Bentornati al Seattle Grace: qui tutto accade per un motivo, le emozioni hanno spesso la meglio sulla ragione e le tragedie assumono il più delle volte risvolti irreversibili.
Bentornati nel posto in cui gioie e dolori camminano di pari passo, dove la vita è costantemente in bilico, dove amicizia e amore sono divise da una linea sottile ma resistente e il sesso è una terapia d’urto o un modo più facile per trovare conforto in una notte difficile, dove il concetto di famiglia è allargato a chi condivide 24 ore su 24 momenti che non torneranno mai, ma che indelebili resteranno nella memoria collettiva.
Qui niente è più come prima, tutto è cambiato e non tornerà più com’era una volta.
Qui si sente, palpabile nell’aria, il desiderio di rinascita, la voglia di azzerare tutto e ricominciare, per ripartire da zero e smaltire lacrime e dolore, per tornare a sorridere e respirare.
Qui, una tragedia annunciata, ha sconvolto la vita di dottori, pazienti e infermieri, e la colla necessaria per rimettere insieme i pezzi, sembra essersi ormai esaurita, e la scorta di bende per guarire le ferite, è terminata da tempo.
“Che la cura abbia inizio” citava uno dei poster promozionali della settima stagione, perché “la vita cambia in un battito”, e Meredith e compagni, questo, lo hanno imparato aspramente sulla loro pelle.
La season finale della sesta stagione, puntata al cardiopalma che ci aveva tenuti col fiato sospeso fino alla fine, si è dimostrata una scelta “autoriale” pertinente e azzeccata, e ha lanciato le basi per l’inizio della settima, partita in sordina con oltre 14 milioni di spettatori, e che riparte proprio un mese dopo le disgrazie scoppiate in Sanctuary/Death And All His Friends.
Il tempo spesso lenisce tutte le ferite, si sa, ma qui invece non è così: un trauma scioccante come quello vissuto dai nostri medici del Seattle Grace, è difficile da digerire, da superare e da mettere da parte per ricominciare, e diversamente dai serpenti, a cui per iniziare un nuova vita basta una muta di pelle, per gli uomini non è così semplice, e ognuno, a modo suo, affronta simili situazioni in maniera diversa.
Lunga è la strada verso la “rinascita” di cui si parla nei primi due episodi, With You I’m Born Again e Shock To The System, e mentre qualcuno, come Meredith o Alex, la rincorre fingendo indifferenza, qualcun altro lo fa illudendosi che tutto proceda per il verso giusto, Lexie o Derek, mentre altri ancora, Cristina docet, restano inchiodati, paralizzati e inermi a sperare che il dolore passi il più in fretta possibile.
Il cambiamento cerca di imporsi prepotentemente nella vita dei nostri dottori, e se da un lato la stoica Miranda Baley riesce a prendere la situazione “per le corna” e a tirare avanti, cospargendo il suo cuore “di colla per rimettere insieme i pezzi” come lei stessa afferma, c’è invece chi insegue l’illusione di voltare pagina, improvvisando un matrimonio riparatore lampo, come nel caso di Owen e Cristina, per colmare quel senso di solitudine, vuoto e malinconia che li pervade.
Come spesso accade in Grey’s Anatomy, è l’amore l’ancora di salvezza nei momenti peggiori, ed è così che Callie cerca conforto in Arizona, convincendola a trasferirsi a casa sua, la mente di Karev vola lontano dalla sua Izzie, dispersa chissà dove, e Mark sogna un futuro migliore con Lexie. Rapporti instabili, fragili anche se duraturi, profondi e mai completi, che riaffiorano di giorno in giorno, per essere poi dimenticati o per tornare in auge dopo poche puntate appena.
È questo il bello di Grey’s Anatomy, il fatto che le vite dei personaggi potrebbero continuare a intrecciarsi tra le une con le altre, all’infinito, senza mai risultare banali o scontate, ma sorprendendoci ogni volta, grazie alla delicatezza e alla profondità con cui vengono narrate.
La serie potrebbe durare per molti anni ancora, protrarsi per altre stagioni, ed eguagliare in tutto e per tutto il successo di E.R. – Medici in prima linea, senza mai perdere quella verve che l’ha resa celebre, e che nonostante il lieve calo di ascolti dello scorso anno, sembra rifiorire ora più che mai.
La protagonista, Meredith, è una donna nuova, e le esperienze traumatiche che hanno stravolto recentemente la sua vita, sembrano averle solo giovato. La perdita del bambino che portava in grembo, lo spavento di vedere morire sotto i suoi occhi Derek e vedere così svanire tutto quello per cui ha lottato in un attimo: tutto questo ne ha forgiato il carattere, rendendola più forte e determinata, diversa dalla Meredith insicura e indecisa che non riusciva a superare i disastri familiari in cui era cresciuta.
E la donna che è oggi, ancora una volta, esce fuori in tutta la sua completezza, diversamente da come ci si aspetterebbe, con Cristina e non Derek: è al fianco della sua migliore amica che la giovane Grey dà il meglio di sé, offrendole tutto il conforto di cui ha bisogno per superare il momento di panico e angoscia da cui si è lasciata sopraffare.
