There's no point to any of this. It's all just a... a random lottery of meaningless tragedy and a series of near escapes. So I take pleasure in the details. You know... a Quarter-Pounder with cheese, those are good, the sky about ten minutes before it starts to rain, the moment where your laughter become a cackle... and I, I sit back and I smoke my Camel Straights and I ride my own melt.

martedì 28 aprile 2009

Milano dorme ancora

Milano dorme ancora quando Giovanna torna a casa.

È quasi l’alba, e la città tace.

Neanche il fischiettio degli uccelli a farle compagnia.

Un’altra nottata faticosa è appena trascorsa, e Giovanna raccoglie i cocci del suo cuore spezzato, e della sua anima ferita.

Novembre è alle porte, e il freddo inizia a farsi sentire, notte dopo notte, sul ciglio della strada. Giovanna è una prostituta, ma non si vergogna più del lavoro che fa.

Come ripete spesso a se stessa di fronte allo specchio, “bisogna fare di necessità virtù”, e lei lo ha fatto, potete starne certi.

Giovanna arrivò a Milano d’inverno, tanti anni fa, con il cuore pieno di speranza e i sogni a farle compagnia…

Ma i sogni si sa, a volte ingannano, più di quanto possano ingannare gli uomini.

All’inizio la città le sembrò ostile, nella sua freddezza e nella sua estrema austerità, un po’ diffidente, un po’ stronza.

Col tempo però, le due impararono a convivere, e lentamente diventarono buone amiche.

Oggi Giovanna batte lì, alla fine di Via Bramante, a pochi passi dalla China-Town milanese e dalla lussuosa Brera. La notte le passano davanti decine di tram, in quella che è la crocevia del suo inferno personale. Ma le luci del cimitero monumentale in lontananza, gli odori del baracchino che fa i panini parcheggiato lì vicino a lei, e il via vai dei ragazzi che entrano e escono dal deposito Bulk, le fanno compagnia, nell’afa delle lunghe nottate estive, e sotto il gelo di quelle invernali, spesso interminabili.

Lei abita di lì a pochi passi, e ogni mattina, quando rincasa stanca e affamata, la città le strizza l’occhio e le augura la buonanotte. Ma non riesce mai ad addormentarsi subito. Una doccia, una tazza di latte con un po’ di cereali, e poi di corsa sotto le coperte.

Ogni mattina va a dormire, e il suo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi è sempre rivolto a sua figlia, lontana chissà dove con un padre che in realtà neanche l’ha mai voluta.

Giovanna sogna spesso la sua bambina, e anche se non sa dove si trova, la sente vicina a sé, come se non l’avesse mai persa. Non ha amici in città, né parenti o un fidanzato. Ha solo il ricordo della sua vita precedente a farle compagnia, quando tutto andava bene e il mondo le sorrideva, prima che l’universo le crollasse addosso.

Ogni notte si addormenta pensierosa, e spera che al risveglio tutto sia tornato come prima. Ma il suo incubo sembra non avere fine.

Ogni sera Giovanna osserva la città muoversi frenetica intorno a sé, mentre ferma nel suo angolo, aspetta il prossimo cliente, con la speranza nel cuore che un giorno tutto cambi.

Ma non cambia mai, e a ogni alba torna a casa sfinita, con un groppo in gola, mentre Milano dorme ancora.

martedì 7 aprile 2009

Io, lui.... e l'altro (intro)

Arrivare a 30 anni con tutto ciò che hai sempre desiderato è davvero incredibile, e capita a pochi. Oggi è il mio compleanno e sono qui che fisso le 30 candeline rosa sulla torta con fragole e panna preparata dalla pasticceria preferita di mia madre, incredula di cotanta fortuna. Mi guardo intorno e vedo solo persone felici e orgogliose di me, fiere di come sono e di ciò che faccio. I miei genitori gioiosi, con la stessa espressione raggiante stampata sul volto, come nel giorno della mia laurea, e successivamente in quello del mio matrimonio; mia sorella che mi ama in maniera spropositata e con la quale condivido un rapporto magnifico sin da quando eravamo bambine; mio marito, che conosco da 15 anni, e che è al mio fianco da 8, fedele e innamorato più che mai, e che tiene tra le braccia Martina, la mia bimba di 6 anni, la più grande gioia della mia vita. La felicità è a portata di mano, l’allegria aleggia intorno a me, e tutti i miei amici mi guardano con gli occhi che brillano.

