There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

lunedì 5 settembre 2011

..and I'm not happy and I'm not sad..

Eccola lì.
A pochi passi da me
Dopo cinque lunghissimi anni dalla sua improvvisa scomparsa. O partenza.
Non saprei neanche io come definirla, visto che non ho mai capito cosa sia effettivamente successo.
So solo che ora è proprio qui, davanti a me, e forse, la lunga attesa svanirà, forse oggi capirò.
Capirò perché andar via così, senza un motivo, una spiegazione, una parola, portando via ricordi, lacrime, sorrisi.
Lasciando un vuoto incolmabile, una malinconia costante e lacerante.
Mi tremano le mani. Il respiro si blocca. Le gambe vacillano.
Ho l’occasione di affrontarla finalmente. Chiedere. Capire.
Mi guardo intorno, e i miei amici sono scomparsi. Erano con me fino a un attimo fa. Perché mi hanno lasciato sola? Dov’è lui?
Ho affrontato una lunga salita da sola prima di arrivare qui, e loro erano con me. Dove sono tutti ora? Dove siete ora che ho bisogno di voi?
Incrocio finalmente il suo sguardo, e ho paura. Non voglio che sia arrabbiata con me, non ne ha motivo. Dovrei esserlo io, non lei.
“Ma sei proprio tu?” domando ad alta voce, guardando altrove.
La voce è severa, dura, quando risponde “Si, mi hai trovato, sei contenta?”
Perché? Perché ce l’hai con me?
Non ho sbagliato nulla con te, mai.
Mi guarda negli occhi, e in quel momento avverto tensione, rabbia, rancore. E continuo a domandarmi perché, silenziosamente. Non sembra neanche più lei. Una volta i suoi occhi, erano sorridenti malgrado tutto.
Una volta il suo viso era dolce. Chi sei? Cosa sei diventata?
“Cosa fai qui?”, le chiedo titubante, con aria incerta.
Lei si irrigidisce ancora di più, resta in silenzio, poi mi guarda di nuovo, distante.
“Ho iniziato a lavorare nel frattempo. Tu?”
Forse le importa di me allora.
“Io? Io mi sono sposata nel frattempo.” E tu non c’eri. Ma questo non lo dico ad alta voce, lo penso e basta.
E all’improvviso, tutto cambia. Il suo sguardo si illumina, sul suo volto torna quel sorriso splendente, che a un tratto mi è così familiare.
Supera quel piccolo muro che ci divide, viene da me e mi abbraccia prepotentemente.
Sorpresa, resto immobile, cerco di resistere, combatto la forza di gravità.
Ma non riesco, perché io sono debole.
Mi lascio andare, ricambio l’abbraccio e insieme iniziamo a piangere.
E a ridere.
All’unisono.
Come una volta.
Andiamo avanti per qualche minuto. Lei mi ripete che è una notizia bellissima e inizia a farmi domande.
Io rispondo, ascolto, sorrido. Dopo tanto tempo.
Per un breve, veloce istante, sembra che nulla sia cambiato, tutto sembra uguale a prima.
Poi arriva lui, la prende per mano e inizia a parlare sopra la sua voce, e comincia a raccontarmi dove sono stati, cosa hanno fatto in questi anni.
Vattene. Vai via. Non voglio parlare con te. Ti prego, dammi cinque minuti. Mi bastano cinque minuti per chiederle perché.
Mi guardo intorno, spaesata, confusa, impaurita. Loro due parlano, sorridono, complici.
Sapevo di averti persa tanto tempo fa, ma in fondo in fondo, ho sempre sperato di ritrovarti. Fallo tacere, per favore. Solo per qualche minuto. Solo per trovare il modo di ricominciare.
Amore, aiutami tu.
Dove sei?
Eccoti, seduto su una poltrona. Ti guardo, ti chiedo aiuto, ma tu scuoti la testa.
Non farlo, credi in me, è la cosa giusta.
Devo capire.
Provo ad alzare la voce, lei sorride e continua a parlarmi. La blocco, tento di dire una parola, cerco la forza che mi manca per farle quella domanda.
Poi, come è sempre stato, non c’è bisogno di parole tra noi, lei mi legge nel pensiero e capisce.
E come tanto tempo fa, non serve che io parli, lei mi ha già sentita.
“Vuoi sapere perché sono andata via senza darti una spiegazione, vero?!”
Io annuisco, con gli occhi impauriti, le labbra che tremano.
Sussurro un timido “..si..”.
Finalmente. Ci siamo.

Poi all’improvviso spalanco gli occhi.
Ho il cuore in gola.
Sono sveglia…
Il sogno è finito.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Come ti capisco, anche io faccio dei sogni tanto realistici da sembrare veri..e questo potrebbe essere anche uno dei miei sogni!

Stargirl ha detto...

L'unione fa la forza, no?! ;-)

Pinecone Stew ha detto...

Have a SUPER weekend !