In molti pensavano che 666
Park Avenue, horror drama targato Abc, lo scorso anno sarebbe stata eletta
come “la serie evento”, bastarono invece poche puntate per capire subito che
quella che avevamo di fronte altro non era che un clamoroso flop.
Peccato: il cast prometteva bene, l’idea alla base del plot
anche, ma sia il network che la produzione non sono riusciti a gestire l’enorme
potenziale che avevano tra le mani.
La Abc la cancellò dopo nove episodi appena,
costringendo i pochi fedelissimi fan, ad aspettare fino all’estate per
assistere alle ultime quattro puntate per completarne la visione.
Tratto dai romanzi di Gabriella Pierce, creato e
prodotto da David Wilcox (tra gli autori di Fringe fino alla fine della terza stagione), il telefilm,
nonostante le numerose pecche soprattutto a livello di dialoghi e sceneggiatura,
vantava due attori di grande impatto sul pubblico come Terry O’Quinn,
l’indimenticabile John Locke di Lost, e Vanessa Williams,
Wilhelmina Slater in Ugly Betty nonché Renee Perry in Desperate Housewives.
La serie ha per protagonista una giovane coppia di sposini, Jane
Van Veen (Rachael Taylor) e Henry Martin (Dave Annable) che si
trasferisce nell’Upper East Side newyorkese in uno storico appartamento di
lusso, il Drake.
Qui, Jane si trova faccia a faccia con il suo passato più recondito, fatto di misteriose presenze, oscuri segreti, sussurri nella notte e fantasmi nascosti in cantina. Il peggior difetto di 666 Park Avenue è proprio il fatto di essere incredibilmente prevedibile: tutti i luoghi comuni racchiusi in una serie dall’alto potenziale totalmente sprecato da una regia mediocre e da storie campate per aria. Pochi sussulti, tanta banalità, ma, come per molti fenomeni simili, c’è sempre un “ma” perché tutto sommato, andando avanti con gli episodi, la serie, anche se solo per i 13 episodi prodotti, riesce a tenerci inchiodati lì, legati allo schermo, per scoprire qualcosa in più sulla vera identità dell’affascinante personaggio interpretato da O’Quinn. Molto probabilmente se un qualsiasi altro attore avesse interpretato il ruolo a lui assegnato, l’effetto sarebbe stato totalmente diverso: averlo nel cast, è una sicurezza a tutti gli effetti, è innegabile. Come affermato da Brian Lowry su "Variety": "risulta apprezzabile, in questa sorta di 'Rosemary's baby' televisivo, il fatto di far scorgere il Diavolo dai dettagli, piano piano, senza l'irruenza cinematografica, con una serie di spunti anche fashion e attuali".
Qui, Jane si trova faccia a faccia con il suo passato più recondito, fatto di misteriose presenze, oscuri segreti, sussurri nella notte e fantasmi nascosti in cantina. Il peggior difetto di 666 Park Avenue è proprio il fatto di essere incredibilmente prevedibile: tutti i luoghi comuni racchiusi in una serie dall’alto potenziale totalmente sprecato da una regia mediocre e da storie campate per aria. Pochi sussulti, tanta banalità, ma, come per molti fenomeni simili, c’è sempre un “ma” perché tutto sommato, andando avanti con gli episodi, la serie, anche se solo per i 13 episodi prodotti, riesce a tenerci inchiodati lì, legati allo schermo, per scoprire qualcosa in più sulla vera identità dell’affascinante personaggio interpretato da O’Quinn. Molto probabilmente se un qualsiasi altro attore avesse interpretato il ruolo a lui assegnato, l’effetto sarebbe stato totalmente diverso: averlo nel cast, è una sicurezza a tutti gli effetti, è innegabile. Come affermato da Brian Lowry su "Variety": "risulta apprezzabile, in questa sorta di 'Rosemary's baby' televisivo, il fatto di far scorgere il Diavolo dai dettagli, piano piano, senza l'irruenza cinematografica, con una serie di spunti anche fashion e attuali".
E se già di suo, nell’immaginario collettivo, il diavolo ha un certo fascino,
figuriamoci l’effetto che può sortire sul pubblico se ha il volto dell’indimenticabile
John Locke.
666 Park Avenue, da stasera alle
21.15 su Premium Action di Mediaset Premium.
1 commento:
Visto tutto e non mi è dispiaciuto ;)
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