There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

venerdì 30 agosto 2013

Siberia: il reality horror che non ti aspetti



La nuova stagione telefilmica sta per ricominciare. L’arrivo di settembre, come di consueto, coinciderà con la ripresa del palinsesto statunitense.
Riempire le serate “casalinghe” nei giorni estivi, per noi appassionati di serie tv, è un’impresa piuttosto ardua.
Tra novità poco convincenti, telefilm d’annata rispolverati per l’occasione, maratone per recuperare stagioni lasciate indietro, trovare uno show “di qualità” non è mai semplice. 
Difficile oltretutto affezionarsi a midseason che spesso durano troppo poco per riuscire a lasciare davvero il segno.
Se siete alla ricerca di una serie dall'approccio originale e senza troppe pretese, il consiglio di oggi è Siberia, show in onda dal 1 luglio sulla Nbc, a metà strada, almeno nei primi episodi, tra i reality show e le serie tv.
Sedici concorrenti arrivano nell’incontaminata terra siberiana per partecipare a un reality inusuale, totalmente privo di regole e il loro obiettivo è sopravvivere fino alla fine dell’inverno, per aggiudicarsi il classico, ricco montepremi. 
Non ci sono televoti, né giudici, né il pubblico sovrano a decidere da casa: l’importante qui è arrivare alla fine, stringere i denti, sopravvivere alle intemperie e tornare a casa con un bel bottino.
Nel corso dei primi episodi, almeno questo è quello che vogliono farci credere.
Tutte le regole stilistiche dei reality show vengono rispettate: la presenza dei cameramen, dei confessionali, delle prove da superare per ottenere in cambio ricompense necessarie alla sopravvivenza, e un bottone, pronto a essere schiacciato qualora si decidesse di abbandonare il gioco.
Già dal pilot però, si capisce che non tutto, in Siberia, andrà come teoricamente dovrebbe: un concorrente ci lascia subito le penne, strane presenze sembrano aggirarsi nella foresta circostante, una mole consistente di misteri aleggia nell’aria.
Bastano pochi minuti dell’episodio pilota in effetti, per accorgersi della prepotente vena horror che da subito si insinua nello show.
Non lasciatevi distrarre dalla location, che paradossalmente in alcuni frame vi ricorderà Lost, non pensate al fallimentare episodio di The River, concentratevi semplicemente su questo telefilm, che dopo le prime puntate vi inchioderà al divano, rivoluzionando completamente le regole del reality. 
A partire dalla quarta puntata infatti, vi renderete conto, insieme ai protagonisti stessi della serie, che tutto sommato forse, sotto sotto, di reality show c’è poco e niente e ci troviamo invece di fronte a qualcosa di totalmente diverso. Cosa, ahimè, forse non lo scopriremo mai: visti gli scarsi risultati dello show infatti, il rischio è che non proseguirà per una seconda stagione al termine dei 12 episodi finora registrati.  



mercoledì 7 agosto 2013

Underemployed - una delle tante "generazioni in saldo"



Se avete trent’anni o poco più, guardando Underemployed – Generazione in saldo, vi tornerà in mente il periodo dell’università che sembra già così lontano, e se vi siete dimenticati quali fossero all’epoca i vostri sogni e le vostre aspirazioni, con questa serie, vi torneranno in mente.
Gli stereotipi, banali e non, ci sono tutti, gli “aspiranti”, ci sono tutti: la cantante, la scrittrice, l’ambientalista, la manager in carriera, l’attore/modello.
Non manca nessuno e anzi, ognuno incarna perfettamente il cliché di sé stesso: Raviva (Inbar Lavi), Sophia (Michelle Ang), Lou (Jared Kusnitz), Daphne (Sarah Habel) e Miles (Diego Boneta) sono i cinque amici protagonisti che, l’anno dopo la laurea si ritrovano a fare i conti con i loro sogni infranti e le loro speranze dissolute, faccia a faccia con una realtà prevedibile quanto scontata, quella rappresentata da un mondo del lavoro diverso rispetto quello che avevano immaginato, duro, severo, spietato.
Se avete trent’anni o poco più, Undereployed vi sarà sì sorridere, ma non senza irritarvi, profondamente, per come affronta in maniera superficiale e leggera, problemi “ordinari” che oggi, in tempi di crisi, quasi non vi lasciano dormire. 

