There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

mercoledì 25 marzo 2015

1992: salviamo il cinema da Stefano Accorsi



Mesi e mesi di aspettative troppo alte, hype eccessivo, uso martellante della frase “la serie evento” e il risultato qual è?
Che dopo i primi due episodi trasmessi su Sky Atlantic, 1992 si è rivelata una serie sì discreta ma deludente sotto parecchi aspetti.
Finzione e realtà non si mescolano in maniera fluida: i personaggi di fantasia irrompono in scena al fianco di quelli reali (Mario Chiesa, Antonio Di Pietro, Marcello Dell’Utri) ma il risultato che ne deriva non è per nulla omogeneo. 
Persone comuni la cui vita si intreccia e ingarbuglia con il terremoto socio-politico italiano di quell’anno: personaggi troppo approssimativi, lontanissimi dalla realtà e fin troppo stereotipati.
Il problema della serie “ideata” da Stefano Accorsi (vero punto debole della fiction) è esattamente quello di cadere miserabilmente nel cliché più totale: l’aspirante velina, il pubblicitario arrivista, e via dicendo.
Certo, non siamo di fronte a un documentario, sempre di fiction trattasi del resto, ma sin dai primi minuti ciò che emerge subito è proprio la totale mancanza di quell’aderenza alla realtà, imprescindibile in una serie del genere, così evidente invece in Romanzo Criminale e Gomorra (il paragone, checchè se ne dica, è inevitabile) due capolavori dai quali 1992 è distante anni luci stilisticamente.
Colpa senza dubbio della regia: per quanto impeccabile, risulta troppo patinata e impostata per una serie di questo tipo, per nulla tra l'altro rinforzata dai dialoghi, talmente convenzionali e prevedibili da risultare quasi macchiettistici. 
Ma la colpa, soprattutto, è del cast: a dir poco imbarazzante la scelta degli attori, a partire da Stefano Accorsi, che ancora mi chiedo come faccia a lavorare al cinema e a teatro, ma anche e soprattutto per Miriam Leone e Tea Falco, due “attrici” talmente  incapaci di recitare e risultare anche solo un minimo credibili, che al loro cospetto Monica Bellucci in “I mitici - Colpo gobbo a Milano”, meriterebbe l’Oscar come miglior attrice protagonista. 
Unica nota positiva tra questo gruppetto di presunto attori, Alessandro Roja (il Dandy In Romanzo Criminale, e Antonio Gerardi, nei panni di Di Pietro),
E poi c’è Milano, lontana da quegli anni Novanta nelle inquadrature e nei minimi dettagli, distante dal contesto in cui la si vorrebbe rinchiudere.
Non bastano la sigla di Casa Vianello, né qualche video di Non è la Rai o una canzone d'annata per contestualizzarla in un’epoca nera, cupa, rancorosa con sé stessa e col mondo esterno.
"Diamogli tempo a questo 1992" molti hanno suggerito, ma io credo ancora ai colpi di fulmine e una serie soprattutto se definita “evento” dovrebbe stregarmi subito: 1992 mi ha stordita appena ed è riuscita più che altro a infastidirmi soltanto.


1 commento:

El_Gae ha detto...

Stefano Accorsi, ad inizio carriera non era malaccio. Pareva promettere bene. Poi ha fatto la stessa cosa che fanno i grandi quando cominciano ad apparire troppo e a stancare: ha ridotto le apparizioni. Solo che lui ha sempre scelto quelle sbagliate. In sostanza: poco e male. Io un po' me lo aspettavo anche da questo 1992... diffido sempre dei superlativi nelle presenazioni ;)