E poi arriva il giorno in cui, almeno un po’, devi ricrederti.
E devi ammettere ciò che mai avresti pensato di dire: Francesco Mandelli spacca.
Fino a poco tempo fa infatti, cadendo nel pregiudizio più totale lo relegavo in quella cerchia di personaggi a mio avviso sopravvalutati-incapaci-arroganti di cui fanno parte pseudo “artisti”-scrittori (del resto li chiamano così, povera Italia..) come Fabio Volo (ho i conati solo a citarlo sul mio blog), Carlo Pastore e simili.
E devi ammettere ciò che mai avresti pensato di dire: Francesco Mandelli spacca.
Fino a poco tempo fa infatti, cadendo nel pregiudizio più totale lo relegavo in quella cerchia di personaggi a mio avviso sopravvalutati-incapaci-arroganti di cui fanno parte pseudo “artisti”-scrittori (del resto li chiamano così, povera Italia..) come Fabio Volo (ho i conati solo a citarlo sul mio blog), Carlo Pastore e simili.
Trentenni con poche cose da dire, a cui purtroppo per noi però, viene concessa la possibilità di farlo, attraverso film o libri infarciti di luoghi comuni, frasi retoriche e storie banali.
Quando lo scorso anno m’imbattei nel “Nongio” al Telefilm Festival 2010, iniziai, seppur ì poco, a ricredermi, e a guardarlo sotto una luce diversa.
Lo ritrovai poi in Generazione 1000 euro di Massimo Venier, pellicola discreta, non eccezionale ma con alcuni spunti brillanti e intelligenti, che le hanno consentito di diventare il manifesto dei giovani precari di oggi.
Quando lo scorso anno m’imbattei nel “Nongio” al Telefilm Festival 2010, iniziai, seppur ì poco, a ricredermi, e a guardarlo sotto una luce diversa.
Lo ritrovai poi in Generazione 1000 euro di Massimo Venier, pellicola discreta, non eccezionale ma con alcuni spunti brillanti e intelligenti, che le hanno consentito di diventare il manifesto dei giovani precari di oggi.
Qui Mandelli si distingue con il suo stile recitativo spontaneo e naturale, capace di divertire il pubblico e al tempo stesso di invitarlo a riflettere sulla condizione lavorativa degli sfortunati laureati di oggi, risultando credibile e convincente nel ruolo.
Gli sketch de I Soliti Idioti, che per molto tempo decisi di snobbare, cominciarono poi a farmi sorridere, riuscirono a divertirmi e in seguito a farmi ridere a crepapelle.
Nonostante alcune gag risultino volgarotte e sopra le righe, bisogna ammetterlo: ad altrettante non si riesce a resistere, e lasciarsi travolgere da una fragorosa risata è quasi inevitabile.
Spinta dalla voglia di vedere un film poco impegnativo in una giornata uggiosa e deprimente, ieri ho deciso di vedere la pellicola firmata dal Nongio e da Biggio, lungometraggio costruito ad hoc per divertire i fan della serie che finalmente possono seguire le esilaranti avventure dei loro beniamini anche sul grande schermo (e presto a teatro), superati i confini del web e della tv.
Non starò qui a spendere troppe parole sulla (esile) trama, arricchita da battute a volte geniali altre volte scontate, e da paradossali stacchetti musicali scritti dalla premiata coppia protagonista.
Il mio intento è invece quello di dire sì, il Nongio ce l’ha fatta, è riuscito a farmi cambiare idea.
Mandelli vince e convince, regge un’ora e mezza di film, non cala mai di tono e non annoia.
Un milanese doc che entra nei panni di un romanaccio sboccato e borgataro e risulta credibile e vero, non è cosa da poco.
Può non far ridere, indubbiamente, ma la bravura c’è e bisogna ammetterlo.
Gli sketch de I Soliti Idioti, che per molto tempo decisi di snobbare, cominciarono poi a farmi sorridere, riuscirono a divertirmi e in seguito a farmi ridere a crepapelle.
Nonostante alcune gag risultino volgarotte e sopra le righe, bisogna ammetterlo: ad altrettante non si riesce a resistere, e lasciarsi travolgere da una fragorosa risata è quasi inevitabile.
Spinta dalla voglia di vedere un film poco impegnativo in una giornata uggiosa e deprimente, ieri ho deciso di vedere la pellicola firmata dal Nongio e da Biggio, lungometraggio costruito ad hoc per divertire i fan della serie che finalmente possono seguire le esilaranti avventure dei loro beniamini anche sul grande schermo (e presto a teatro), superati i confini del web e della tv.