Se siete ventenni in procinto di terminare gli studi, affamati di successo e disposti a tutto pur di veder coronati i vostri sogni, questa è senza dubbio la serie che fa per voi. Prodotta da MTV, Underemployed riuscirà a coinvolgervi e appassionarvi tanto che non riuscirete a sottrarvi a un binge watching di quelli seri, e a divorare i dodici episodi della prima (e unica) stagione, tutti in un colpo.
Le tragicomiche avventure di Sophie e i suoi amici vi appariranno, come per magia, molto simili alle vostre, tra colloqui di lavoro disastrosi, provini imbarazzanti, delusioni e grandi speranze.
Sullo sfondo di una splendente Chicago, i ragazzi di Underemployed, “giovani, carini e disoccupati”, vi trascineranno nei loro sogni rendendoli vostri, e vi sembreranno talmente coraggiosi da darvi la spinta necessaria per guardare al futuro con il giusto ottimismo.

Che abbiate trenta o vent’anni, Generazione in saldo non vi sembrerà certo una delle migliori serie degli ultimi anni, vi troverete anzi di fronte a un telefilm piuttosto scontato sì, ma allo stesso tempo piacevole.
Uno show tipicamente in stile Mtv, con le musiche giuste, il cast perfetto e una sceneggiatura frizzante che però, ahimè, alla base, si rivelerà totalmente privo di quello script valido tanto da farlo proseguire per una seconda stagione.
Visti i deludenti ascolti dei primi dodici episodi infatti (meno di un milione a puntata), il network non ha rinnovato Underemployed per un altro anno, mettendo la parola “fine” ai sogni di Miles&Co.
Forse un’altra chance l’avrebbe meritata, soprattutto se pensiamo ai competitor in onda sullo stesso canale, Hollywood Heights e Ninas Mal per esempio, indubbiamente meno interessanti e addirittura ancor meno originali se vogliamo.
Certo è che, se siete alla ricerca di una serie divertente e senza troppe pretese in questa calda e afosa estate, un’occhiata a Underemployed, dovreste darla.
Rigorosamente in inglese, inutile sottolineare, ancora una volta, che il doppiaggio italiano è a dir poco pessimo. 

venerdì 2 agosto 2013

Bomb Girls: canadesi alla riscossa!




L’estate telefilmica tutta al femminile prosegue, e dopo aver parlato di Mistresses US, Devious Maids, Orange is theNew Black, eccoci oggi con uno show canadian style, agli antipodi rispetto a quelli appena citati, Bomb Girls.
In onda sul network canadese Global, è una serie entusiasmante e profondamente diversa da tutte quelle cui siamo abituati, in particolar modo per le tematiche affrontate e la precisa ricostruzione storica di un determinato periodo del secolo scorso.
Scritta da Michael MacLennan e diretta da Ken Girotti (già dietro la macchina da presa in alcuni episodi di Being Erica, Supernatural, Law & Order), la serie racconta le vicissitudini di un gruppo di donne impiegate in una fabbrica di munizioni nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Al centro delle vicende, Gladys Whitam (la splendida Jodi Balfour), una ragazza sensibile ed incredibilmente caparbia, figlia di un ricco imprenditore, disposta a tutto pur di riuscire a differenziarsi dalla sua famiglia composta per lo più da persone altezzose, superficiali e snob.
Quando Gladys, all’insaputa della sua famiglia, decide di candidarsi per diventare operaia nella fabbrica produttrice di bombe e altri ordigni per gli Alleati, di fronte a lei si prospetta un mondo totalmente diverso rispetto a quello cui era abituata.
Nel disperato tentativo di lasciarsi alle spalle il benessere economico nel quale è cresciuta, Gladys cerca di inserirsi, con difficoltà, nello spaccato di realtà che si trova davanti, composto da donne diffidenti nei suoi riguardi, alcune timide e introverse, altre incredibilmente agguerrite e dispotiche.
Impegnate tutto il giorno a costruire le bombe necessarie per sconfiggere Hitler e il suo esercito, le donne della fabbrica appartengono a classi sociali disagiate e critiche e ognuna cerca, a volte invano, di fuggire da qualcosa: un padre violento, un marito fedifrago, una famiglia distrutta dalla guerra.
Attraverso una precisa e dettagliata ricostruzione storica, costumi e scenografie fedeli a quelle dell’epoca, Bomb Girls racconta uno spaccato di storia che sul piccolo schermo, fino oggi era stato per lo più assente, e lo fa con una precisione e uno script degni delle migliori serie.
Trasmesso in Canada nel 2012 nell’arco di due stagioni (lo scorso anno è andato in onda anche negli Stati Uniti, su Reezl Channel, un network minore e in Inghilterra su ITV3) lo show non vedrà, ahimè, una season 3, ma la notizia fresca di questi giorni, è che verrà girato un film conclusivo di due ore, per regalare a Gladys e alle sue coraggiose compagne, un finale degno di nota, nella speranza di riuscire a reperirlo anche in Italia.
A dispetto di quanto South Park o How I Met Your Mother vogliono farci credere, i canadesi non sono poi così cattivi!