Meredith e Cristina, le due vere e uniche anime gemelle della serie, le due amiche inseparabili, sempre pronte ad aiutarsi l’una con l’altra, agguerrite e sensibili, egoiste ma con un grande cuore, che vivono nel loro microcosmo, dove amici, colleghi e uomini si fanno spazio a fatica, e con la stessa fatica cercano di circumnavigare, anche solo un po’, quel loro legame profondo, indissolubile e radicato nel cuore e nell’anima.
Il tema della rinascita scorre e travolge i primi due episodi, e lascia intendere che continuerà per molto altro tempo, finché ognuno, in un verso o nell’altro, sarà riuscito a smaltire le conseguenze scaturite dalla strage che lo ha investito.
E come nella vita reale, ogni azione comporta ripercussioni irreversibili, da cui risulta impossibile tornare indietro, e che possono essere superate solo andando avanti, seppur a fatica.
Tra le novità più salienti della settima stagione, la conferma ufficiale, nel cast, del bel Jesse Williams, nel ruolo del talentuoso specializzando del Mercy West Jackson Avery, e quella di Sarah Drew, April Kepner, assistente personale di Derek, che presto stringerà una profonda amicizia con Mer. Per loro, che avevano assunto un ruolo chiave nella season finale della sesta stagione, in futuro sono previsti colpi di scena che andranno presto a incastrarsi con quelli di altri personaggi.
Sul presunto ritorno di Katherine Heigl nel ruolo di Izzie Stevens intanto, ancora tutto tace, e Shonda Rhimes, se da un lato non smentisce questa eventualità, dall’altro, non la conferma neanche, anche se si dimostra sempre più determinata nel voler in qualche modo concludere la storyline legata ad Alex e alla sua ex moglie, per dare una svolta definitiva al personaggio interpretato da Justin Chambers: “Voglio che ogni volta che parliamo di Alex, che cresce e supera le cose che gli sono successe, oltre a lasciarsi alle spalle questa relazione, ci sia un percorso autentico, non come qualcosa che sembra rattoppato”.
Guest star dei primi tre episodi, James Tupper (già dottore in Men in Trees e Mercy), nei panni dello psicologo Andrew Perkins, di supporto allo staff dell’ospedale dopo la tragedia che li ha visti protagonisti, nonché nuovo amore di Teddy.
Tra i personaggi che si affacceranno in quel di Seattle, per un paio di episodi vedremo anche Peter MacNicol, il celebre avvocato “biscottino” di Ally McBeal, che interpreterà il pediatra Stark, e che lavorerà a stretto contatto con Karev.
La stagione sarà all’insegna, com’è consuetudine ormai, del crossover con Private Practice, e in questa circostanza, ospite al Seattle Grace sarà Amelia Shepard (Caterina Scorsone), sorella di Derek. I due, ai ferri corti da molto tempo, avranno modo di confrontarsi, grazie soprattutto all’aiuto di Addison, che giocherà una parte fondamentale nella risoluzione dei loro problemi, radicati da molto tempo, ma giunti ora a una svolta:“La famiglia è la famiglia. Nonostante il conflitto, il dramma e la tensione tra i membri della famiglia, c’è un legame ed una connessione molto profonda. Ovviamente Amelia ha un sacco di emozioni nei confronti Derek, il loro rapporto e tutto quello che c’è intorno a loro. Ci sono tante emozioni irrisolte nella loro relazione”, ha dichiarato la Scorsone.
La serie della Rhimes, si dimostra, anno dopo anno, sempre più articolata e complessa, avvincente e travolgente. Lo spaccato di realtà che porta in scena, conquista ogni volta lo spettatore grazie alla trama ricca e commovente, in cui le storie dei pazienti si fanno largo in quelle dei dottori, e piombano nelle loro vite come un fulmine a ciel sereno.
In Grey’s Anatomy il tempo scorre senza lasciare traccia di sé, a volte troppo lento, altre volte veloce e anche se spesso vorremmo che si fermasse, come nel mondo reale, purtroppo non accade, e scorre via tiranno, portando con sé quello stralcio di vita che ci sembra di aver vissuto troppo velocemente.
“Tutto cambia di continuo, per mutare, unirsi, crescere e morire,nonostante ci aggrappiamo alle cose e ai vecchi ricordi, anziché crearne di nuovi e ci ostiniamo a credere che tutto sia permanente”
Meredith insiste nel dire che “il cambiamento è costante”, e lo descrive come un elemento imprescindibile nella nostra vita, affermando che “come rapportarci a esso è un compito grave che tutti portiamo sulle spalle”.
In Grey’s Anatomy passa prepotentemente il concetto che occorra vivere con la consapevolezza che tutto potrebbe mutare da un momento all’altro, per non tornare mai come prima, e che sta a noi cogliere quel momento, quell’attimo, quel battito in cui tutto potrebbe cambiare, interpretandolo come una nuova possibilità, l’opportunità per ricominciare daccapo, per iniziare una nuova vita, più maturi e consapevoli, con un bagaglio di esperienza al nostro fianco, che ci dia il sostegno necessario per affrontare una vita dura, complicata, piena di ostacoli, ma unica e irripetibile, di cui ogni giorno siamo protagonisti. Continua su movieplayer.it