Ognuno di noi, da bambino, o in età adulta, almeno una volta ha desiderato che una favola diventasse realtà.
C’è chi crede al principe azzurro, chi al lieto fine, chi è convinto che aldilà dell’arcobaleno possa finalmente realizzare i suoi sogni.
Io dal canto mio ad esempio, avrei tanto voluto visitare il paese delle meraviglie da piccina. Finora non ci sono mai riuscita, ma chi lo sa che, prima o poi, non troverò davvero la strada.
Realtà e immaginazione da sempre camminano di pari passo, nei libri, al cinema, ora anche in tv. Dopo vampiri, streghe e licantropi, il 2011 ha allargato i propri orizzonti anche al mondo delle fiabe, ipotizzando un mondo alternativo dove personaggi nata dalla fantasia di scrittori e romanzieri, vivono accanto noi, al giorno d’oggi.
Cosa succederebbe se Cappuccetto Rosso, Biancaneve e tutti gli altri, fossero i nostri dirimpettai? Provate a immaginare di vivere al fianco dei protagonisti delle storie della nostra infanzia, catapultati fin qua. Non sarebbe tutto rose e fiori, questo è certo. Anche loro scoprirebbero il rovescio della medaglia, finalmente. Anche loro capirebbero, una buona volta, che l’happy ending è cosa rara.
In casa Abc, è sbarcato qualche giorno fa, Once Upon a Time, nato dalla “premiata coppia creativa” Edward Kitsis e Adam Horowitz, già collaudata negli anni con Popular, Felicity e l’insuperabile (non mi stancherò mai di dirlo, è inutile) Lost, con protagonista Jennifer Morrison, l’ex dottoressa Cameron in House MD. Qui, dimensione fantastica e realtà s’intrecciano l’un l’altra per raccontarci come, secondo una maledizione antica e misteriosa, i personaggi delle fiabe siano costretti a vivere nel nostro mondo, incatenati a un presente a cui non appartengono, vittime di una condizione da cui, loro malgrado, non possono fuggire. L’unica in grado di poterli salvare, Emma (interpretata dalla Morrison), la sola persona che potrebbe spezzare l’incantesimo e ripristinare il lieto fino di Tremotino, Geppetto, il Grillo Parlante, e allo stesso tempo liberare il presente dall’atmosfera cupa e tenebrosa in cui è precipitato. La vita parallela dei personaggi fiabeschi serve in Once Upon a Time per adoperare forti critiche al mondo contemporaneo, caduto in un baratro da cui non riesce a uscire, senza contribuire minimamente a sdoganare il concetto di “Yes, we can”. Utilizzare le favole per cambiare la realtà, questo l’obiettivo. Mascherare il pessimismo latente fingendo che tutto potrebbe risolversi se qualcuno venisse a salvarci, senza ammettere onestamente e senza peli sulla lingua che la crisi globale che investe il mondo intero avrebbe bisogno di qualcosa che andasse aldilà di un mero lieto fine. Adatta a un pubblico di tutte le età, la serie vanta un ottimo cast artistico tecnico e creativo ma nonostante l’esuberante seguito di spettatori ottenuto con il pilot (oltre 12 milioni), ritengo sia prematuro gridare ai quattro venti che possa essere lo show dell’anno. Il plot rischia di esaurirsi in poche puntate e lo stesso interesse del pubblico, potrebbe venir meno dopo qualche episodio appena, superati gli intrecci inziali. Una regia e una fotografia che farebbero gola a molti completano il pacchetto, e rendono la serie godibile, seppur a parer mio priva di un futuro longevo.
Diversa nelle atmosfere e nei toni, più dark e un pizzico horror se vogliamo, Grimm, in onda sul network Nbc, un crime fantasy che ricorda sin dai primi minuti Buffy – The Vampire Slayer e Supernatural, interpretato da David Giuntoli (Privileged, Dylan Dog), Nick discende dalla famiglia dei fratelli Grimm (autori delle celebri fiabe) e scopre all’improvviso di essere in grado di vedere il vero volto dei mostri che ci circondano nella realtà e di poterli, in qualche modo, scovare. Se la sua missione però sia quella di distruggerli, rispedirli nel loro mondo o diventare loro alleato, ancora è un mistero. Questo moderno Dylan Dog (fin troppo simile nei tratti fisionomici e nelle espressioni a Brandon Routh, l’agente Shaw in Chuck) non convince affatto e la sua interpretazione risulta piatta e priva di spessore. Il coinvolgimento c’è, ma semplicemente perché si punta il tutto per tutto al colpo di scena in grado di farci saltare sulla sedia, tutto qui. Gli effetti speciali mediocri non giovano alla serie e la stessa trama, seppur incentrata sul mondo fiabesco, ricorda fin troppo quella di altri due fratelli, i Winchester.
3 commenti:
Te lo appoggio su entrambi, meglio il primo del secondo. Anche se alcune idee di Once Upon a Time sono prese di peso da Fables, serie a fumetti del 2002 (e tutt'ora in corso d'opera).
Fossi stato nell'Abc, avrei comprato i diritti del fumetto e fatto quello che la aMC sta facendo con The Walking Dead...
Probabilmente sarebbe uscito un prodotto migliore..
Mi è piaciuto molto il pilot, ora si vedrà come si evolve la storia, leggendo i commenti precedenti non sapevo che fosse ispirato ad un fumetto, comunque billo billo! ;)
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