Per tutti gli appassionati del genere crime, l’appuntamento è stasera alle 21.00 su canale 117 di Sky (Fox
Crime) con The Bridge.
Remake di Bron (2011), serie dano-svedese ideata da Hans Rosenfeldt, The Bridge è trasmessa negli Stati
Uniti dalla rete via cavo FX ed è composta da 13 episodi, sviluppati da Meredith
Stiehm, Elwood Reid.
Oltreoceano, la première di stagione ha ottenuto 3 milioni di
spettatori, risultato che lascia ben sperare per il futuro dello show.
Al centro di The Bridge, un confine,
quello tra Messico e Stati Uniti, rappresentato nel pilot dal ponte che separa
El Paso e Chihuahua e da un omicidio che implica le indagini da parte di due detective appartenenti ai due diversi Stati, Sonya Cross (Diane
Kruger) e Marco Ruìz (Demian Bichir).
Da una parte quindi l’America, paese di
sogni e di speranze, terra dalle mille opportunità, dove il crimine viene
combattuto giorno dopo giorno con fatica e dedizione.
Dall’altra il Messico, qui rappresentato come il sordido covo della criminalità, dove la popolazione sogna un vita migliore e auspica di superare, prima o poi, quel confine, quell’angolo dimenticato dal resto del mondo, dove si aggirano trafficanti di droga e di organi, prostitute e altri loschi personaggi.
Due mondi agli antipodi, totalmente diversi l’uno dall’altro seppur così vicini.
Obiettivo del serial killer cui Sonya e Marco dovranno dare la caccia, è proprio quello, a quanto pare, di mettere in evidenza le profonde differenze che intercorrono tra i due diversi mondi.
Su quel ponte che dà il nome alla serie, i detective ritrovano così due parti di due diversi cadaveri, quello di un giudice americano e quello di una prostituta messicana.
Il dualismo che ripercorre con prepotenza l’intera serie, si riversa anche sulla profonda diversità dei due detective coinvolti.
Da una lato infatti Marco, coi suoi modi sciolti e disinibiti, sembra disposto a superare il limite e venire meno alle regole laddove necessario; dall’altro Sonya, che opera in maniera rigorosa e distaccata, fredda e precisa come un chirurgo, nonostante soffra di una malattia complicata, la sindrome di Asperger, che pare però non compromettere minimamente il suo modo di indagare e risolvere i crimini.
Dall’altra il Messico, qui rappresentato come il sordido covo della criminalità, dove la popolazione sogna un vita migliore e auspica di superare, prima o poi, quel confine, quell’angolo dimenticato dal resto del mondo, dove si aggirano trafficanti di droga e di organi, prostitute e altri loschi personaggi.
Due mondi agli antipodi, totalmente diversi l’uno dall’altro seppur così vicini.
Obiettivo del serial killer cui Sonya e Marco dovranno dare la caccia, è proprio quello, a quanto pare, di mettere in evidenza le profonde differenze che intercorrono tra i due diversi mondi.
Su quel ponte che dà il nome alla serie, i detective ritrovano così due parti di due diversi cadaveri, quello di un giudice americano e quello di una prostituta messicana.
Il dualismo che ripercorre con prepotenza l’intera serie, si riversa anche sulla profonda diversità dei due detective coinvolti.
Da una lato infatti Marco, coi suoi modi sciolti e disinibiti, sembra disposto a superare il limite e venire meno alle regole laddove necessario; dall’altro Sonya, che opera in maniera rigorosa e distaccata, fredda e precisa come un chirurgo, nonostante soffra di una malattia complicata, la sindrome di Asperger, che pare però non compromettere minimamente il suo modo di indagare e risolvere i crimini.
Due detective, due Stati, due giurisdizioni completamente diversi, che si
trovano improvvisamente costretti a dover collaborare tra loro per fermare l’efferato
assassino del Ponte, in un’atmosfera cupa e misteriosa, in un mondo corrotto e pericoloso.
Sonya e Marco sono due facce della stessa medaglia, che condividono un obiettivo comune a cui però, si approcciano in maniera differente e intrinsecamente complementare.
Un perla estiva dedicata a tutti gli amanti del genere, imperdibile se si è dei veri intenditori del crime.
Sonya e Marco sono due facce della stessa medaglia, che condividono un obiettivo comune a cui però, si approcciano in maniera differente e intrinsecamente complementare.
Un perla estiva dedicata a tutti gli amanti del genere, imperdibile se si è dei veri intenditori del crime.
2 commenti:
A me il crime annoia mi sa che passo, ora sto provando con Orange is the new black.
Non sono esattamente un' appassionata di questo genere, però voglio provare a vedere se a questo giro la mia opinione cambia, chissà ...
Passa da me se ti va
http://lovedlens.blogspot.it
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