Non starò qui a spendere troppe parole sulla (esile) trama, arricchita da battute a volte geniali altre volte scontate, e da paradossali stacchetti musicali scritti dalla premiata coppia protagonista.
Il mio intento è invece quello di dire sì, il Nongio ce l’ha fatta, è riuscito a farmi cambiare idea.
Mandelli vince e convince, regge un’ora e mezza di film, non cala mai di tono e non annoia.
Un milanese doc che entra nei panni di un romanaccio sboccato e borgataro e risulta credibile e vero, non è cosa da poco.
Può non far ridere, indubbiamente, ma la bravura c’è e bisogna ammetterlo.
Aldilà di simpatie o antipatie personali nei suoi confronti, aldilà di pregiudizi e preconcetti, il ragazzo ha talento. Tanto.
Il suo “Gianluca, dai cazzo!” tormentone dell’anno, da mesi sulla bocca di tutti, è contagioso e dilagante, e a tutti quelli che non si piegano a uno humour così casereccio e irriverente, l’unica cosa che mi viene da dire è “ma fatevela ‘na risata, va!”.
Il suo “Gianluca, dai cazzo!” tormentone dell’anno, da mesi sulla bocca di tutti, è contagioso e dilagante, e a tutti quelli che non si piegano a uno humour così casereccio e irriverente, l’unica cosa che mi viene da dire è “ma fatevela ‘na risata, va!”.
Non siate prevenuti, non stavolta almeno. La pellicola è godibile e leggera, di poco spessore certo, ma sicuramente migliore rispetto ad altre porcate che il cinema italiano propone oggi.
Lascio Volo e Pastore lì a scrivere libri insensati e melensi, e tiro fuori Mandelli dalla cerchia, perché solo gli stupidi, del resto, non cambiano idea.
Lascio Volo e Pastore lì a scrivere libri insensati e melensi, e tiro fuori Mandelli dalla cerchia, perché solo gli stupidi, del resto, non cambiano idea.
Anzi, gli idioti.
10 commenti:
Sì, è vero, anche io lo trovo versatile ed intelligente. Quel F.V. non lo voglio manco nominare, e anche Pastore, mamma mia che indie odioso...
Mi hai convinta!
Non ho mai visto il programma su Mtv, ma persone che stimo ne parlano in maniera entusiasta, quindi devo decidermi almeno a guardare qualcosa su YouTube.
Quanto a Fabio Volo, lui non scrive una sillaba di ciò che viene pubblicato, ha un ghostwriter :)
Mi piace molto il tuo blog!
io sono un supporter del nongio fin dalla primissima ora, fin da quanto era comparso in tokusho di andrea pezzi.
è un grandissimo, quindi felice sia diventata anche tu una sua fan (o quasi)
dai cazzo, stargirl! :)
ah, al telefilm festival dello scorso anno c'ero anch'io!
@Miss Raw: già solo per aver scritto FV e non il nome intero, sei diventata il mio idolo! lol :D
@Mafalda: vedrai che non ne resterai delusa! ;) grazie dei complimenti e grazie della visita! a presto!
@Cannibal: gran TFF l'anno scorso! con Levi e la Baccarin! peccato non esserci incrociati!
francamente questo non andrò proprio a vederlo, non mi piaceva la serie in Tv, ho visto il trailer o ho detto "oddio"! Nonono non fa per me!
ehehehe dai, non lo si può tollerare FV...eheh
Mah, essendo io un distintissimo membro della borghesia debbo dire che la comicità volgare dei soliti idioti poco riesce a coinvolgermi e a commuovermi. Ma soprattutto, Carlo Pastore ha scritto libri? Non ci voglio credere.
Beh, che non ti commuova è una fortuna direi! :D sarebbe preoccupante altrimenti! ehheeh
Ebbene sì, Pastore è uno "scrittore". che amarezza dilagante.
No scusami, è colpa di quella che una volta era la mia prof di latino che utilizzava il termine con il valore cum-moveo. Quindi, insomma, volevo semplicemente far capire che è un tipo di comicità che non mi tocca personalmente, nella quale non riesco ad entrare e che per questo non riesce a soddisfarmi. Ma è anche vero che la comicità, nei film, sembra ormai scomparsa. Io non sono un cinefilo, ma al momento di commedie memorabili uscite negli ultimissimi anni non me ne vengono in mente.
Divago? Viva Carlo Pastore e la qualità delle sue stampe.
Ma guarda, in realtà sono d'accordissimo con te. Poche commedie riescono a farmi ridere di gusto ormai e di certo non colloco I Soliti Idioti tra quelle. La mia era più che altro una riflessione su Mandelli. Commedie vere, ce ne sono davvero poche. Dal canto mio, rimpiango il mio adorato, vecchio Carlo Verdone
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