Ma allora, “cosa c’è che non va?”, vi starete chiedendo…

In realtà nulla: sono serena, soddisfatta e appagata. Se non fosse che sono geneticamente predisposta a combinare casini anche nelle situazioni a “rischio 0”.

Prendete questo momento, ad esempio: sono qui in mezzo a tutti coloro che mi amano e darebbero o farebbero qualsiasi cosa per me, e io ho la mente altrove. Completamente.

Dove?

Nel mio mondo parallelo e segreto, quello dove, settimana dopo settimana, sto lentamente perdendo il lavoro (un ottimo impiego tra l’altro, gratificante e ben remunerato), e dove la mia mente è completamente annebbiata dalla marijuana.

Ebbene sì, a trent’anni ho iniziato a farmi le canne, in perfetta tarda-adolescenza, visto che non l’ho mai fatto prima d’ora. Perché ho iniziato, vi chiederete… per provare e sperimentare, e condividere l’ennesima “prima volta” col mio amante. Ah già, dimenticavo: ho un amante. Da due mesi. D’accordo, tre. Quasi quattro, ma cosa importa? Giorno in più, giorno in meno. Il punto è che sono circondata da persone che mi credono in un modo, quando in realtà, non so neanche io come sono, e per di più, sto letteralmente perdendo la testa.

E la cosa peggiore, è che per ora non mi sento neanche in colpa, ma solo inebriata dall’euforia, ubriaca di passione, rapita totalmente dal gusto della trasgressione.
E intanto mia figlia mi guarda coi suoi occhioni da cerbiatto spalancati, e mio marito mi sorride con un’espressione fin troppo dolce per non provare un po’ di rimorso.

Ah, donna di poca fede. Fedifraga e traditrice.

Parliamoci chiaramente: ho tutto quello che ho sempre desiderato, sono fortunata sotto tutti i punti di vista e pienamente soddisfatta della mia vita, felice di essere come sono e per niente frustrata. Non sono la classica trentenne sull’orlo di una crisi di nervi, né tantomeno una casalinga disperata. Sono realizzata, innamorata e sorrido alla vita. Ma evidentemente, se sono andata a incasinarmi la vita da sola, è perché qualcosa manca.

So che tutto questo può apparire come uno schiaffo dritto dritto in faccia a chi, alla mia età, è ancora alla ricerca del vero amore, che io invece ho incontrato anni e anni fa. E so anche che ci sono trentenni che pagherebbero oro per avere un figlio, e la mia bimba ha già sei anni, per cui il periodo più impegnativo e duro è già stato superato da tempo. E lavorativamente parlando, non posso certo lamentarmi, soprattutto con il precariato che mi circonda e la miriade di laureati che finiscono a fare i cassieri da McDonald.

Ma se manca qualcosa in più, voi me lo insegnate, non c’è nulla da fare: l’essere umano, per sua natura non riesce a essere felice. Siamo sempre e continuamente alla ricerca di una felicità che a volte, pur essendo sotto il nostro naso, non vediamo, oppure fingiamo di non vederla perché vogliamo sempre di più. Ad alcuni, per essere felici, manca solo la felicità.

È una storia già sentita e risentita quindi, questa che mi appresto a raccontarvi. Una storia che a molti sembrerà “ordinaria”, e in fondo in fondo avete ragione. Ma a me ha lasciato qualcosa di speciale, e come tutte le cose davvero speciali, vale la pena di essere raccontata.