore su 24, spazia da film e serie tv, a eventi
sportivi e videoclip, e si è rivelata già dopo pochi giorni, un’ottima trovata
di marketing e comunicazione: un’idea brillante che strizza l’occhio
soprattutto agli appassionati del mondo delle serie tv.
Nonostante
i film trasmessi siano titoli indimenticabili di quell’anno, Mediterraneo,
Puerto Escondido, Johnny Stecchino, per citarne alcuni, l’entusiasmo di gran
parte degli spettatori, stando al mondo del web, sembra focalizzata soprattutto
sui telefilm del 1992, entrati successivamente negli annali del mondo della
serialità americana.
Da Willy il
principe di Bel Air a Baywatch, da Beverly Hills 90210 a Melrose Place,
passando per Law&Order e Agli ordini Papà, il pubblico della rete è in
visibilio.
Un
successo, quello di Sky Atlantic 1992, testimoniato dal continuo nascere di
conversazioni online intorno al tema: hashtag dedicati su Twitter, post
studiati ad hoc sulla pagina Facebook del canale, con articoli che spaziano dai
“migliori spot”, ai “migliori look” degli anni Novanta, tanto per sottolineare,
semmai ce ne fosse bisogno, che di quel decennio non ci dimenticheremo mai.
Un successo
garantito sin dall’inizio, ma tutto sommato inaspettato, eppure, il punto messo
a segno da Sky Atlantic resterà probabilmente nella memoria degli spettatori
anche al termine dell’iniziativa. In tanti ci scherzano già su, chiedendo una
petizione online, aggrappati alla nostalgia dei tempi che furono.
E c’è chi,
come me, ancora non riesce a capacitarsi di fare zapping e piombare di fronte
al primo grande amore, l’unico e indimenticabile Dylan – Luke Perry - McKay.
Le cose
sono cambiate in tv da quel lontano (ma neanche troppo) 1992, e oggi,
tra spin-off più o meno riusciti, viene
naturale chiedersi se davvero convenga investire in un cast stellare o in effetti
speciali e riprese cinematografiche (un esempio su tutti, True Detective), per
raggiungere sul serio il cuore del pubblico.
Perché è
vero che il tempo passa, le mode cambiano, e tutte le restanti frasi retoriche
del caso, ma è vero anche che alla fine dei conti, a conquistare noi spettatori,
sono pur sempre le storie semplici o quelle che in qualche modo riescono a
riportarci indietro nel tempo, ai nostri ricordi, all’adolescenza svanita, o
tra quattro mura, giusto per farci qualche risata tra amici.
Perché io,
una serata tra amici in casa Walsh o a casa di qualcuno nel condominio di
Melrose Place, in fondo in fondo, la preferirei a una giornata nella Casa
Bianca col Presidente.
Speriamo
solo non mi senta Frank Underwood.
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