Ci guardammo, per un lungo istante, e incrociare il suo sguardo dopo tutto quel tempo, non fece che accrescere il mio dolore.
I suoi occhi erano gli stessi, e continuavano a emozionarmi, anche se qualcosa era scemato.
Fu lui a parlare per primo:
“Spero tu non lo stia facendo per colpa mia”
“E da quando ti interessa quello che faccio io?”
“Puoi non credermi, ma mi interessa.”
“Beh, almeno mi lasci la scelta. Scusami, ho una valigia da chiudere”
“Stella.. aspetta. Io..”
“Mi dispiace, hai avuto più di un anno a disposizione per dirmi qualcosa, ora è davvero tardi.”
“Mi dispiace, davvero.”
“Beh, grazie di nuovo, per avermelo fatto sapere. Ora vattene!”
“Stai bene? Voglio dire: Milano??”
“Si, sto bene. E si, Milano. Ce la farò, anche se non ci credi. Sono più forte di quello che pensi, e per causa tua per giunta. O per merito, scegli tu. Tienitela stretta, mi raccomando, e stai attento che non pugnali alle spalle anche te un bel giorno. Cane mangia cane”
Non rispose, e restò a guardarmi.
Sostenni lo sguardo per pochi secondi, finché non scorsi un’ombra di rimorso, un velato senso di colpa, e mi bastò.
Ero splendida quel giorno, in forma, e forte.
Mi bastava.
Stavo per andarmene, ed ero finalmente riuscita ad affrontarlo. Ora non potevo fare altro che guardare avanti, e ricominciare.
Nel chiudere le valigie sentii una fitta allo stomaco, ma nonostante tutto, non mi lasciai assalire dal panico. Solo un po’ di rammarico forse, perché stavo per allontanarmi seicento chilometri dalla mia famiglia.
Quella notte dormii stretta tra le braccia di mia madre, con una lacrima che mi rigava il volto. Stavo per lasciare la mia casa d’infanzia, per andare a vivere da sola, ed entrare forse troppo precocemente nel mondo degli adulti. Non avevo paura però, Chiara sarebbe stata lì con me, e non mi sarei mai sentita sola.
Mi addormentai tra le carezze di mia madre, che tra le lacrime mi disse: “Vedrai Stella mia, troverai l’amore che meriti un giorno. Magari proprio a Milano”.
la mattina dopo partimmo, senza voltarci indietro.
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