Per
sopravvivere non possiamo far altro che combattere.
Lottare,
per non lasciarci la pelle.
Nel lavoro, in amore, nella vita.
Nel lavoro, in amore, nella vita.
A volte non
abbiamo alternative.
Un po’ di coraggio, tanta rabbia, troppo rancore.
E quell’aggressività che non pensavamo neanche lontanamente di possedere, ci assale all’improvviso e sgorga fuori dalla nostra anima, con una forza irruenta e incontrollata.
La sequenza iniziale di Seed, prima puntata della terza stagione di The Walking Dead, è caratterizzata da 5 minuti di puro silenzio, un silenzio carico di intensità e significato, un silenzio che da solo, racconta tutto quanto.
Da quando Rick e i suoi hanno perso Dale e Shane e sono sopravvissuti al peggiore attacco dall’inizio della serie a oggi, sono trascorsi parecchi mesi.
Hanno faticosamente superato l’inverno, e come la corteccia degli alberi, anche la loro pelle col freddo e le intemperie si è ispessita e indurita.
I protagonisti sembrano ormai privi di emozioni, e nonostante all’apparenza appaiano impavidi e spietati, nel profondo nascondono paura, rassegnazione.
Sono esausti, ma disposti a tutto pur di sopravvivere. Guidati da un leader instancabile come Rick, accettano di buon grado le su decisioni, nonostante rischino di scontrarsi ogni minuto con la morte.
Sono feriti, sfiniti, disperati.
Una prigione infestata dagli zombie è la loro unica salvezza, e sono disposti a dormire nelle celle, come animali in gabbia, tra schizzi di sangue e cadaveri, pur di trovare qualche ora di riposo.
Sono una squadra, un plotone, sono assassini efferati ed esseri umani talmente disperati da non esitare neanche un minuto di fronte a una gamba da amputare, come dimostra Rick al termine dell’episodio, quando senza fermarsi un secondo a pensare, sferra l’accetta sulla gamba di Hershel di fronte lo sguardo impietrito della figlia Maggie.
Un po’ di coraggio, tanta rabbia, troppo rancore.
E quell’aggressività che non pensavamo neanche lontanamente di possedere, ci assale all’improvviso e sgorga fuori dalla nostra anima, con una forza irruenta e incontrollata.
La sequenza iniziale di Seed, prima puntata della terza stagione di The Walking Dead, è caratterizzata da 5 minuti di puro silenzio, un silenzio carico di intensità e significato, un silenzio che da solo, racconta tutto quanto.
Da quando Rick e i suoi hanno perso Dale e Shane e sono sopravvissuti al peggiore attacco dall’inizio della serie a oggi, sono trascorsi parecchi mesi.
Hanno faticosamente superato l’inverno, e come la corteccia degli alberi, anche la loro pelle col freddo e le intemperie si è ispessita e indurita.
I protagonisti sembrano ormai privi di emozioni, e nonostante all’apparenza appaiano impavidi e spietati, nel profondo nascondono paura, rassegnazione.
Sono esausti, ma disposti a tutto pur di sopravvivere. Guidati da un leader instancabile come Rick, accettano di buon grado le su decisioni, nonostante rischino di scontrarsi ogni minuto con la morte.
Sono feriti, sfiniti, disperati.
Una prigione infestata dagli zombie è la loro unica salvezza, e sono disposti a dormire nelle celle, come animali in gabbia, tra schizzi di sangue e cadaveri, pur di trovare qualche ora di riposo.
Sono una squadra, un plotone, sono assassini efferati ed esseri umani talmente disperati da non esitare neanche un minuto di fronte a una gamba da amputare, come dimostra Rick al termine dell’episodio, quando senza fermarsi un secondo a pensare, sferra l’accetta sulla gamba di Hershel di fronte lo sguardo impietrito della figlia Maggie.
La premiere
di stagione segna un record incredibile per la AMC: 10,3 milioni di spettatori
con un rating nella fascia 18-49 del 5,8 e siamo solo all’inizio.
Non c’è più
una democrazia, questo è poco ma sicuro.
E ora più
che mai, non sembra esserci scampo alla fine.
3 commenti:
si preannuncia una gran serie
Anche a me piace questa serie!
Amo horror e fantascienza.
io sono un'appassionatissima di telefilm, e questo dovrebbe avere tutti i "numeri" per farsi amare da me... eppure... mah...
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