Gli aeroporti, erano sempre stati, chissà perché, la sua passione: luoghi asettici, freddi e impersonali.
Spesso un punto da cui partire, spesso un posto in cui tornare.
Aveva sempre amato il via vai delle persone, il caos che esplodeva all’improvviso per un piccolo ritardo, la velocità fulminea della partenza, la lentezza sorniona degli arrivi.
I volti stanchi e assonnati dei viaggiatori di ritorno sulla via di casa, quelli eccitati e impazienti di chi è invece pronto a partire per una nuova, piccola avventura.
Lì, osservava immobile le onde di viaggiatori e pendolari, mentre il mondo scorreva veloce davanti ai suoi occhi.
Il momento di dirsi addio era arrivato, e dopo mille incertezze e lacrime versate, non aveva saputo trovare niente di meglio di un aeroporto che facesse da cornice a quel triste momento, per concludere quel breve viaggio intrapreso insieme, e ripartire finalmente da zero.
“Ci stiamo dicendo addio, stavolta per sempre, e la cosa sembra che non ti sfiori minimamente?”
“Per sempre? Ti sbagli, non è così… Noi ci apparteniamo, tu sarai sempre con me, in questa vita, o nella prossima. Perché so che prima o poi ci rincontreremo, e allora sì che andrà diversamente”
Rimase titubante di fronte a una simile affermazione, e occhi negli occhi si soffermò, come d’abitudine, su ogni piccolo particolare del suo viso, lasciandosi travolgere da quell’incredibile bellezza.
“Verrai con me ovunque, perché ti porterò sempre nel mio cuore, e anche se in quest’occasione il tempo con noi è stato tiranno, la prossima volta sarà diverso. Non ho paura, perché so che tu mi appartieni. E nel frattempo, se mi assalirà la nostalgia, avrò i ricordi a farmi compagnia”.
“Perché è andata così, maledizione? Perché?”
“Semplicemente perché non era scritto nelle stelle…”
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