There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

martedì 9 febbraio 2010

An Education: ingenuità e amore negli anni Sessanta



Attingendo direttamente alle memorie autobiografiche della giornalista britannica Lynn Barber, pubblicate sulla rivista letteraria Granta, Nick Hornby ha realizzato la sceneggiatura di uno dei film più acclamati del momento, vincitore del Sundance Film Festival 2009, An Education. Il celebre scrittore inglese, alla sua prima esperienza con una sceneggiatura cinematografica, mette da parte per una volta la musica, lo sport e le donne, da sempre le sue più grandi passioni, per cimentarsi in un genere nuovo, mai affrontato prima. Dietro la macchina da presa, la regista danese Lone Scherfig, che nel 2001 si aggiudicò il premio giuria al festival di Berlino con la commedia Italiano per Principianti. Hornby si insinua col suo stile sagace e ironico all’interno della trama, dando forma e spessore a un piccolo spaccato di vita realmente vissuto dalla Barber durante gli anni della sua giovinezza.

La storia, ambientata nel 1961 a Twickenham, nella periferia di Londra, ruota attorno alla sedicenne Jenny Miller, studentessa modello a un passo da Oxford, diligente ed estremamente intelligente, appassionata di musica, arte e letteratura. Jenny, interpretata dalle venticinquenne Carey Mulligan, al suo primo ruolo da protagonista, frequenta una scuola femminile rigida e severa, che impone rigore e disciplina alle proprie allieve, costrette a sognare un mondo diverso da quello in cui vivono per evadere dalla loro squallida realtà, in cerca di nuovi stimoli.

Ed è proprio da una fuga dalla realtà che la nostra protagonista si lascia trasportare: da sempre affascinata dalla vita bohemien parigina, sulle note malinconiche delle canzoni di Juliétte Greco, Jenny sogna Parigi e la Francia, luogo emblematico di uguaglianza e libertà, e l’incontro con David (Peter Sarsgaard), uno scaltro e benestante trentenne che incontra in un giorno di pioggia, le si prospetta davanti come una concreta possibilità di rivalsa nella vita. David la conquista coi suoi modi eleganti e premurosi, la introduce nell’ambiente teatrale londinese, scorazzandola da un concerto all’altro, tra jazz club e ristoranti rinomati, introducendola nel mondo patinato e raffinato radicato da anni nei suoi sogni, in compagnia dell’amico- collega (di truffe) Danny (Dominic Cooper) e della sua fidanzata Helen (Rosamunde Pike). Jenny ingenua e priva di malizia, si lascia inebriare dalla situazione, si cala perfettamente nella parte assumendo atteggiamenti da giovane diva (risulta palese dai costumi la volontà di accomunare l’immagine di Jenny a quella della Hepburn in Colazione da Tiffany), indossando abiti ricercati e accessori pregiati, fumando voluttuosamente una sigaretta dopo l’altra con le labbra perfettamente dipinte di rosso, indossando le vesti di una femme fatale acerba e poco convincente. I modesti coniugi Miller (Alfred Molina e Cara Seymour) intanto, acconsentono a ogni folle richiesta della figlia, su tutte un viaggio a Parigi, lasciandosi conquistare a loro volta dal fascino di David, a cui affidano il destino di Jenny, senza remore alcune, convinti fermamente che per una giovane donna, il matrimonio con un buon partito sia più utile di una seria istruzione scolastica.

Jenny, di ritorno dalla ville lumiere con profumi Chanel e l’anello al dito, diventa oggetto di pettegolezzi e invidie tra le sue compagne di classe, e dopo aver in più di un’occasione rifiutato i saggi consigli dell’insegnante di letteratura Miss Stubbs (Olivia Williams), l’unica preoccupata che il rapporto con David possa seriamente compromettere il suo brillante futuro, alla fine viene espulsa dall’istituto dalla preside Ms. Walters (la meravigliosa Emma Thompson), inflessibile in quanto a rigore e ottemperanza. L’estromissione dagli esami finali e quindi dalla possibilità di entrare a Oxford, non sembrano preoccuparla, convinta che la vita coniugale con David potrà sopperire a tale perdita, ma la scoperta imprevista della vera identità dell’uomo, fa sì che il mondo le crolli addosso e tutto le si ritorca contro. L’oscuro passato dell’uomo viene a galla all’improvviso, e la sua vita, fatta di bugie e tradimenti, irrompe inaspettatamente come un fulmine a ciel sereno nella tranquillità di casa Miller: Jenny incontra la moglie di David e il figlio, venendo a conoscenza di particolari scabrosi e indecenti sul suo presunto fidanzato. Il destino della ragazza, che pare segnato per sempre, prende una piega diversa grazie all’intervento di Miss Stubbs, e alla fine tutto volge per il meglio: Jenny ricomincia daccapo proprio a Oxford, dove le viene offerta l’occasione per ripartire da zero, tralasciando il passato e fingendo che nulla sia mai accaduto, seppur conservando gli insegnamenti appresi dagli errori commessi.

A Jenny non resta altro da fare che dimenticare David e dimenticare Parigi, per poter iniziare così una nuova vita, e conquistarsi la seconda chance che tutti vorrebbero.

Il film affronta in maniera delicata e realistica l’educazione sentimentale e sessuale della protagonista, mettendo in luce una realtà, quella dell’Inghilterra degli anni Sessanta, diversa da quella cui siamo normalmente abituati, che cattura da subito l’attenzione dello spettatore, incuriosito dal mondo austero e rigoroso rappresentato, fatto di regole e negazioni, lontano da quello libertino e spesso privo di principi morali cui siamo abituati al giorno d’oggi.

La regia, di scarso impatto e carente in alcuni passaggi, è arricchita da una sceneggiatura brillante e accattivante, da cui emerge lo humour inglese tipico di Hornby, cinico e ironico quanto basta, perfettamente congeniale ai fini della trama.

Ottimo il cast, dove brilla su tutti l’esordiente Mulligan, in corsa agli Oscar come miglior attrice, definita da molti come l’erede di Audrey Hepburn, un paragone forse un po’ azzardato e forzato più che altro da una somiglianza estetica che le si è voluta attribuire a tutti i costi nel corso della pellicola, dove è evidente il richiamo agli anni Sessanta, attraverso citazioni e tratti stilistici.

Altre due nomination agli Oscar (come miglior film e sceneggiatura non originale), fanno di An Education uno dei film di nicchia più apprezzati dell’anno, e la Mulligan mette d’accordo tutti, pubblico e critica, grazie alle sua naturale spontaneità davanti alla macchina da presa e alle sue spiccate doti recitative, che la accomunano, a nostro avviso, più che alla Hepburn, alla Audrey Tautou de Il Favoloso Mondo di Amélie.



Nessun commento: