There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

venerdì 30 settembre 2011

..perché ovunque, ti penso..


Hai mai visto Chiara passare di qua?
Io l’ultima volta, l’ho vista quasi un anno fa.
E l’ho vista ridere…
Beh. Ma che sciocca sono: lei ride sempre.
Nonostante tutto.
E poi ti guarda con quegli occhi, che solo lei sa come fa.
Chiara sa farti incazzare, piangere e disperare.
Ma quando poi ti fa sorridere, alla fine le perdoni tutto.
Chissà come ci riesce.
Può incasinarti la testa.
E frantumarti il cuore, tanto che vorresti spaccare il mondo.
Ma basta uno sguardo, uno di quelli veri, uno degli sguardi di Chiara,
e tutto passa, e tu, vorresti solo abbracciarla e stringerla a te.
Lei che non è mai stata “l’orgoglio di mamma” forse, né quello di papà.
Lei che però ha sempre avuto un angelo dalla sua parte pronto
a prenderla a schiaffi, a tirarla fuori dai guai, a riempirla d’amore.
Chiara e i suoi occhi profondi.
Chiara e il suo cuore disordinato.
Chiara che una ne pensa e cento ne fa.
E anche se poi alla fine non ne fa mai una giusta,
almeno ci prova. E poi ti fa ridere, come nessun altro.
Chiara che va di qua e di là.
Che si innamora e che si incasina.
Che ti chiama nel cuore della notte, che si fa bella per uscire con te.
E non credere a chi dice che lei non ringrazia mai,
a modo suo lo fa. Sempre.
Anche solo con uno sguardo o un sorriso,
lei ti riempie il cuore.

A tutte quelle persone che come Chiara, ancora cercano la loro strada.
O forse l’hanno già trovata ed è solo diversa da quella che vorremmo percorrere noi.

giovedì 29 settembre 2011

One Day: perché il destino, ha più fantasia di noi.

È il 1988 e siamo a Edimburgo.
Emma Morley e Dexter Mayhew si sono appena laureati, e nonostante siano due persone totalmente diverse l’una dall’altra, nonostante non abbiano nulla in comune e si conoscano a malapena, trascorrono la notte insieme, tra un bicchiere di pessimo vino rosso, marijuana e sesso senza impegno né troppo trasporto.
Il giorno dopo, il 15 luglio, durante un pic nic sulla collina di Arthur’s Seat, dopo essersi scambiati indirizzi e numeri di telefono, si salutano, dandosi appuntamento per l’anno seguente.
Da quel momento, per 19 lunghissimi anni, Emma e Dexter si rincorrono, si prendono, si lasciano, si amano e si odiano.
E il 15 luglio di ogni anno, accade sempre qualcosa di significativo che intercede a modificare il loro destino. Fino al 2007.
Emma è un’anticonformista, una che vuole cambiare il mondo, ma che in fin dei conti, non ci riesce affatto.
È intelligente, brillante, spiritosa, cinica e possessiva. Ama la letteratura e l’arte, i bambini, il teatro e la politica. Ha un animo rivoluzionario, nonostante sia piuttosto remissiva a volte, forse anche arrendevole. Eppure lotta, combatte e non perde mai occasione di dire la sua, anche se forse, spesso farebbe meglio a tacere.
Emma ama Dexter, in maniera viscerale, addirittura morbosa. E lo ama da quando era poco più che una ragazzina, pur restando solo una sua amica per moltissimi anni, pur amandolo in silenzio, in un angolo, saltando fuori solo all’occorrenza, solo quando lui ha bisogno di una spalla su cui piangere.
Lui. Dexter. Così diverso e lontano da lei per molti aspetti.
Così ossessionato dalle donne e dalla sua estrema voglia di compiacersi ed essere adulato, ammirato e invidiato. Superficiale e frivolo, viziato e snob.
Così poco attento ai sentimenti di Emma, eppur così legato a lei, da rendersi conto di amarla solo dopo tanti, troppi anni. Di un amore tutto sommato puro e genuino, spontaneo ma represso per un lungo periodo di tempo.
Le vicissitudini di Emma e Dexter si alternano nel romanzo di David Nicholls, One Day (Un Giorno), alternandosi anno dopo anno e intrecciandosi in più di un’occasione, restando sempre legate da un filo invisibile che li tiene uniti per 19 anni, nonostante a volte loro non se ne rendano neanche conto.
La parabola della loro storia d’amore, mascherata da amicizia, si snoda durante il loro cammino verso l’età adulta, mischiando lacrime a risate, sorrisi a dolori.
Emma e Dexter sono i due opposti che inevitabilmente si attraggono, le due facce della stessa medaglia che però spesso ruota su se stessa e li tiene separati. Troppo a lungo. O almeno, senza regalargli, alla fine, la seconda chance che invece meriterebbero.
Emma e Dexter giocano col destino, lo sfidano, si fanno beffa di lui, senza rendersi conto che non avranno la possibilità di prendersi una rivincita.
Una lettura intensa, coinvolgente, impegnativa.
Una storia d’amore diversa dalle altre, fuori dal coro, contraddistinta da una scrittura asciutta e mai prolissa, da dialoghi veloci e mai ripetitivi.
Un romanzo che quest’anno è diventato ovviamente un film, con Anne Hathaway (Il Diavolo veste Prada) e Jim Sturgess (Across the Universe) diretto da Lone Scherfig (An Education).
La pellicola ha debuttato l’8 agosto negli Usa, e presto arriverà in Italia, ma onestamente, non so se la vedrò.
Emma e Dexter hanno un volto e un’anima ben precisi per me, e in fondo in fondo, non voglio che cambino.
Voglio ricordarli così, a modo mio.

mercoledì 28 settembre 2011

Terra Nova: e vissero felici e contenti 85 milioni di anni fa

2149.
La Terra è ben oltre l’orlo del precipizio: l’aria è diventata irrespirabile, molte specie si sono estinte, il cibo scarseggia e a causa del sovrappopolamento alle coppie viene imposto il divieto di procreare più di due figli. L’atmosfera cupa, fumosa e rarefatta risulta dannosa e deleteria per il genere umano, ma solo i più fortunati possono salvarsi.
Grazie a una falla nel sistema spazio-temporale generata da alcuni esperimenti nucleari infatti, intere colonie (sorteggiate dal Governo), possono saltare indietro nel tempo di 85 milioni di anni, tornare agli albori della storia dell’umanità, e ricominciare daccapo una nuova vita, in un mondo incontaminato, immersi nella vegetazione tra i dinosauri.
Su quest’isola, ribattezzata Terra Nova, all’interno di una zona perimetrata e protetta, le colonie vengono inserite all’internodi una comunità instauratasi lì decenni prima, che vive secondo regole e dettami precisi, la cui pace apparente è minata però da ribellioni, pericoli di vario genere e misteriosi segreti governativi.
Tra gli ultimi essere umani sbarcati su Terra Nova in questo nuovo esodo, il decimo per precisione, anche la famiglia Shannon composta dal poliziotto ribelle Jim (Jason O’Mara, Life on Mars) appena evaso dal carcere, la moglie Elizabeth (Shelley Conn), dottoressa e batteriologa inviata sull’isola a supporto dello staff medico, i figli adolescenti Josh (Landon Liboiron) e Maddy (Naomi Scott), e la piccola Zoe (Alana Mansour), di appena 5 anni.
Già dal primo giorno, Jim viene assoldato dal comandante Taylor (Stephen Lang), nel corpo di guardia dell’isola, per contrastare gli attacchi del mercenari del sesto esodo e proteggere la comunità.
Un quadretto familiare piuttosto banale e prevedibile, quello degli Shannon, a dispetto dell’ottimo potenziale sviscerato dalla nuova serie della Fox in questi due episodi inziali, Genesis part 1 e 2, che ha debuttato il 26 settembre negli States e sarà trasmessa in Italia il 4 ottobre su Sky (canale 111).
Tra gli ideatori e produttori esecutivi, alcuni nomi celebri e prestigiosi, su cui spiccano tra tutti Alex Graves , regista del pilot (Fringe, West Wing, Ally McBeal), Brannon Braga (autore di numerosi episodi di Star Trek: The Next Generation) e Craig Silverstein (Nikita, Bones).
Ciliegina sulla torta, alla produzione, Steven Spielberg ad alimentare ancora una volta, la sua passione sfrenata per i dinosauri. Il richiamo a Jurassic Park è ovvio quanto servito su un piatto d’argento, e gli effetti speciali sono degni delle migliori pellicole cinematografiche (nonostante il budget televisivo più limitato), grazie alle ottime ricostruzioni futuristiche e preistoriche, coadiuvate da un uso intelligente e preciso di CGI con ambientazioni e scenari realistici e sorprendentemente plausibili.
Il ritmo serrato e incalzante della regia cede solo nel corso del secondo episodio per qualche minuto, per risalire poi in maniera esponenziale, conferendo alla serie il fascino e le caratteristiche di un prodotto indubbiamente più cinematografico che non televisivo.
Immediato il paragone con Lost, soprattutto per gli scenari incontaminati e incontrastati (le riprese sono state effettuate per lo più in Australia), anche se in realtà, per le tematiche affrontate e gli argomenti trattati, la serie si avvicina maggiormente a Primeval, show britannico giunto quest’anno alla sesta stagione.
111 milioni di spettatori hanno seguito l’anteprima americana (in Italia è stata presentata ieri al Roma Fiction Fest) , impressionante successo per questa serie evento (stavolta è proprio il caso di dirlo),costata ben 150 milioni di dollari, tradotta in 21 lingue e acquistata da 85 paesi.
Ottime le premesse, interessante il plot seppur non troppo originale, e da apprezzare soprattutto l’idea dei produttori di non sforare oltre i 13 episodi previsti, a riprova del fatto che la serie si esaurirà dopo una stagione, motivo che ci fa sperare che non lasci strascichi di interrogativi lasciati a metà e misteri irrisolti, ma che si concluda in maniera esaustiva e completa, per non rimanere ancora una volta a bocca asciutta. Flash Forward docet.

martedì 27 settembre 2011

..dentro una bolla di sapone.

Mia ha sempre avuto tanta paura del buio.
Paura di attraversare la strada.
Di andare dal dentista.
Di affogare
Paura dei ragni e degli scarafaggi.
Di perdere le persone a lei care.
Di essere tradita.
Mia soffre di vertigini.
Di scarsa autostima.
Di attacchi di panico.
Di malinconia.
A volte anche d’insonnia.
Piange perché è fragile.
Perché è felice.
Perché è triste.
Ride perché fuori c’è il sole.
Perché le fanno il solletico.
Perché ancora ci crede.
Mia si chiede spesso di cosa sono fatte le nuvole. Di cosa sono fatte le stelle. Del vero sapore della neve.
Vorrebbe sapere perché i vulcani si addormentano, che fine hanno fatto i dinosauri e dove si nasconde davvero il mostro di Lochness.
Mia però, in realtà ha paura di chiedere, di domandare, di scoprire tutte queste cose.
Vorrebbe vivere dentro una pallina di vetro, protetta e sicura, lontana dai pericoli, lontana dalle sofferenze.
E vorrebbe volare in alto, laddove tutto è tranquillo. A due passi dal cielo. Vicino alla luna.
Nel suo piccolo mondo, si nasconde in un angolino, spesso in silenzio, spesso sorridendo. E se sta lì, nel suo guscio.
Mia è riuscita a entrare, seppur con fatica, in una bolla di sapone: ha capito che il trucco sta nel soffiare, non troppo piano né troppo forte... Soffiare quanto basta per poterci entrare
.
E ora, da lì non vuole più uscire.
.


lunedì 26 settembre 2011

Our memories makes us who we are. You can't change the past.

Clementine: Io non sono un'idea, Joel, ma una ragazza incasinata che cerca la sua pace interiore, non sono perfetta.
Joel: Non riesco a vedere niente che non mi piaccia in te. Ora proprio non ci riesco.
Clementine: Ma lo vedrai, lo vedrai! Certo col tempo lo vedrai. Io invece mi annoierò con te, mi sentirò in trappola perché è cosi che mi succede sempre.

E quando Clementine si sente in trappola, inevitabilmente, fugge via.

Lei e Joel si conobbero due anni prima sulla spiaggia di Montauk, e tra loro sbocciò subito una storia romantica e travolgente, di quelle destinate a non esaurirsi mai. DI quelle che invece, in genere, si esauriscono irreversibilmente.
Un amore esploso all’improvviso, fulmineo e da subito turbolento, a causa delle eccesive fragilità di lei, che non si era mai sentita amata da nessuno fino in fondo, e delle troppe insicurezze di lui che dal canto suo non aveva mai amato veramente.
Joel e Clementine insieme scoprono l’amore, quello vero, inarrestabile, viscerale.
Quello doloroso, complicato, profondo.
Dopo un paio anni però, le troppe incomprensioni li trascinano alla deriva, disintegrando in mille pezzi la loro favola d’amore, in un turbinio di emozioni contrastanti e irrisolvibili.
Dimenticare per non soffrire. Dimenticare per fermare le lacrime. Dimenticare per andare avanti.

Di questo si convince Clementine dopo la rottura e decide così di ricorrere drasticamente a una tecnica in grado di cancellare i ricordi, per mettere da parte Joel e provare a ricominciare daccapo, nella speranza di colmare quel vuoto interiore che ormai la perseguita e le toglie il respiro. Perché vivere una vita senza di lui, ora le sembra impossibile, e l’unica via di fuga le sembra quella di dimenticarlo per sempre. Lascia così che dalla sua mente vengano spazzati via tutti i ricordi legati a Joel, dal primo all’ultimo.

I’ve already forget how I used to feel about you. I’m fine without you.

(Ho già dimenticato ciò che provavo per te. Sto bene senza di te).

Ma è davvero così? Clementine da sola non può capirlo.
Quando anche Joel decide di ricorrere all’annullamento dei ricordi dalla sua mente, qualcosa però va storto, e il destino si mette in mezzo, per dimostrare ad entrambi che archiviare un grande amore così facilmente, non è possibile del tutto.
I
nostri ricordi ci rendono chi siamo, non puoi cambiare il passato.
Durante la cancellazione di ogni reminiscenza riguardante Clementine, Joel capisce di amarla troppo per poterla dimenticare. Si rende conto che preferirebbe soffrire in eterno, piuttosto che eliminarla per sempre dalla sua mente. Così, giunto ai momenti più felici vissuti con lei, li spinge in fondo in fondo alla sua mente, dove nessuno può scovarli, neanche l’infernale macchinario in grado di distruggerli, e lì si rifugia, in attesa che tornino.
E durante un sogno, corre a cercarla in universo onirico e parallelo per instaurare un flebile legame con lei, per evitare che tutto scivoli via nel dimenticatoio, per concedere al loro amore un’altra occasione, seppur flebile, seppur breve, e le dà appuntamento su quella spiaggia di Montauk, dove tutto iniziò.

Clementine: Siamo qui, Joel... E tra poco sarà finito di nuovo.
Joel: Lo so...
Clementine: Cosa facciamo?
Joel: Divertiamoci...

Clementine e Joel giocano a palle di neve sulla spiaggia, consapevoli (o forse no) del loro triste destino. Questo non lo sapremo mai.
Per ora sono lì, in attesa di vivere tutti i momenti felici che potrebbero vivere, nonostante per loro, probabilmente non ci sarà mai un lieto fine.

Michel Gondry (Human Nature, Be Kind Rewind) è alla regia di questa meravigliosa pellicola che nel 2005 si aggiudicò l’Oscar come miglior sceneggiatura, grazie alla penna di Charlie Kaufman (Essere John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa).
Nel ruolo di Joel un intenso e strepitoso
Jim Carrey e in quello di Clementine un’adorabile Kate Winslet, perfettamente trasandata e credibile nei panni della controversa protagonista.
Il titolo inglese,
Eternal Sunshine of a Spotless Mind, mortificato dalla banale traduzione italiana Se mi lasci ti cancello, è tratto dall’opera Eloisa to Abelard, del poeta inglese Alexander Pope:
« How happy is the blameless vestal's lot! The world forgetting, by the world forgot. Eternal sunshine of the spotless mind! Each pray'r accepted, and each wish resign'd. ».
Gondry alterna sapientemente al melodramma esistenziale, la frammentazione accurata di una storia d’amore come tante, conferendo spessore e intensità alla relazione tra i due protagonisti, inserendola in un contesto onirico e surreale, ma inspiegabilmente credibile.
La parabola tra Joel e Clementine non comincia né si esaurisce con l’inizio o la fine della pellicola, ma vive e resta latente, oltre che in un mondo parallelo, anche nella nostra mente, lasciandoci un sapore amaro in bocca e un senso di inquietudine per una storia che ci appare come non completamente vissuta fino in fondo. Noi come i due protagonisti, ci chiediamo perché per due persone che si amano così profondamente, il destino non possa riservare un futuro migliore, e come loro alla fine rimaniamo inermi con i nostri dubbi a guardarli giocare a palle di neve, senza la minima certezza di quel che verrà.
Mentre in un’atmosfera surreale e visionaria, malinconica e amara, Beck intona in sottofondo Everybody‘s Gotta Learn Sometimes.

Change your heart, look around you
Change your heart it will astound you
I need your lovin' like the sunshine
Everybody's gotta learn sometime

venerdì 23 settembre 2011

Happy 200th Post to me!

200 post, un bel traguardo.

Se dovessi fare un bilancio dall'apertura del blog fino a oggi, a volte mi sarebbe piaciuto scrivere più di serie tv e di cinema, altre invece avrei preferito dilungarmi con racconti più personali e “interiori”.
Ma chi mi conosce lo sa, sono alquanto contraddittoria.
Penso solo che non sia tanto semplice dar libero sfogo alle proprie emozioni come si vorrebbe, e spesso credo sia più comodo e indolore indossare una maschera in grado di proteggerci dal mondo esterno.
Perché anche se sembro tanto caparbia, testarda e ostinata, una maschera la porto anche io, perché ho paura di tante cose, troppo spesso. La mia sensibilità ad esempio, a volte mi atterrisce e lascia senza parole. A volte è eccessiva, ma fa parte di me. Una volta ero anche piuttosto ingenua, poi la vita mi ha cambiata, e ora sono convinta di esserlo un po’ meno. Certo a volte dovrei imparare a star zitta, a contare fino a dieci, a moderare termini e toni, ma sono troppo istintiva, e non ci riesco. Perché farmene una colpa però? Del resto sono anche quella che si fa in quattro per tutti, senza chiedere nulla indietro. Anche se sinceramente, se mi fermo a pensare, ogni tanto un piccolo “grazie” da certe persone, lo vorrei eccome. Ma chi non lo vorrebbe?

Sono fatta a modo mio, magari sono fatta male, e ogni tanto me ne frego, mi accetto e piaccio per quello che sono. Altre volte invece, vorrei cambiare in meglio (ma poi chi decide “il meglio” qual è in fondo?) e preferirei riuscire a smussare qualche lato spigoloso del mio carattere.
Tempo fa mi è stato detto che nel corso degli anni non sono cambiata affatto, io non credo sia così, e soprattutto in questi ultimi mesi, ho scoperto alcuni nuovi aspetti di me stessa, e belli o brutti che siano, ora devo imparare a conviverci.
Sono volitiva, indubbiamente. Poco costante, lo so. Riflessiva più del solito, orgogliosa più che mai. Fragile, insicura, razionale. A volte.

E mi accontento anche delle piccole cose, sin da bambina.
C’è chi conta le pecorelle, io preferisco contare le stelle.
E poi c’è anche chi fa castelli in aria, e quelli io, in questo periodo, purtroppo ho smesso di farli, anche se custodisco gelosamente i miei sogno nel cassetto. Certo, ultimamente li ho spinti forse troppo in fondo a quel cassetto, ma sono sempre lì.
Cerco di salvaguardare quei piccoli dettagli che contano, quelli che mi fanno stare bene, perché sono quelli che poi alla fine fanno la differenza e colorano la mia vita. A voi non è mai capitato?
Tipo fare un lungo e profondo respiro quanto sembra ti manchi il fiato, o gettarti tra le braccia di tua madre quando non riesci a trattenere le lacrime. Stringere quella mano che ti fa sentire al sicuro, o tornare con la memoria a quella sensazione di calore e protezione che ti trasmetteva tua nonna quando eri piccola.
Pensare a com’eri e a come sarai, avere paura di come sei e nutrire mille dubbi sul futuro.
Non ho mai detto di essere una persona facile da amare, ma so farmi voler bene, e chi mi conosce davvero, nel profondo, questo lo sa. E tutti quelli che lungo la strada si sono dimenticati di me, beh non sanno quello che si perdono.
Buon 200esimo a me, e mille di questi post!



giovedì 22 settembre 2011

There's a New Girl in town!

Affezionarsi a un personaggio femminile solare e divertente è sempre molto facile, soprattutto nel mio caso, anche se ho il pallino e la predilezione per le girls interrupted, dall’animo dark e dal carattere complicato. Nonostante ciò, personalità ironiche e controverse, a volte anche un po’ sfigate, come Bridget Jones, Ugly Betty (lo so, il paragone è azzardato ma concedetemelo ugualmente) e compagnia bella, mi hanno sempre divertito e fatto sorridere, incappando spesso nel rischio di affezionarmi a loro.
Diventare empatiche con loro, in certi casi, risulta inevitabile, spontaneo e quasi naturale, specie se in ballo c’è l’ansia frivola per qualche chiletto in più, per quella telefonata che non arriva mai, per le difficoltà con il capo al lavoro.
Sentirsi vicine a personaggi così, ci risolleva l’umore, ci toglie l’amaro in bocca per la durata di un film o di un episodio, ci regala un sorriso velato riportandoci magari con la mente a ricordi ed emozioni che pensavamo di aver dimenticato, con una canzone, una frase, o solo un piccolo dettaglio.
È stato quindi automatico per me, guardando il
preair della single-camera comedy New Girl, nuova serie della Fox ideata da Liz Meriwether (Amici, Amanti
E…), lasciarmi travolgere immediatamente dalla protagonista Jess Day, la favolosa Zooey Deschanel, già interprete di uno dei miei film preferiti degli ultimi anni, (500) Days of Summer.
Qui Zooey, occhi da cerbiatto e sorriso caloroso, recita nel ruolo di una ragazza romantica, ingenua e sognatrice, che in seguito alla brusca rottura con il fidanzato, decide di trasferirsi e cambiare abitudini di vita, per ripartire da zero e ricominciare. Jess adora
Dirty Dancing e i film d’amore a lieto fine, è stravagante e un pizzico petulante, e come Amélie Poulain,è una ragazza diversa dalle altre, con un senso dell’umorismo tutto suo e un modo di fare bizzarro.
Solare, credulona e fin troppo onesta e sincera, si ritrova all’improvviso, e per la prima nella sua vita, a dividere l’appartamento con tre ragazzi scapestrati e disordinati, diversissimi tra loro: Coach (
Damon Wayans Jr.), personal trainer introverso e dal cuore d’oro, Schmidt (Max Greenfield), sbruffone e muscoloso, convinto di poter conquistare qualsiasi donna, e Nick (Jake M. Johnson), barman insolitamente timido e caparbio, con un sogno nel cassetto difficile da realizzare. Ultimo membro di questo variegato gruppetto, la migliore amica di Jess, Cece (Hannah Simone), modella bellissima e con la testa sulle spalle, dal carattere deciso e per nulla incline alle frivolezze.
Nonostante all’apparenza sembri la classica sitcom che ruota intorno a un gruppo di amici, tra gag divertenti e buoni sentimenti ma poco da raccontare,
New Girl si appoggia sul sex appeal e sull’ironia della Deschanel per dar vita a una serie irresistibilmente coinvolgente, vagamente cinica e indubbiamente ben scritta. Battute taglienti, flashback narrativi ricorrenti e un cast frizzante, hanno regalato all’episodio pilota un seguito di oltre dieci milioni di spettatori, con un rating di ben 4.7
nella fascia 18-49 che farebbe gola a qualsiasi network.

martedì 20 settembre 2011

Ringer: l'atteso ritorno di Sarah Michelle Gellar


Devo ammettere senza troppi fronzoli: non sono mai stata una grande estimatrice di Buffy – L’Ammazzavampiri o di Joss Whedon in generale, pur apprezzando di quest’ultimo le velleità artistico-registiche.
Nonostante ciò, alla notizia uscita qualche mese fa, del ritorno imminente di Sarah Michelle Gellar sul piccolo schermo, ho gioito anch’io all’unisono con tutti i suoi fan sfegatati, apprezzando di gran lunga le doti recitative dell’attrice, un personaggio unico nel suo genere, pietra miliare nel mondo dei telefilm , idolo di tantissimi teenager e non solo.
Spinta dall’ammirazione nei confronti della Gellar e dalla curiosità, ieri sera ho quindi optato per il pilot di Ringer, ancora piuttosto delusa da quello di The Secret Circle (ma di questo parlerò più avanti), e in attesa di vedermi Revenge.
Ideata da Eric Charmelo e Nicole Snyder, Ringer ha debuttato lo scorso 13 settembre sulla CW portandosi a casa quasi tre milioni di spettatori sintonizzati per non perdersi neanche un minuto di uno dei piloti più attesi di questo mese.
Tema portante della serie, sulla falsa riga del pluripremiato The Black Swam, il dualismo, in questo caso tra due sorelle gemelle, alimentato come spesso accade, da vorticosi giochi di specchi, inquietanti proiezioni visive e prevedibili scambi di personalità.
Bridget è un ex tossicodipendente, “sobria” da sei mesi ormai, testimone chiave di un delitto in uno strip club, in cui si è trovata suo malgrado coinvolta. A poche ore dal processo in cui deve deporre ai danni del pericoloso pluriomicida, poiché unica testimone in grado di incriminarlo, in preda al panico, la ragazza ferisce l’uomo che la tiene in custodia e si dà alla fuga negli Hamptons, alla ricerca della sua gemella Siobhan. Riunitesi dopo sei annidi lontananza, e in seguito a un tragico incidente di cui per ora restiamo all’oscuro, le due sorelle partono pe un giro in barca a mare aperto, da cui però Siobhan non farà mai ritorno, scomparendo misteriosamente. Bridget vede così una papabile via di fuga, coglie la palla al balzo e si insinua nella vita della gemella, approfittando del fatto che nessuno è a conoscenza a della sua esistenza.
Il passato torbido di Siobhan non tarda però a venire a galla, e per Bridget iniziano le prime difficoltà, nonostante la facilità fin troppo fittizia con cui è riuscita a intrufolarsi in questa sorta di “mondo parallelo”.
Prendendo spunto dal recente The Lying Game (Abc Family) e dalla maggior parte dei thriller psicologici di questi ultimi anni, Ringer parte bene per sprofondare però nell’ovvietà, e in mancanza di qualche concreto e corposo colpo di scena, difficilmente lascerà il segno andando avanti così.
Volti celebri ruotano intorno alla Gellar, a partire da Nestor Carbonnel, l’indimenticabile Richard in Lost, qui nel ruolo dell’agente che indaga sulla scomparsa di Bridget, fino a Kristoffer Polaha (Baze nel compianto Life Unexpected) che interpreta l’amante di Siobahn.
Enormi lacune nella regia (dal greenscreen in mezzo all’oceano a dir poco imbarazzante, alle carrellate di controcampi eccessivamente meccanici nelle scene tra le due Gellar), smorzano purtroppo quella ricercata atmosfera inquietante e vagamente hitchcockiana che si vuole dare alla serie, scadendo nel b-movie di serie B, a causa soprattutto del budget very low messo a disposizione della CW.

Gossip Girl: dalla serie tv alla linea di moda


Serie tv e moda, un connubio perfetto, soprattutto se le fashion icon in questione arrivano direttamente dall’Upper East Side, come Queen B Blair Waldorf (Leighton Meester) e “sua maestà” Serena Van Der Woodsen (Blake Lively).
Quante di voi, almeno una volta, durante un episodio di Gossip Girl hanno sognato di indossare uno dei loro abiti stilosi e super chic o sfoggiare un accessorio griffato e all’ultima moda?
Beh, non disperate, perché tra una manciata di giorni, potrete finalmente farlo!
Il 26 settembre prossimo, lo stesso giorno in cui sul network CW partirà la quinta stagione di Gossip Girl, la casa di moda Romeo & Juliet Couture (in collaborazione con la Warner Bros, casa di produzione del telefilm), lancerà la nuova linea d’abbigliamento ispirata alla serie di Josh Schwartz, che tra i suoi capisaldi vanterà lo stile e l’eleganza di Blair, Serena e della giovane gothic-lolita Jenny Humphrey (Taylor Momsen).
Un progetto interessante che ci auguriamo accontenterà tutte le fan, a differenza dell’esperimento del 2009 di Anna Sui, che creò una capsule collection, per Target, catena americana di grandi magazzini low cost, ispirata ai protagonisti di Gossip Girl e che purtroppo risultò però poco originale e per nulla convincente.
La collezione di Romeo & Juliet Couture sarà in vendita negli store Neiman Marcus, Saks Fifth Avenue e Kitson, con a breve anche la possibilità di acquistare online, a prezzi relativamente modici e nella media, tra gli 80 e i 200 dollari. Pezzi forti della griffe saranno abiti, pantaloni e top, preferibilmente in chiffon, con inserti in cuoio e stampe di ogni tipo, e nel giro di qualche mese saranno presentate anche borse e accessori ispirati alle giovani attrici della serie top della CW.
Sbirciate tutta la collezione!

lunedì 19 settembre 2011

Emmy Awards 2011: ecco i vincitori!

La notte appena trascorsa, ha visto sul palcoscenico del Nokia Theatre di Los Angeles volti celebri del piccolo (e grande) schermo come Lea Michele, Drew Barrymore, Gwyneth Paltrow, Ian Somerhlader e Hugh Laurie, consegnare e ricevere premi durante la cerimonia degli Emmy Awards 2011.
Cicerone della serata, l’istrionica Jane “Sue Sylvester” Lynch, spalleggiata da una folta schiera di comici ad animare la serata, su tutti Jimmy Fallon e l’adorabile Zachary Levi.
Trionfo a man bassa di Modern Family, vincitore di ben 5 premi, uno in più rispetto a Dowtown Abbey, drama in costume di produzione inglese dello sceneggiatore Julian Fellowes. Inossidabile, da quattro anni a questa parte ormai, Mad Men, eletto miglior drama anche in questa stagione.
Di seguito le nomination con i relativi vincitori:


MIGLIOR SERIE DRAMMATICA
Mad Men
Boardwalk Empire
Dexter
Friday Night Lights
Game of Thrones
The Good Wife


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (drama)
Julianna Margulies, The Good Wife
Kathy Bates, Harry’s Law
Connie Britton, Friday Night Lights
Mireille Enos, The Killing
Mariska Hargitay, Law & Order: SVU
Elisabeth Moss, Mad Men


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (drama)
Kyle Chandler, Friday Night Lights
Steve Buscemi, Boardwalk Empire
Michael C. Hall, Dexter
Jon Hamm, Mad Men
Hugh Laurie, House
Timothy Olyphant, Justified


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (drama)
Peter Dinklage, Game of Thrones
Josh Charles, The Good Wife
Alan Cumming, The Good Wife
Walton Goggins, Justified
John Slattery, Mad Men
Andrew Braugher, Men of a Certain Age


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (drama)
Margo Martindale, Justified
Kelly Macdonald, Boardwalk Empire
Archie Panjabi, The Good Wife
Christine Baranski, The Good Wife
Michelle Forbes, The Killing
Christina Hendricks, Mad Men


MIGLIOR COMEDY
Modern Family
The Big Bang Theory
Glee
The Office
Parks and Recreation
30 Rock


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (comedy)
Melissa McCarthy, Mike & Molly
Edie Falco, Nurse Jackie
Tina Fey, 30 Rock
Laura Linney, The Big C
Martha Plimpton, Raising Hope
Amy Poehler, Parks and Recreation


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (comedy)
Jim Parsons, The Big Bang Theory
Alec Baldwin, 30 Rock
Louis C.K., Louie
Steve Carell, The Office
Johnny Galecki, The Big Bang Theory
Matt LeBlanc, Episodes


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (comedy)
Ty Burrell, Modern Family
Chris Colfer, Glee
Jesse Tyler Ferguson, Modern Family
Ed O’Neill, Modern Family
Eric Stonestreet, Modern Family
Jon Cryer, Two and a Half Men


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (comedy)
Julie Bowen, Modern Family
Jane Lynch, Glee
Betty White, Hot In Cleveland
Sofia Vergara, Modern Family
Kristen Wiig, Saturday Night Live
Jane Krakowski, 30 Rock


MIGLIOR MINISERIE O FILM TV
Downton Abbey, PBS
Cinema Verite, HBO
The Kennedys, ReelzChannel
Mildred Pierce, HBO
The Pillars of the Earth, Starz

Too Big To Fail, HBO


MIGLIOR SCENEGGIATURA (comedy)
Steve Levitan e Jeffrey Richman per Sorpreesaaa!!!
in Modern Family
David Crane e Jeffrey Klarik per Episode 7 in Episodes
Louis C.K. per Poker/Divorce in Louie
Greg Daniels per Goodbye Michael in The Office
Matt Hubbard per Reaganing in 30 Rock


MIGLIOR SCENEGGIATURA (drama)
Jason Katims per Always in Friday Night Lights
David Benioff e D.B. Weiss per Baelor in Game of Thrones
Veena Sud per Pilot in The killing
Matthew Weiner per Il compleanno in Man Men
Andre e Maria Jacquemetton per Fumo negli occhi in Mad Men


MIGLIOR SCENEGGIATURA (mini-serie)
Julian Fellowes per Downton Abbey
Todd Haynes e Jon Raymond per Mildred Pierce
Steven Moffat per Sherlock: A Study In Pink
Peter Gould per Too Big To Fail
Heidi Thomas per Upstairs Downstairs


MIGLIOR REALITY SHOW
The Amazing Race, CBS
American Idol, Fox
Dancing With the Stars, ABC
Project Runway, Lifetime
So You Think You Can Dance, Fox
Top Chef, Bravo


Per l'elenco completo, correte su Movieplayer.it qui

giovedì 15 settembre 2011

Run Baby Run

E poi ci sono i momenti così.
Quelli in cui ti sembra di correre e basta.
La mattina alle otto quando esci per andare a lavorare, in pausa pranzo per non negarti quell’unica sigaretta che aspettavi da ore, la sera per riuscire a rientrare a casa a un orario decente per un pizzico di quell’agognato momento di relax, che alla fine, per un motivo o un altro, non arriva mai.
Corri per non perdere il metrò, per non fare la fila in banca, per non arrivare tardi al concerto.
Corri per non perderti l’inizio del film, o per non sprecare neanche un minuto quando hai tante cose da dire a una persona speciale.
Quando ordini la pizza e hai tanta fame, quando al supermercato c’è troppa gente e non hai voglia di stare coda.
E poi ti capita di correre, correre, e non sapere però effettivamente dove stai andando.
E alle volte, farti delle domande serve a poco, perché le risposte non saltano fuori neanche a pagarle oro.
E ti sembra di non avere mai quell’attimo tutto per te, solo per te, ma di dedicare forza ed energie al lavoro, all’amore, alla famiglia o agli amici, ma mai a te.
E vorresti un piccolo spazio tutto tuo, una fetta di mondo che appartenesse soltanto a te, per rifugiarti lì quando qualcosa non va. Quando ti fa male la testa, quando tutto ciò che vorresti è solo un po’ di silenzio. Quando stai per scoppiare, anche solo per una piccola sciocchezza e vorresti solo chiudere gli occhi.
Quei momenti in cui ti dici “voglio davvero fare qualcosa di costruttivo per la mia vita”, ma poi il tempo ti batte in partenza, e mangia via tutti i tuoi buoni propositi. E allora provi a pensare a come sconfiggerlo, ma non puoi nulla contro di lui.
Serve a poco anche correre, lui sarà sempre più veloce di te. Forse solo il coraggio può darti una mano, anche se spesso, ti rifiuti di ascoltarlo mentre ti grida a gran voce “vivi, non limitarti a esistere”, e tu fai orecchie da mercante, e sottovalutandolo, continui a correre.
Pur senza sapere dove stai andando.
Perché alla fine provi a consolarti da solo, dicendoti che forse, prima o poi lo capirai.

“Per il momento la spiegazione mi sembra lontana. In conclusione, ciò che posso dire è soltanto questo: forse la vita è così. Forse è una cosa che dobbiamo semplicemente accettare, a prescindere da ragioni e circostanze. Come le tasse, come i flussi delle maree, come la morte di John Lennon, come un errore dell'arbitro durante i campionati del mondo” (L’arte del correre - Murakami Haruki)

O forse no, ma è inutile pensarci…
D’altra parte, il fiato per forza di cose verrà a mancare a un certo punto.
E allora sì che dovrai fermarti.
E provare a darti delle risposte. A qualsiasi costo.
Del resto lo devi a te stesso, no?


martedì 13 settembre 2011

Friends With Benefits: se la conosci, la eviti

In questi mesi estivi, caldi e tranquilli, consiglio sempre di non abbassare la guardia, perché il pericolo, amici miei, è sempre dietro l’angolo.
Ebbene si: la serie tv “pacco”, quella su cui tanto puntavamo in questi mesi, si è rivelata una vera e propria bufala, e c’ha lasciato perplessi e interdetti dopo qualche episodio appena.
Spero abbiate tenuto gli occhi aperti, almeno voi, visto che a quanto pare, la vostra Stargirl predica bene e razzola male, e che nessuno me ne voglia, ma ahimè, anche io sono caduta nel tanto temuto bidone estivo!
Sul banco d’accusa, Friends With Benefits, romantic comedy decisamente mal riuscita e poco innovativa, che senza trucco senza inganno, non ha realmente nulla da raccontare. Non c’è un significato intrinseco nella trama, né una sorpresa finale: la sitcom è fine a se stessa e capace solo di lasciarvi con l’amaro in bocca.
Certo, le premesse c’erano tutte, vista la banalità del plot: due amici in cerca del grande amore, nel “tempo libero” decidono di intraprendere una relazione a sfondo meramente sessuale, apparentemente senza impegno, per poi cadere inevitabilmente nel rischio di innamorarsi, intrecciando la loro storia a quella di altri amici che banalmente finiscono a loro volta a letto insieme.
Ovviamente a questo punto vi starete già chiedendo: ma perché hai iniziato a vedere una boiata del genere? E come darvi torto del resto!
Devo essermi decisamente fatta trascinare dal grazioso e divertente No Strings Attached (trad. Amici di Letto), con Natalie Portman e Ashton Kutcher , visto l’inverno scorso, e da lì sono scivolata ingenuamente nel tranello.
A ciò aggiungiamo la protagonista, Danneel Ackles, nel ruolo di Sara Maxwell (che adoro sin dai tempi d’oro di One Tree Hill, in cui interpretava Rachel Gattina) e il dado è facilmente tratto.
Creata da Scott Neustadter and Michael H. Weberl, inizialmente pensata come una midseason per la scorsa stagione, la serie è andata in onda invece quest’estate sulla Nbc riscuotendo anche un discreto successo, visti i quasi due milioni di spettatori a episodio.
Al fianco della Ackles, la sua controparte maschile, Ryan Hansen (Party Down, Veronica Mars) nel ruolo di Ben Lewis, e gli altri membri del gruppetto Julian (André Holland), Riley (Jessica Lucas, Melrose Place 2.0) e Aaron (Zach Cregger).
Sceneggiatura piatta, battute a dir poco scontate e intrecci al limite del prevedibile, dovrebbero rappresentare per voi motivi validi per stare alla larga da questo telefilm, anche a tarda notte, anche a tempo perso.
Meglio evitarlo accuratamente e mettersi in coda invece per IL film sul genere, l’omonimo Friends With Benefits con Justin Timberlake e Mila Kunis che uscirà nelle sale italiane il prossimo 11 ottobre. L’estate sta finendo, la noia se ne va, iniziate a gustarvi i primi pre-air in attesa delle vostre serie preferite e delle succulente novità in arrivo, e state attenti: la serie pacco è sempre in agguato e non bussa mai due volte!

lunedì 12 settembre 2011

..mi sai che hai visto Venere..


Non aveva mai sentito un profumo così intenso e delicato.
Fitto e ovattato, impregnava tutta l’aria intorno a loro.
Era fresco. Forte ma non invadente.
Vagamente dolciastro, e incredibilmente piacevole.
Cos’è quest’odore” chiese meravigliata.
È la rugiada che si posa sull’erba” rispose lui, col suo modo dolce e allo stesso tempo deciso.
Aveva sempre una risposta per tutto, e lei adorava questa sua peculiarità. “Non l’avevi mai sentito prima?
No, mai..” rispose, sporgendo il naso all’in su, per lasciarsi inebriare ancora di più da quel nuovo, delizioso profumo.
Erano sdraiati in mezzo al prato, su una coperta azzurra come il mare.
Sotto le stelle, circondati dai boschi e immersi in un silenzio profondo e affascinante.
A fargli compagnia, soltanto la luna, che quella sera splendeva più di altre volte. E poco distante, un puntino luminoso e brillante che attirò la sua attenzione.
Non ho mai visto una stella così! È incredibilmente luminosa… guarda!
Ma quella non è una stella..”
Come no?
No!” rise, scosse dolcemente la testa, poi proseguì
Mi sa che hai visto Venere..
Davvero?!” e spalancò gli occhi sbigottita, cercando di mettere a fuoco meglio.
Venere, il pianeta della bellezza e dell’amore, quello più vicino al sole.
Da sempre il suo pianeta preferito, anche se lui questo, non lo sapeva. Troppe cose ancora non sapeva di lei del resto.
Eppure glielo aveva appena nominato. In un secondo, il cuore in gola. Come sempre.
Un’altra piccola coincidenza, un altro inevitabile e insignificante segno del destino. Voleva pur dire qualcosa, no?
Restò in silenzio, a guardare la sua stella luminosa, spostando ogni tanto lo sguardo su di lui, che nel frattempo le accarezzava la mano.
Avrebbe voluto fermare il tempo in quel momento, per proteggere per sempre quell’attimo, incatenandolo nei ricordi.
L’umidità prese il sopravvento, in un secondo iniziò a fare freddo, e lei si strinse a lui, lasciandosi scaldare dal suo abbraccio.
La luce di Venere intanto, cominciò ad affievolirsi lentamente.
Poi un bacio, a smuovere quell’attimo di tranquillità, e ad accelerare i battiti del cuore.
Riusciva a farla sentire viva, come nessuno prima.
A farla volare in alto, fino al cielo, su su, oltre Venere, seppur soltanto per qualche secondo appena.
Voglio restare qui, così. Non voglio tornare a casa.
Un lacrima le solcò il viso.
Lo so, piccola, lo so..” le rispose stringendole la mano ancor più forte, nel vano tentativo di proteggerla con quel semplice gesto. Lui sapeva sempre tutto.
Mi manchi già…”
Tu mi manchi da sempre
Perché non possiamo fermare il tempo?”
Ma a questa domanda, neanche lui poteva dare una risposta.

lunedì 5 settembre 2011

..and I'm not happy and I'm not sad..

Eccola lì.
A pochi passi da me
Dopo cinque lunghissimi anni dalla sua improvvisa scomparsa. O partenza.
Non saprei neanche io come definirla, visto che non ho mai capito cosa sia effettivamente successo.
So solo che ora è proprio qui, davanti a me, e forse, la lunga attesa svanirà, forse oggi capirò.
Capirò perché andar via così, senza un motivo, una spiegazione, una parola, portando via ricordi, lacrime, sorrisi.
Lasciando un vuoto incolmabile, una malinconia costante e lacerante.
Mi tremano le mani. Il respiro si blocca. Le gambe vacillano.
Ho l’occasione di affrontarla finalmente. Chiedere. Capire.
Mi guardo intorno, e i miei amici sono scomparsi. Erano con me fino a un attimo fa. Perché mi hanno lasciato sola? Dov’è lui?
Ho affrontato una lunga salita da sola prima di arrivare qui, e loro erano con me. Dove sono tutti ora? Dove siete ora che ho bisogno di voi?
Incrocio finalmente il suo sguardo, e ho paura. Non voglio che sia arrabbiata con me, non ne ha motivo. Dovrei esserlo io, non lei.
“Ma sei proprio tu?” domando ad alta voce, guardando altrove.
La voce è severa, dura, quando risponde “Si, mi hai trovato, sei contenta?”
Perché? Perché ce l’hai con me?
Non ho sbagliato nulla con te, mai.
Mi guarda negli occhi, e in quel momento avverto tensione, rabbia, rancore. E continuo a domandarmi perché, silenziosamente. Non sembra neanche più lei. Una volta i suoi occhi, erano sorridenti malgrado tutto.
Una volta il suo viso era dolce. Chi sei? Cosa sei diventata?
“Cosa fai qui?”, le chiedo titubante, con aria incerta.
Lei si irrigidisce ancora di più, resta in silenzio, poi mi guarda di nuovo, distante.
“Ho iniziato a lavorare nel frattempo. Tu?”
Forse le importa di me allora.
“Io? Io mi sono sposata nel frattempo.” E tu non c’eri. Ma questo non lo dico ad alta voce, lo penso e basta.
E all’improvviso, tutto cambia. Il suo sguardo si illumina, sul suo volto torna quel sorriso splendente, che a un tratto mi è così familiare.
Supera quel piccolo muro che ci divide, viene da me e mi abbraccia prepotentemente.
Sorpresa, resto immobile, cerco di resistere, combatto la forza di gravità.
Ma non riesco, perché io sono debole.
Mi lascio andare, ricambio l’abbraccio e insieme iniziamo a piangere.
E a ridere.
All’unisono.
Come una volta.
Andiamo avanti per qualche minuto. Lei mi ripete che è una notizia bellissima e inizia a farmi domande.
Io rispondo, ascolto, sorrido. Dopo tanto tempo.
Per un breve, veloce istante, sembra che nulla sia cambiato, tutto sembra uguale a prima.
Poi arriva lui, la prende per mano e inizia a parlare sopra la sua voce, e comincia a raccontarmi dove sono stati, cosa hanno fatto in questi anni.
Vattene. Vai via. Non voglio parlare con te. Ti prego, dammi cinque minuti. Mi bastano cinque minuti per chiederle perché.
Mi guardo intorno, spaesata, confusa, impaurita. Loro due parlano, sorridono, complici.
Sapevo di averti persa tanto tempo fa, ma in fondo in fondo, ho sempre sperato di ritrovarti. Fallo tacere, per favore. Solo per qualche minuto. Solo per trovare il modo di ricominciare.
Amore, aiutami tu.
Dove sei?
Eccoti, seduto su una poltrona. Ti guardo, ti chiedo aiuto, ma tu scuoti la testa.
Non farlo, credi in me, è la cosa giusta.
Devo capire.
Provo ad alzare la voce, lei sorride e continua a parlarmi. La blocco, tento di dire una parola, cerco la forza che mi manca per farle quella domanda.
Poi, come è sempre stato, non c’è bisogno di parole tra noi, lei mi legge nel pensiero e capisce.
E come tanto tempo fa, non serve che io parli, lei mi ha già sentita.
“Vuoi sapere perché sono andata via senza darti una spiegazione, vero?!”
Io annuisco, con gli occhi impauriti, le labbra che tremano.
Sussurro un timido “..si..”.
Finalmente. Ci siamo.

Poi all’improvviso spalanco gli occhi.
Ho il cuore in gola.
Sono sveglia…
Il sogno è finito.

giovedì 1 settembre 2011

Ship a couple: serie tv e triangoli amorosi

Tempo fa il NY Post ha stilato una classifica dei 20 menage à trois più famosi del piccolo schermo. Probabilmente in tanti sulla blogosfera, avran già detto la loro fino a oggi, direi che quindi adesso, tocca a me!Perché io, chi mi conosce lo sa, amo le storie d’amore, soprattutto quelle tristi, quelle senza il lieto fine, chissà poi perché. E gli amori in tv, inutile dirlo, da sempre esercitano un grande fascino su di me. Quindi colgo la palla al balzo, e ne approfitto per rispolverare la memoria e fare un elenco di tutte quelle travagliate relazioni a tre, dove a volte lei sceglie lui, altre volte lui lascia lei, altre ancora è l’altro a metterci lo zampino. Storie di grandi amori e piccoli tradimenti, amicizie svanite, legami rinati, passioni travolgenti, brevi fuochi di paglia, coppie inossidabili e novelle love story. Tutte con un loro perché, tutte così coinvolgenti da avermi tenuta, per anni, incollata alla tv prima, allo schermo del computer poi.

Ecco quindi i miei “triangoli amorosi” preferiti, correndo il rischio (inevitabile, direi!) di dimenticarne qualcuno, questo è certo!



Brenda – Dylan – Kelly (Beverly Hills 90210)

Gli unici, i soli, gli inimitabili. Tutte le storie d’amore che si rispettino, ricordano la loro, e nessuna mia coetanea può aver attraversato indenne gli anni Novanta senza esprimere un’opinione a riguardo, senza commuoversi almeno un po’ con le loro avventure . Dal canto mio, io tifavo per Kelly, e direi che alla fine, mi è andata bene.
Certo, ne è passata di acqua sotto ai ponti, da quell’estate galeotta a Parigi in cui Brenda conosce Rick e Kelly consola Dylan, passando per vari tira e molla, fino ad arrivare all’ulteriore triangolo Dylan – Kelly – Brandon (chi tifava per Brandon mi chiedo io, chi?!), ma alla fine, l’ex “volpe bionda” si è portata a casa il “bel tenebroso”, e tutti vissero felici e contenti.

Dawson – Joey – Pacey (Dawson’s Creek)
Ora, seriamente, conoscete qualcuno che realmente tifasse per Dawson? Io no. E spero che questa persona non esista, o che se c’è, non abbia il coraggio di spuntar fuori e alzare la mano.
Pacey e Joey, e non si discute. Non c’è altro da dire. Dawson al rogo, biglietto di sola andata.

Carrie – Big – Aidan (Sex and the City)
Qui il dibattito è sempre aperto, e in base a come tira il vento, la maggior parte delle donne passa da Big a Aidan dicendo di preferire prima l’uno, poi l’altro, a seconda della relazione che sta vivendo al momento in cui viene formulata la domanda.
Facile scegliere Aidan, IL bravo ragazzo, quello perfetto e premuroso, gentile e comprensivo capace di perdonare anche il più grande dei tradimenti alla propria donna. Più difficile stare dalla parte di Big, “lo” stronzo per eccellenza, ma allo stesso tempo il principe azzurro che tutte sognano.
Per come la vedo io, Carrie è imprescindibile da Big, e ho tifato per lui sin dal primo momento, e dalla prima volta in cui, con lo sguardo furbo e ammaliante, guardandola le disse quel “ciao piccola!” entrato nella storia.

Lucas – Peyton – Brooke (One Tree Hill)
Seppur in età piuttosto adulta, questa è una delle storie che mi ha coinvolto di più, nonostante la serie, una delle mie preferite negli ultimi anni, sia recentemente precipitata nel baratro, in quel groviglio di noia e banalità che finisce per fartela odiare.
Sarà che a secondo me Peyton porta una gran sfiga, sarà che l’ho sempre invidiata per quella stupenda camera da letto che aveva nel telefilm, sarà che le cattive ragazze mi sono sempre piaciute di più, ma io per Lucas volevo assolutamente Brooke! Certo, qui mi è andata piuttosto male direi, visto che la mia eroina non ha trionfato, ma quanto mi ha emozionato il loro menage à trois?? Manco fossi più una teenager!

Felicity – Ben – Noel (Felicity)
Qua è dura, lo ammetto. Qui sono stata una banderuola anche io, e in questa prima, meravigliosa serie ideata da San J.J. Abrams, neanche io avrei saputo chi scegliere.
Ho avuto il periodo Ben, poi il periodo Noel, per tornare alle origini e cambiare nuovamente idea. Penso che a un certo punto, avrei voluto che stesso insieme tutti e tre. E alla fine… o mio Dio! Non mi ricordo neanche chi ha scelto Felicity alla fine! (Noel, NdR)

Sidney – Vaughn – Lauren (Alias)
Premesso che Alias secondo me racconta una delle storie d’amore più belle della tv, c’è veramente qualcuno che avrebbe voluto Lauren al fianco del bel Vaughn?
No, perché questo è proprio il classico esempio in cui l’amore, con la A maiuscola, trionfa a piè pari!

Jack – Kate – Sawyer (Lost)
La maggior parte di voi, ahimè, avrà sicuramente appoggiato da subito l’accoppiata bel dottore-bad girl in cerca di redenzione, questo è poco ma sicuro, ma anche qui, mi tocca discostarmi dall’opinione politically correct, e optare per il mio adorato Sawyer. Certo alla fine mi è andata male, ma lui e Kate che fanno l’amore dietro le sbarre, per me non han rivali. Due delinquenti e un capanno, due moderni Bonnie & Clyde, che insieme avrebbero potuto far scintille, altro che Matthew Fox e la sua faccia da bravo ragazzo. Provando a dare un senso al finale di Lost, possiamo dire che anche qui, mi è andata male, certo è che ho fatto il tifo per loro fino alla fine.

Elena – Stefan – Damon (The Vampire Diaries)
Le male lingue potrebbero dire che la mia cotta adolescenziale nei confronti di Ian Somerhalder mi annebbia la vista, e forse è davvero così, ma sfido chiunque ad affermare che il bel vampiro non possieda quel fascino da bad guy irresistibile e indisponente. Sfacciatamente bello e intrigante, irresistibilmente simpatico e ironico, forse per Elena è oltremodo sprecato, ma non si possono non prendere le sue parti e sperare che il suo sogno d’amore vada a buon fine. Fortuna che nella season finale della seconda stagione, un bacio tra i due lascia ben sperare, perché dovete dirmi quale persona sana di mente, tra i due fratelli sceglierebbe “faccia di gomma” Stefan.

Cate – Baze – Ryan (Life Unexpected)
Pur volendo bene a Ryan (più per il suo passato da Jack di Dawson’s Creek che per questo ruolo), e pur apprezzando parecchi lati del carattere del suo personaggio nella serie della CW (e stimando l’eleganza con cui si porta dietro un bel paio di corna), Baze, solo Baze, Baze e basta. E qui, visto il finale, direi che mi è andata bene.

Meredith – Dereck – Addison (Grey’s Anatomy)
Poco pathos in questo triangolo. Forse perché all’inizio la specializzanda interpretata da Ellen Pompeo non mi piaceva affatto e ho imparato ad amarla solo a quinta stagione inoltrata, ma non ho mai realmente voluto che stessa insieme al dottor Stranamore, anzi. E per un breve periodo, ho anche sperato che il neurochirurgo restasse insieme all’ ex moglie fedifraga. Il tempo mi darà ragione, e anche se ora li vediamo felici e contenti, sono certa che il fututro per loro sarà cupo, e se lei finisse, colpo di scena, con Karev, non mi dispiacerebbe affatto.

Tirando le somme, forse sono sempre andata un po’ controcorrente, e nella maggior parte dei casi, ho scelto di affidare il mio cuore ai “cattivi” della situazione: non è un caso che in
Dexter, tra Rita e Lila tifassi per l’inglese sociopatica anziché per la tenera madre di famiglia, né che in Gilmore Girls, tra Jessie e Logan, avrei voluto che Rory si mettesse con il primo, o che sua madre Lorelai scegliesse Cristopher al posto del buon Luke.
Anche se poi, a pensarci bene, ho sempre sognato
Rachel accanto a Ross (Friends), Clark al fianco di Lana (Smallville), Angel accanto alla sua Buffy (Buffy – L’Ammazzavampiri) e ultimo, solo in ordine cronologico, Zack insieme alla sua Kelly Capowsky (Bayside School).
Forse non sono poi così pessimista come voglio far credere, o semplicemente mi piace innamorarmi dell’amore, in ogni sua forma e dimensione, sul piccolo schermo, come nella vita.
Magari sono ancora quell’inguaribile romantica che ero tanti anni fa, nonostante io mi ostini a pensarla diversamente.


In questo breve excursus, avrò sicuramente dimenticato qualche triangolo, quindi ora la penna, o meglio, la tastiera, passa a voi!
Chi aggiungereste a questo elenco, o meglio ancora: qual è il vostro trio preferito?
Se passate di qui, lasciate un commento, sono curiosa!